“Come ampiamente previsto sin dall’inizio del conflitto, i russi fanno in modo che diventi impossibile qualsiasi attività economica all’interno del territorio ucraino. I fattori funzionali alle produzioni industriali e agricole vengono sistematicamente tagliati, inclusi i canali di esportazione. In questo scenario, il comparto cerealicolo ucraino si trova davanti ad un bivio: continuare a produrre al buio o fermarsi alla luce dell’impossibilità di poter commercializzare le derrate alimentari”. Lo afferma il deputato Luciano Cillis, esponente di ‘Insieme per il futuro’ in commissione Agricoltura, commentando le dichiarazioni del ministro ucraino dell’Agricoltura, Mykola Solskyi, rilasciate al ‘Financial Times’, in cui rende noto che verranno piantati due terzi in meno della regolare coltivazione di grano entro la fine dell’anno.
“Se ciò si aggiunge alle previsioni russe di voler raddoppiare il prossimo anno le esportazioni e alla volontà di nazionalizzare le aree più produttive dell’Ucraina, per l’ennesima volta – aggiunge Cillis – lo strumento di guerra dopo le armi diventa il cibo. La Russia vuol piegare la volontà ucraina ai propri voleri, imprimendo il collasso economico”.
“Le conseguenze, però, incideranno sullo scacchiere globale – prosegue – Numerosi Paesi in via di Sviluppo, soprattutto africani, necessitano delle importazioni di cereali dalla Ucraina per sopravvivere e non potranno che essere vittime dell’Holodomor, ovvero della ‘carestia indotta’, una strategia già attuata da Stalin negli anni ’30 del Novecento per piegare gli oppositori sovietici”.
“In questo momento delicato, gli Stati dovrebbero far di tutto, in modo compatto, per scongiurare lo scenario descritto dal ministro Solskyi, sostenendo gli agricoltori ucraini con interventi economici e diplomatici. Indebolire i Governi, come qualche forza politica sta invece facendo anche in Italia, è ora altamente da irresponsabili e non fa altro che pregiudicare la situazione a livello globale” conclude.