Innamorarsi della buona politica. Saverio Carlucci, studente materano fuori sede, ha scelto SassiLive per rivolgere alcuni pensieri e riflessioni (assolutamente generali) ai cittadini, che hanno preso forma nella lettera aperta che riportiamo di seguito.
Storia di uno sguardo. Una dichiarazione d’amore.
(Lettera ai cittadini)
Matera, 15 Giugno 2015
È la notte del 24 Dicembre. Fuori nevica. Camminando in punta di piedi ti avvicini all’armadio. Piano piano, attento a non far rumore, apri le ante, ti fai largo tra i vestiti e le giacche e li vedi: i regali di natale.
“Èarrivato Babbo Natale” ti urleranno mamma e papà l’indomani, quando li scorgerai sotto l’albero. Ci hai sempre creduto, ma questa volta conoscerai la verità.
Quando scopri che Babbo Natale non esiste è probabilmente il momento in cui cominci ad abbandonare l’infanzia. Nel mio caso è andata in maniera leggermente diversa. Ho sempre pensato che la mia infanzia abbia cominciato a dileguarsi quando ho scoperto che il signore barbuto, col cappello e lo sguardo perso chissà dove (forse al sacco dei regali), raffigurato sulla maglietta “rossosbiadito” che papà aveva conservato in soffitta, no, non era Babbo Natale da giovane.
Da quel momento ho cominciato a domandarmi chi fosse, perché meritasse un posto sulla maglietta di papà, ma soprattutto verso cosa stava guardando. Cercando risposte a queste domande mi sono imbattuto, giuro accidentalmente, in una parola che non conoscevo e sul cui significato, ancora oggi, continuo ad interrogarmi: POLITICA.
Come mi aveva insegnato la maestra presi il dizionario e cominciai a sfogliare le pagine: N…O…P… polipo… politecnico… eccola!
Politica= L’arte del Governare uno Stato.
La definizione che il Signor Fernando Palazzi aveva dato di quella parola mi stupì non poco. Devo essere sincero, prima di allora l’avevo già sentita. Pronunciata il TV dai giornalisti insieme ad altri paroloni incomprensibili; dagli adulti fuori dai bar accompagnata da una serie di parolacce; dalle signore in fila al supermercato condita da apprezzamenti circa la vita delle mogli dei politici…
Mi ero così convinto che “Politica” fosse una brutta cosa, allora meglio non averci nulla che fare. Ma quando mi trovai a leggere quelle pagine ingiallite, la mia convinzione cambiò. La Politica era un’ARTE e a me la parola arte faceva pensare ai dipinti, alla musica, al ballo, alla musica, al cinema… insomma tutte cose belle. Decisi allora che anche la Politica, in quanto arte, dovesse essere qualcosa di bello. Dopotutto i dizionari non mentono mai!
Dunque le mie ricerche divennero più approfondite. Cominciai ad ascoltare più attentamente i TG, a comprare i giornali, a leggere libri. Il risultato fu strabiliante: non ci capii nulla e la mia confusione aumentò. Ma come poteva essere possibile che TG, giornali e compagnia bella raccontassero le stesse cose in maniera di volta in volta differente? Come poteva un uomo essere un criminale sul primo canale e un brav’uomo sul quinto?
Non mi arresi. Continuai a cercare. Crescendo sono approdato a diverse risposte, molte delle quali mi hanno soddisfatto e coinvolto totalmente, almeno all’inizio. Poi però, cercando meglio, mi sono accorto di aver commesso degli errori e che forse la produzione programma, diciamocelo, non funzionava e che neanche la mano invisibile andava bene. Dopotutto come si fa a credere ad una mano invisibile?!
Ancora una volta buio e confusione. Tuttavia nel corso del tempo, seguendo l’avvicendarsi di questo o quel capo di Governo, notai il ripetersi di un elemento. Una costante: se le cose vanno male è sicuramente colpa di chi c’era prima. E da questa affermazione rosso-azzurra, via ad attaccarsi reciprocamente su chi sia peggiore.
Sorse in me a questo punto un dubbio ulteriore. Come ci si può fidare davvero di qualcuno se anche solo una persona ne parla male?
Sin da piccolo sono stato abituato a credere che se ci si comporta bene, si rispettano le idee altrui e non si fa del male a nessuno “Tutti parlano bene di te”. Evidentemente il mondo in cui avevo vissuto ed il mondo della Politica, erano regolati da princìpi diversi, per cui l’uno escludeva l’altro. No, questa deduzione non poteva accontentarmi, né tantomeno piacermi. In fine dei conti avevo deciso che “Politica” doveva essere una bella cosa. Ciò per me era diventato un punto fermo, un centro di gravità, una verità assoluta… insomma un ideale. E se nel corso del tempo si può, e si deve, cambiare idea, non si può prescindere dall’avere degli ideali, dei valori, stabili, che le ispirino quindi le mutino.
Ricominciai la mia indagine. Se le risposte a cui ero pervenuto non mi soddisfacevano, il motivo non poteva
che essere uno: stavo sbagliando la domanda.
Per molto tempo infatti ho considerato la Politica come un’entità astratta, avulsa dalla vita concreta e reale che mi scorreva attorno, immaginando, di conseguenza, i suoi protagonisti in maniera distorta.
Capii che da solo non ne sarei venuto a capo facilmente. Ad aiutarmi, fortunatamente, ci pensò un vecchio libricino nascosto tra grossi volumi nella libreria di casa del nonno. Attirò la mi attenzione proprio perché sembrava insignificante al cospetto di tutti gli altri libri. Lo presi e levai con il palmo della mano un sottile strato di polvere. Lessi “COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA”. Lo aprii. Prima pagina: Princìpi fondamentali; Articolo 1 “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.”; comma 2 “La sovranità appartiene al Popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Come era accaduto anni prima leggendo il dizionario, quelle parole (che già mi erano note) mi apparvero sotto una nuova luce. Una in particolare: POPOLO.
Quella sei lettere messe in fila racchiudevano il sé un significato immenso. Stavano ad indicare che il realtà il vero artista era il Popolo. Erano gli artigiani, gli agricoltori, gli operai, gli impiegati, le mamme, i papà, gli studenti…Tutti, nessuno escluso!
Ora la situazione cominciava a farsi più nitida. Se parlando di Politica, in realtà parliamo della nostra terra, della nostra casa, della nostra vita, allora è giusto che a praticarla siamo noi. Le cose quindi non andavano male perché “altri” avevano sbagliato, ma perché ci eravamo dimenticati del nostro compito. Non è colpa loro, è colpa mia! È colpa nostra.
Pensai allora ad un sentimento di cui molte volte avevo letto sui libri di storia. Un sentimento complicato, quasi sconosciuto: l’amore per la Patria. Capii che all’origine di tutto ci fosse l’aver dimenticato di amare.
Quando amiamo qualcuno non permetteremmo mai che sia un altro a prendersene cura; gli dedichiamo ogni istante della nostra giornata; ogni nostro sforzo è indirizzato al suo benessere.
Solo allora cominciai a comprendere che Politica non significa opportunismo, arrivismo, interesse personale, gioco di potere, estremismo. Nulla di tutto ciò. Politica significa amore. Fare politica significa Amare. Non è soltanto il capo di Governo, piuttosto che il sindaco, a dover “amare” affinché le cose vadano bene. Questo grande onore spetta a tutti. Spetta al Popolo. E bisogna farlo in maniera costruttiva, senza attaccare gli altri, senza denigrare chi la pensa diversamente da noi, senza nascondersi dietro una coltre di demagogia. Bisogna amare assumendosene la responsabilità, cercando la giustizia e la correttezza in ogni gesto. Il nostro Paese, la nostra regione, la nostra città aspettano il momento in cui torneremo ad amarle.
Chissà, forse quel giovane Babbo Natale sulla maglietta, guardava proprio a quel momento…
Saverio Carlucci.