Riportiamo di seguito una nota del politologo materano Franco Vespe ispirata dai sacerdoti/sacerdotesse della Vergine Cuccia e dalle ultime manifestazioni a favore delle famiglie arcobaleno tenutasi a Milano. Di seguito la nota integrale.
Pochi giorni fa alcuni parlamentari, con a capo la cinofila Brambilla, vestali e sacerdoti/tesse della Vergie Cuccia, hanno annunciato la presentazione di una legge che inasprisce le pene per il maltrattamento degli animali. Addirittura prevedono la reclusione fino a sei anni per i casi più gravi. Hanno giustificato il provvedimento tuonando: “il progresso civile di una comunità si vede da come vengono tutelati i diritti dei più indifesi!” Dichiarazione che mi ha reso inquieto. Non perché sono contrario alla tutela degli animali. Anzi il principio è nobilissimo! Perché allora la stessa attenzione non è prestata ai diritti della vita umana nascente? Forse oggi, perfino ai kiwi, viene riservata maggiore dignità e pienezza di diritti!Eppure il Diritto alla vita era considerata dal filosofo Norberto Bobbio primario e prioritario su tutti gli altri:«Ci sono tre diritti. Il primo, quello del concepito, è fondamentale. Gli altri, quello della donna e quello della società, sono derivati. Inoltre, e questo per me è il punto centrale, il diritto della donna e quello della società, che vengono di solito addotti per giustificare l’aborto, possono essere soddisfatti senza ricorrere all’aborto, cioè evitando il concepimento. Una volta avvenuto il concepimento il diritto del concepito può essere soddisfatto solo lasciandolo nascere».E Norberto Bobbio non era un anti-abortista cattolico-bizzoco, ma uno dei padri del pensiero laico del Novecento.In verità era in buona compagnia. Come lui la pensavano Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia, Antonello Trombadori ed un altro grande filosofo laico del Novecento: Nicola Abbagnano.
Rabbrividisco quando si parla dell’aborto come di un sacrosanto diritto delle donne che è “sacrilego” toccare. La stessa legge 194 non parla di diritto all’aborto da parte delle donne ma piuttosto di “ diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”. Non solo. Si preoccupa di promuovere i diritti della vita nascente impegnandosi a rimuovere tutte le possibili cause sociali od economiche che ne possano impedirne il suo sviluppo. La legge 194/78vuole scongiurare l’uso dell’aborto come strumento di contraccezione o di limitazione delle nascite. Anzi si propone di combatterle. Poi da nessuna parte della legge sta scritto che le donne abbiano un diritto assoluto di vita e di morte sul nascituro. Sta scritto sì che la decisione finale spetta alla donna, ma è molto chiaro ed inequivocabile che La legge 194 considera piuttosto l’aborto un “male minore” (ma anche questo è inaccettabile. Ma non si può vincere su tutti i fronti!) al quale è data la facoltà alla donna di ricorrere in casi socio-economici e sanitari drammatici.
Sempre secondo Bobbio lo slogan individualistico libertario ”Il corpo è mio e lo gestisco io” è assolutamente inappropriato ed inapplicabile perché: “nel caso dell’aborto c’è un altro nel corpo della donna”. Il suicida dispone della sua singola vita. Con l’aborto si dispone di una vita altrui”.
Le mie orecchie poi hanno ascoltato lamentazioni sulla diminuzione dei casi di aborto, quasi fosse in atto una gravissima violazione di questo “diritto”. Sempre secondo la 194, l’obiettivo è quello di limitare e ridurre i casi di ricorso all’aborto, in favore dell’uso più esteso della contraccezione. Ma se gli aborti stanno diminuendo, stando allo spirito della legge, non vuol dire che sta funzionando e si sta andando verso una “procreazione cosciente e responsabile”? Illuminatemi a riguardo!
L’attacco al diritto alla vita al quale stiamo assistendo oggi in pieno festival del politicamente corretto si completa poicon il confezionamento e lo spaccio della mitologia eroica del 5%: ovvero la percentuale di donne che rifiutano di essere mamme. Una mitologia portata alla ribalta da Chiara Francini nella sagra del “politicamente corretto radical libertario” del festival di Sanremo. La Francini arriva a dire che una madre in cinta è :“violenta nella voglia di festeggiare”.In pratica infastidisce la sensibilità di chi figli non ha o non vuole avere!Queste parole leposso teneramente comprendere solo se dette da una “mamma” alla quale è preclusa la maternità.Nel passato, ma anche oggi, soprattutto in campo religioso, professionale o scientifico, ci sono casi numerosi di rinuncia alla maternità/paternità per inseguire la “santita” o per dedicarsi alla scienza, alla politica, all’arte ecc. come ha fatto per esempio la Levi- Montalcini. Scelte assolutamente da rispettare ed insindacabili! La faccenda diventa problematica se questo rifiuto, il “politicamente corretto” cerchi di trasformarla in mitologia eroica da ammirare ed emulare. Problematica perché siamo in una fase della vita del nostro paese e della vecchia Europa, dove gli indici demografici sono fra i più bassi del pianeta e, forse, sarebbe molto più saggio promuovere politiche e/o mitologie di maggior promozione della vita e della natalità!
Tornando al nostro manipolo di parlamentari animalisti,nellaleggendaria poesia della Vergine Cuccia di Parini alla fine viene messo alla porta il servitore che aveva osato difendersi dal morso del cagnolino con un calcio. Oggi si mettono alla porta i bambini che si stanno attrezzando per nascere ai quali dovrebbe essere riconosciuto il diritto primario alla Vita. Una società che non ne riconosce il suo primato è destinata all’autodissoluzione. Questa ostilità alla vita è un altro caposaldo del corpo dogmatico del “politicamente corretto”.
Vi è un rapporto indissolubile fra la promozione della vita e l’amore. Laddove c’è amore c’è voglia di vita e desiderio di accoglierla.L’amore non è legato al solo dato biologico. Anche coppie a geometria “non tradizionale”, se messe insieme da vero amore,si aprono inevitabilmente alla vitafino ad invocare l’adozione di un bambino di cui prendersi teneramente cura.Da cattolico-clericale bizzoco quale sono, mi rendoperfino disposto a cedere sulle adozioni da parte di coppie omosessuali; purché, in virtù dell’amore che le ha assortite, si rendano protagonisti nella promozione della vita e si sentano pertanto investite in prima linea nel far applicare fedelmente la 194/78! Alloraperché per esempio non impegnarsi per avere meno aborti e più parti in anonimato? Abbiamo in Italia 66 mila aborti all’anno. Sarei felice se anche un decimo di quei bambini non voluti possano essere recuperati alla vita. Sarebbe un’alternativa decisamente meno discutibile e sicuramente più nobile della pratica dell’utero in affitto. Non ci sarebbero tutti quei problemi di cui oggi si sta discutendo nelle piazze con strumenti ideologico-faziosi davvero insopportabili!