Il cittadino materano Valentino Blasone in una nota fa il punto in vista delle prossimi elezioni comunali descrivendo le caratteristiche che dovrebbe avere il prossimo sindaco di Matera.
Valentino Blasone: Matera che vorrei. Il Sindaco “rivoluzionario”. Di seguito la nota integrale.
Ormai siamo prossimi alla scadenza elettorale per il rinnovo del consiglio comunale e la scelta del nuovo sindaco. Credo sia utile, nel coacervo dei nomi, smentite, candidature silenti, programmi, scelte possibili e soprattutto impossibile, fare un breve, anche se non esaustivo, punto della situazione.
Prima considerazione:
la data del 21 settembre è per Matera un giorno fondante.
Giornata della ribellione ai nazisti e ai fascisti, prima città del Sud ad insorgere contro l’obbrobrio e la vigliaccheria nazifascista, insignita della medaglia d’oro al valor civile, Matera è simbolo dell’antifascismo democratico.
Questa è la prima bandiera, accanto a quella dello stemma del bue, che ogni candidato sindaco ed ogni candidato consigliere dovrebbe onorare e baciare.
Seconda considerazione:
dopo l’entusiasmante nomina e stagione di Matera Capitale Europea della cultura 2019, vi è la necessità di una rivoluzione profonda nei metodi e nei programmi, salvando quel buono (poco a mio avviso) che vi è stato e azzerando (quel molto, sempre a mio avviso) che è stato vergognoso mercimonio spartitorio, con la Regione gran signore e i feudatari locali piccoli e servili potentati.
Il candidato sindaco nuovo deve essere nuovo e “rivoluzionario”, altrimenti nulla cambierà.
Terza considerazione:
Qui penso alla miriade di prossime liste, schiere quasi infinite di candidati, addirittura uno o più per famiglia, al fine di controllare ogni singolo voto, fare pressioni, esercitare il “diritto divino” di scelta. Questa pratica, seppur consentita dalla legge, è semplicemente orrenda e definirla mafiosa non è poi così lontano dalla realtà.
Mi auguro che il candidato sindaco “rivoluzionario” non ne faccio uso.
Quarta considerazione:
il programma del prossimo quinquennio, ma io considererei più plausibilmente il prossimo decennio, deve essere sì rivoluzionario ma soprattutto visionario, e configurare Matera una città antica e quindi attenta alla sua tradizione e conservativa del suo patrimonio inviolabile, e allo stesso tempo futuristica, moderna, con una mobilità tesa al rispetto dell’ambiente, con ampie zone chiuse al traffico e altre con limiti al traffico privato, un trasporto pubblico all’altezza, una capacità di amministrare con sistemi innovativi di opensource, una digitalizzazione spinta di ogni attività pubblica e amministrativa, assicurarsi che ogni famiglia sia tecnologicamente connessa, promuovere Matera come punto nodale del turismo, degli investimenti tecnologici, della città delle arti della cultura e dei mestieri, della produzione innovativa con funzionali interconnessioni fra impresa, università e amministrazione digitale.
Quinta considerazione:
Da ultimo, ma non ultimo, il sindaco “rivoluzionario” deve ergersi a paladino di Matera, non contro nessuno, ma pacatamente e con altrettanta forza, ribadire che Matera non è seconda o subalterna a nessuno, né alla Regione Basilicata, né al suo capoluogo Potenza.
Matera è centrale, è faro di un Sud che ha vinto e vuole essere promotore di un continuo sviluppo e progresso.
Se questa visione non viene nei fatti recepita dalla nostra Regione, allora il sindaco “rivoluzionario” si dovrà impegnare ad indire un referendum cittadino affinché Matera lasci la Basilicata e chieda di entrare a far parte della Puglia e quindi nuovamente essere provincia di quelle Terre d’Otranto che tanto lustro in passato hanno dato alla nostra città.
Questa non vuole essere una minaccia, ma vuole essere, con forza, l’affermazione del diritto di Matera ad essere autonoma e non soggiogata a nessuno.
Speriamo che questo Sindaco “rivoluzionario” (ovviamente sindaco è, in questo caso, sostantivo senza genere, quindi uomo o donna che sia) possa essere quello che si affermerà alle prossime elezioni.
Matera lo merita.
Il resto è e sarebbe un continuo perpetuarsi del vecchio con l’abito nuovo della domenica.
Valentino Blasone