Sulla vicenda che riguarda il recupero e la riqualificazione di Mulino Alvino e relativa rilocalizzazione dei volumi demoliti in via Dante con la realizzazione di un complesso residenziale con locali commerciali e sistemazione delle aree limitrofe in via Dante riceviamo e pubblichiamo la nota del consigliere comunale Doriano Maniello, che ricopre anche il ruolo di segretario provinciale del movimento Noi Siamo l’Italia e degli attivisti del Movimento 5 Stelle di Matera. Manuello e il Movimento 5 Stelle chiedono le dimissioni del sindaco di Matera Salvatore Adduce dopo la sentenza del Tar che ha bocciato il progetto di riqualificazione presentato dalla società Cogem in cambio di una variante per la costruzione di alloggi in via Dante. Di seguito le due note integrali.
L’affaire Mulino Alvino è la cartina al tornasole di questa amministrazione comunale, è la sintesi di una gestione oligarchica e arrogante, è il compendio dell’annullamento della potestà del consiglio comunale, troppo spesso esautorato dalle sue prerogative e trattato come la sede dove far decidere il minimo indispensabile, anche meno di quanto previsto per legge.
Spessissimo molti consiglieri, di opposizione e di maggioranza, hanno rappresentato questo malessere, ma la risposta del sindaco è sempre stata, nei fatti, finalizzata ad evitare il dibattito in consiglio comunale.
Risulta evidente la responsabilità politica dell’affaire Mulino Alvino, per la sordità manifestata alle continue ed argomentate sollecitazioni finalizzate ad evitare l’adozione di provvedimenti che, poi, il Tar ha bocciato.
Prima la commissione urbanistica e poi 12 consiglieri, bipartisan, hanno rappresentato il rischio di illegittimità nel voler bypassare il consiglio comunale dalla decisione di adottare la variante allo strumento urbanistico con un semplice, oltre che chiaramente illegittimo, provvedimento dirigenziale.
A nulla è servito allertare Sindaco e dirigente sulla profonda illegittimità di questa procedura.
A nulla è servito il lavoro della commissione “speciale”, appositamente nominata dal Consiglio comunale e della quale sono stato componente, che aveva già evidenziato la illegittimità della procedura adottata; così come a nulla sono servite le continue e numerose sollecitazioni di portare nuovamente in consiglio comunale il dibattito sulla legge 106 e sul documento della commissione presentato nel lontano giugno 2013.
Oggi, probabilmente, se il Sindaco si ripiegasse a leggere gli atti prodotti da quella Commissione ritroverebbe indicazioni che sono all’interno della sentenza del Tar e ci sorge il dubbio che, forse, è proprio questo il motivo per cui ha evitato di portare il dibattito, inerente gli atti della Commissione, in Consiglio Comunale.
Se il Sindaco avesse il tempo e la voglia di leggere la relazione della “Commissione 106” scoprirebbe che anche l’ altro permesso a costruire, quello rilasciato in contrada Granulare, (Permesso a costruire del 27.08.2012) presenta gli stessi profili di illegittimità perchè tale variante è stata approvata dal dirigente e non dal consiglio comunale, condizione indispensabile come emerge dalla sentenza del Tar Basilicata. Così come, se controllasse tutti i permessi a costruire imprudentemente rilasciati dal Dirigente, si accorgerebbe di quante “anomalie” gli stessi contengano.
Se il Sindaco avesse tempo e voglia dovrebbe valutare se esistono i presupposti giuridici per procedere all’annullamento del permesso a costruire in contrada Granulare, in autotutela, atteso che l’atto amministrativo emesso non risulta, dopo la sentenza del Tar, legittimo perché è anch’esso, come per il Mulino Alvino, una variante urbanistica non approvata in consiglio comunale.
E se il Sindaco si ritagliasse qualche scampolo di tempo per leggere la relazione della commissione scoprirebbe che non può continuare ad invocare il parere emesso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che a suo dire avrebbe legittimato l’operato di bypassare il consiglio comunale, perché, risulta chiaro nella relazione, il parere espresso è stato sollecitato con richieste elaborate dall’Amministrazione Comunale che non riguardano le varianti urbanistiche bensì altre casistiche.
Tutto questo clamore sulla deregulation urbanistica, che vede assente dal dibattito eminenze grigie come l’INU o gli ordini degli Architetti e Pianificatori, che riscontra il silenzio assordante dell’Assessore all’urbanistica, non depone a favore di una città candidata a capitale europea della cultura, all’ immagine di trasparenza e soprattutto allo slogan, purtroppo solo di facciata, dell’“abitante culturale” e delle decisioni da prendere “ insieme.
Sembrerebbe, da questi silenzi, che l’urbanistica concertata, o meglio contrattata, si ritenga ambito escluso dai contenuti della città culturale, ma questo, purtroppo per noi, lo deciderà la Commissione di valutazione della città capitale europea della cultura 2019.
Se la città capitale della cultura è un esempio da imitare, a livello comunitario, non credo che la contraddizione dell’amministrazione Adduce, tra i proclami della trasparenza ed i fatti conclamati, costituisca un credibile biglietto da visita.
Molto meglio sarebbe, per salvare il salvabile e presentarci con qualche probabilità recuperata, che il Sindaco Adduce rimetta il suo mandato per il bene della Città, che ha sempre proclamato di avere in testa e nel cuore.
Sarebbe un atto di amore verso la città che lo ha accolto e proclamato primo cittadino.
In questo giorno della memoria, quando la mattina del 25 aprile 1945 a Milano, Sandro Pertini annunciava alla radio l’insurrezione generale: “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”, il Nostro Sindaco dovrebbe proclamare la liberazione della città di Matera dalla egemonia “adduciana”.
Sarebbe un atto di responsabilità che ci potrebbe rimettere in carreggiata, con qualche chance recuperata, verso il traguardo di capitale europea della cultura 2019.
Doriano Manuello, Consigliere Comunale e Segretario provinciale del movimento Noi Siamo l’Italia
Gli attivisti del Movimento 5 Stelle di Matera, in riferimento alla surreale vicenda del “Mulino Alvino”, chiedono le immediate dimissioni del Sindaco Salvatore Adduce e di tutta la Giunta Comunale di Matera, perché palesemente incapaci di garantire gli interessi della comunità tutta, come confermato dalla sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale della Basilicata.
Tale sentenza, di fatto, pone più di un dubbio sulla bontà delle azioni e delle scelte di questa Amministrazione che, nel caso specifico, ha preferito delegare al provvedimento monocratico del Dirigente al ramo, una decisione che doveva essere, come da più parti richiesto, Politica e non burocratica.
Come mai, nonostante i dubbi espressi da una Commissione Speciale appositamente istituita, nonostante le istanze poste dai cittadini residenti, nonostante le volontà espresse da più di un Consigliere compresi taluni appartenni allo stesso partito della maggioranza, si è preferito procedere sfruttando un “difetto interpretativo” della Legge 106/2011? È questo che si chiedono in molti e che ci chiediamo anche noi, cittadini attivi e consapevoli, stufi di constatare come troppo spesso, all’interesse collettivo e alla buona gestione della cosa pubblica, si anteponga l’interesse di pochi. Ancor più deplorevole è l’ostinazione con cui, irragionevolmente, il Sindaco e la sua Giunta hanno impedito ogni decisione Politica. Verrebbe da pensare male, ma restiamo ai fatti e i fatti dimostrano per l’ennesima volta che queste scelte devono rimanere Politiche.
Non è più tollerabile che in un paese democratico, siano gli Organi Giudiziari a correggere gli errori e in alcuni casi gli orrori, prodotti dagli Organi Politici. Per queste gravi ragioni siamo convinti che non possano esservi giustificazioni alcune e che l’unica via percorribile per l’espiazione delle proprie inadempienze, siano le IMMEDIATE DIMISSIONI.
La fotogallery di SassiLive relativa al Mulino Alvino e al complesso residenziale di via Dante realizzato da Cogem e bloccato dal Tar
(foto www.sassilive.it)