L’intervento dell’assessore regionale alle Infrastrutture in occasione del quarantesimo anniversario del terremoto che sconvolse il territorio lucano e l’Irpinia: “Da quella tragedia nacque una nuova visione dell’emergenza e dello sviluppo, capace di cogliere, da un evento critico, le opportunità del futuro”.
“In occasione del terremoto del 1980, il Genio Civile in Basilicata fece storia. Occorre non solo recuperare la memoria, ma l’esempio che le classi dirigenti dell’epoca ci hanno lasciato rispetto ad un evento di grave lutto, al quale si agganciò tuttavia una grande ricostruzione. Si parla tanto di resilienza dei territori e basta riflettere sull’etimologia del termine stesso, che deriva da un verbo che significava semplicemente, in latino, rimbalzare. La resilienza rappresenta quindi la capacità di un territorio di non subire plasticamente la scossa – intesa in termini di moto, sussulto legato ad una qualsiasi emergenza – ma di ritornare nel suo stato di normalità e di riprendere rapidamente a progredire, a crescere, con una forza motrice ancora maggiore rispetto a prima, perché rafforzata dall’esperienza. Non a caso, negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, l’attuale Dipartimento Infrastrutture condensava tutto il concetto di governo e assetto del territorio; al suo interno – insieme alla Protezione Civile, fondata subito dopo il terremoto del 1980 dall’idea di Zamberletti – confluivano tutte le tematiche di una regione fortemente sismica come la Basilicata, legate alla costruzione, alla ricostruzione e alla difesa del territorio. Concetti, questi, che in nessun modo possono essere oggi immaginati separatamente, ma che devono essere pensati globalmente. Il governo del territorio è un tema che va infatti visto nella sua unitarietà e che ha trovato nella nostra regione approfondimento e studio. La grande idea che le classi dirigenti dell’epoca svilupparono subito dopo il sisma del 1980, ad esempio, è stata quella di fondare l’Università di Basilicata, con una Facoltà di Ingegneria che oggi rappresenta una eccellenza rispetto a tutto il Sud Italia. Le vicende del terremoto, dunque, non appartengono solo alla memoria collettiva di un Paese, trasferiscono a ciascuno di noi un messaggio attuale: l’importanza di superare l’atteggiamento fatalistico che per secoli ha prevalso, fino ad epoche recenti, nella consapevolezza che esistono strumenti e metodi per ridurre le conseguenze e gli eventi calamitosi, a partire da un corretto rapporto uomo-territorio. Non possiamo prevedere i terremoti, non possiamo prevedere molte situazioni emergenziali. Ma nel caso dei terremoti, molto è stato fatto e molto possiamo fare. Negli ultimi 40 anni è stata messa in piedi una rete sismica di eccellenza, con un sistema di monitoraggio con quasi 500 stazioni su tutto il territorio nazionale. Come Dipartimento è stato dato un impulso consistente agli studi di microzonazione sismica, per valutare la reale pericolosità dei territori. Come Protezione Civile, invece, stiamo cercando di suddividere la regione in ambiti territoriali ottimali, affinché in ognuno di questi vi sia almeno un polo strategico di gestione dell’emergenze. Un processo veramente virtuoso e di progresso di una comunità e di una società passa attraverso il ruolo della politica, che però non si manifesta nel momento strettamente emergenziale, in cui una comunità, se ben preparata, risponde in maniera automatica. La politica deve intervenire nella fase di prevenzione dell’emergenza e in quella successiva, per consentire di agganciare il processo di sviluppo che rinviene da qualsiasi momento di criticità che ci si trovi ad attraversare. Serve cogliere nella fase successiva all’emergenza, l’opportunità di un progetto di sviluppo, che passi attraverso idee semplici e concrete, come lo sono state nel passato l’istituzione di poli universitari o le leggi ad hoc su cui si è fondata la ripresa non solo della Basilicata, ma di tutto il Mezzogiorno. Mi riferisco ad esempio alla legge Obiettivo del 2001, per la delega al Governo in materia di infrastrutture e di insediamenti produttivi strategici”.