Summa (Spi Cgil): “Bardi si compiace per i Lea, ma la realtà è diversa da quella narrata. In Basilicata performance pessime, mancano servizi e assistenza per anziani e malati oncologici”. Di seguito la nota integrale.
“Sulla sanità in Basilicata, il presidente Bardi continua con la narrazione di una realtà che, purtroppo, è ben diversa. In cinque anni di Governo, questo centrodestra ha di fatto distrutto la Sanità lucana, i suoi presidi ospedalieri e quelli territoriali”. È il commento del segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa, rispetto all’analisi dei dati del rapporto 2023 sulle performance regionali del Crea, il Centro per la ricerca economica applicata in sanità promosso dall’Università di Roma, che ha come obiettivo quello di fornire un contributo alla definizione delle politiche sanitarie e sociali.
“I numeri – afferma – cristallizzano le pessime politiche in campo sanitario messe in pratica dall’esecutivo Bardi. A livello generale la Basilicata, in tema di tutela socio-sanitaria offerta ai propri cittadini residenti, risulta essere ultima, con livelli di performance al 30% e riesce a fare peggio (29%) nell’indice di categoria dedicato agli utenti. Questo significa una secca bocciatura, che a leggere il panel del CREA 2023 trova, ahimè, conferma in tutti gli indicatori.
E pur salutando favorevolmente i dati sventolati in queste ore, va detto che essere adempienti per i Lea deve essere un obbligo per tutte le regioni. Ma attenzione, perché devono far riflettere le criticità segnalate nello stesso rapporto Gimbe. La mancata attenzione territoriale si evidenzia dagli scarsi tempi di risposta alle richieste di intervento sanitario che rivestono carattere di emergenza-urgenza; così come pessima è l’attenzione dedicata agli anziani non autosufficienti in trattamento sociosanitario residenziale in rapporto alla popolazione residente. Ci sono poi le criticità che emergono dagli indicatori degli interventi per tumore maligno della mammella e del numero di deceduti per causa di tumore assistiti dalla rete di cure palliative. Due degli elementi che costringe il 43% dei malati oncologici della nostra regione ad emigrare altrove per farsi curare, come ha confermato anche Agenas. E questo è evidente dai dati sulla mobilità passiva collezionati nel mandato di Bardi. Inutile, dunque, sventolare quello che deve essere un obbligo, se poi ci sono queste criticità”.