Pasquale Tucciariello, presidente del Centro Studi Leone XIII, in una nota si inserisce nel dibattito promosso dall’Europa per la formazione di macroregioni in Europa e lancia la proposta di una macroregione per il Mezzogiorno che possa favorire i rapporti con il Mediterraneo. Di seguito la nota integrale.
Con la nostra struttura, Centro Studi Leone XIII, operiamo dalla zona del Vulture alla Basilicata alle regioni meridionali e via via entro i temi che ci vedono partecipi e protagonisti nella costruzione della patria comune nei suoi aspetti etici ed in genere sociali e politici, dei destini dell’Europa e della salvaguardia e tutela dell’ambiente e del pianeta. Ci stiamo accostando al tema Macroregione Mezzogiorno (Mediterraneo e Africa Bianca) al fine di avvicinare le 5 regioni del Sud – Basilicata Calabria Campania Puglia Sicilia – e di elevare organismi comuni in grado di assicurare maggiore cooperazione, efficienza della pubblica amministrazione nei servizi, accrescerli per qualità e quantità, elaborare strategie in merito alle grandi e piccole infrastrutture nel Sud, definire programmi e progetti credibili in tema di migranti in accoglienza cristiana, in interventi formativi nei loro territori di origine ad opera delle nostre migliori intelligenze, accrescere relazioni di qualità tra i popoli dell’area mediterranea e particolarmente del nord Africa (Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco). La politica estera del governo italiano su questo tema è carente per idee e per autorevolezza, in politica interna il regionalismo ha esaurito la sua carica ideale e politica tutto sommato per il fallimento dei suoi progetti di meridionalismo illuminato capace di fare sviluppo economico e tutela del territorio, la singola debolezza delle nostre regioni meridionali poco conta nel definire e rilanciare i nostri destini e consegnarli a nuove generazioni e a nuovi protagonisti. C’è bisogno e c’è urgenza nel definire un sistema-mezzogiorno in rapporto al Mediterraneo prima che sia troppo tardi, prima cioè che i nostri territori vengano riempiti di migranti ai quali non possiamo assicurare lavoro produttivo e dignità di persone se non accoglienza cristiana ed umana del momento che però a lungo non può essere sostenibile. A tal fine ci rendiamo promotori di incontri, per ora sul web, con persone che conoscono il tema e sono disposti a studiarlo per dare risposte concrete. I temi potrebbero essere: 1) può, una macroregione, invertire la tendenza al sottosviluppo, alla povertà, all’emigrazione dei nostri giovani? 2) se la tendenza rimanesse la stessa che sorregge la politica delle nostre regioni oggi, quale successo potrebbe avere un organismo, mettiamo, sovraregionale domani? 3) cosa invece occorre in termini di cambiamento per dare impulso all’economia del Mezzogiorno, per dare vita alle grandi e piccole arterie stradali, per dare ossigeno alle nostre piccole e grandi imprese, per migliorare la qualità dei rapporti e delle relazioni? 4) può, una macroregione, definire una politica sul Mediterraneo in grado di definire come affrontare l’esodo dall’Africa verso l’Italia e l’Europa attraverso le regioni meridionali? 5) quali condizioni occorrono perché la Macroregione Mezzogiorno eserciti una politica culturale ed economica con le regioni mediterranee del nord Africa? Sono alcuni temi intorno ai quali abbiamo avviato tra noi ed altri soggetti autorevoli un dibattito per studiare situazioni di partenza, per avanzare nuove proposte, per andare oltre il contingente che non ci favorisce anzi ci penalizza, anzi ci conduce verso l’annientamento progressivo della nostra civiltà cristiana. Subito un dato, un modello. In Norvegia, 5 milioni di abitanti quanti ne ha la Sicilia, stanno spendendo, anzi investendo, 47 miliardi per realizzare una rete stradale di grandi dimensioni attraverso 7 spazi di mare, oggi interessati da navi traghetto, che lasceranno il posto a tunnel sotterranei (uno di essi, lungo 27 km, arriverà ad una profondità di circa 400 metri sotto il livello del mare) e a giganteschi ponti(un ponte galleggiante ancorato lungo circa 5 km). I lavori avviati due anni fa verranno completati tra cinque anni, mentre noi quaggiù non riusciamo ancora a decidere in merito al Ponte di Messina progettato dieci anni fa. C’è un abisso che divide mentalità e operosità. Crediamo che la Sicilia abbia bisogno anche di noi lucani per uscire dall’isolamento, e la Macroregione Mezzogiorno rinnova e rafforza progetti e si dispone alle grandi sfide per tempi nuovi.