Valicenti (vice presidente di Medinlucania): alla Basilicata serve un corto circuito, nell’area del Pollino e in tutta la regione vanno fatte scelte coraggiose. Di seguito la nota integrale.
“Bisogna che la narrazione dei luoghi e del territorio lucano cambi percorso, da terre abbandonate a territorio ricco di risorse, da aree disabitate a luoghi di benessere.
Come ogni anno, anche in questa estate si sono svolte molte manifestazioni/convegni dedicati allo spopolamento o allo stato di salute, non solo demografica, della nostra regione e dei nostri territori.
Facendoci interpreti dei dati Istat, vogliamo fare un ragionamento un poco più complesso e articolato di quello che sembra”.
Con queste parole, anche il vice presidente di Medinlucania Federico Valicenti scende in campo sui temi della Basilicata che verrà, sullo spopolamento e su quello che andrebbe fatto per invertire la rotta.
“I dati Istat sull’andamento demografico in Basilicata – attacca Valicenti in un’articolata nota – fanno riflettere; per quel che riguarda l’area del Pollino sono impietosi.
Il Parco del Pollino – spiega – fu istituito nel 1988, senza che ne facessero parte comuni con buona densità di popolazione come Chiaromonte, Senise, Francavilla in Sinni, Lauria e Latronico, con una presenza di popolazione pari al 5,2% dell’intera Basilicata.
Con l’ingresso dei comuni sopra citati nel 1994 la popolazione residente raggiunse il 10,8% di tutto il territorio lucano. L’intera Basilicata tra il 1994 e il 2022 ha perso l’11,3% della popolazione. Il Parco del Pollino ha perso il 33,4% della sua gente!
Trenta anni di cattiva gestione del Parco? Trenta anni di cattiva politica regionale?
Non so dare risposte – dice Valicenti – .
Potrei dire tutto ed il contrario di tutto. E’ stato un periodo storico dove soldi ne sono arrivati, anche tanti, distribuiti malissimo, a pioggia, ma ormai questo appartiene al passato che va superato.
La mancanza di una visione “mediterranea” da parte della Regione, sostituita da una politica assistenziale (vedi cantieri forestali, lavoratori socialmente utili, Vie blu e tante altre misure) e dal familismo presente nelle amministrazioni locali, e l’assenza di un disegno da parte della politica locale e nazionale, hanno portato ad uno spaventoso impoverimento demografico dell’area Pollino e di tutto il territorio lucano.
Essere inseriti in una dinamica nazionale e in una statistica diffusa di spopolamento che riguarda le aree interne di tutto l’Appennino italiano, non può trasformarsi in una giustificazione e in un’assoluzione per mancata capacità progettuale delle amministrazioni e degli enti istituzionali regionali.
Dopo trent’anni quali sono le proposte che arrivano sul territorio?
Cosa bolle in pentola per cercare di fermare o quantomeno contenere l’emorragia di giovani e ultimamente anche di coppie anziane alla ricerca non solo di un posto di lavoro ma soprattutto di una buona e tranquilla qualità dei luoghi?
I paesi si spopolano perché manca la qualità della vita, la qualità della vita soffre perché le persone vanno via.
E’ un mordersi la coda!
Si è entrati – argomenta il vice presidente di Medinlucania – in un loop senza soluzione e spesso senza rischi!
Solo un corto circuito può spezzare questo ciclo chiuso e ripetitivo che influenza negativamente, o positivamente, la nostra esistenza senza che noi ce ne accorgiamo.
Proposte ne sono state fatte, ma di apparenza, senza contenuti, a volte solo estemporanee.
Bloccare questo trend negativo è difficile, soprattutto se demografico perché dettato da tanti fattori che per un piccolo territorio è quasi impossibile sostenere.
Però questo non deve tradursi in apatia e insofferenza verso qualunque cosa che si voglia fare, non deve essere un alibi per stare fermi, ad attendere un Godot che non arriverà mai.
Qualcosa di positivo è stato fatto, magari dovuto solo ed esclusivamente alla tenacia, alla passione e all’intelligenza di qualche imprenditore locale, di qualche amministratore illuminato.
Quindi che fare?
L’ultimo ventennio – sottolinea Valicenti – ha cambiato profondamente e radicalmente l’intero mondo, trasformando anche il concetto stesso di benessere non legato più solo al mondo del lavoro manuale ma anche e soprattutto intellettuale, portandoci fuori dal fare locale e inserendoci direttamente in un mondo globale.
Quindi, solo la difesa degli interessi materiali evidentemente non basta.
La politica tout court da un’impresa collettiva quale era, preposta soprattutto non solo alla difesa dell’orto di casa ma all’interesse generale, è scomparsa, si è sciolta in una fluidità di pensiero dove l’ideologia, l’appartenenza ad una classe, ad un partito è stata mutata completamente, trasformando i partiti dei lavoratori, i rappresentanti della classe media in semplici fruitori di servizi dettati dalla tecnologia globale, trasformando i gruppi dirigenti in ristrette lobby di interessi o semplicemente in gruppo di potere.
Il tutto viene affidato ad apparizioni sui mass media o fugaci testi e letture sui social senza memoria.
Ma oggi tutto questo, per il nostro territorio poco antropizzato, come risulta dagli indici Istat sopradescritti, poco sfruttato, anche in campo agroalimentare perché abbandonato da decenni, con una densità naturalistica unica in Europa, oggi, paradossalmente, si può trasformare in opportunità, in ricchezza.
Ma questo può avvenire solo se si vuole davvero creare il famoso corto circuito a cui accennavo prima, con il coraggio di fare scelte, forse anche impopolari, anche dolorose, ma, se si vuole dare un futuro a questa nostra regione, qualcosa va fatto.
Qualche esempio?
Non basta parlare di smart working – analizza il vice presidente di Medinlucania – se non si hanno asili nido e rete a banda larga che aiutino e tutelino le giovani coppie che potrebbero decidere di risiedere nei piccoli centri.
Ma se non ci sono giovani perché fare gli asili nido?
Ecco, questo è un pezzo base del corto circuito da innescare, predisporre il terreno alle giovani coppie che intendono vivere nei nostri paesi.
Sono certo che è più facile programmare e gestire case di riposo per anziani.
Ma perché rinchiudere gli anziani in strutture che non gli appartengono quando possono tranquillamente vivere nelle loro case con un sistema di tele-medicina o come volete chiamarla, così da non disperdere nemmeno la memoria del passato, e usare l’esperienza degli anziani per dare valore ai nostri borghi e alla nostra storia.
Perchè non impegnarsi per trasformare i paesi in luoghi di benessere e di ricchezza culturale e leggere la narrazione delle nostre comunità in lento declino come modello di opportunità. Dove il concetto di slow life diventa ricercatezza e prosperità naturale.
Naturalmente il tutto deve essere prima accompagnato da una defiscalizzazione dei paesi con meno di duemila abitanti o quantomeno prevedere una forte premialità fiscale per le persone che investono nelle nuove attività.
Per le scuole il loro dimensionamento non può essere fatto su scala regionale o peggio nazionale ma andrebbero adottati dei coefficienti a misura di abitanti per incentivare le giovani coppie.
Così come gli sportelli bancari e postali, ci sono modelli in Europa che basta solo copiare.
Per i trasporti deve essere abbandonato il grande sperpero di denaro per gli autobus da 54 posti per favorire i mini bus, magari a chiamata.
Ci sono tanti esempi in Europa di come si può tranquillamente viaggiare anche nelle piccole comunità con i mezzi pubblici, oggi da noi impossibile.
L’accessibilità è fondamentale per poter rendere più attrattivo il territorio. Così come è determinante la tecnologia.
Nei nostri territori – conclude Federico Valicenti – non possiamo perdere nessun servizio pubblico già attivo, dobbiamo solo renderlo sostenibile.
L’unica cosa chiara è che bisogna fare delle scelte, anche amare, sapendo che tutto non si può salvare.
L’istituzione del Parco del Pollino ha fatto un gran lavoro sulla conservazione della ricchezza naturalistica, ora deve fare in modo che questo grande patrimonio venga proiettato non solo come luogo da tutelare ma da vivere, adottando il concetto di vita lenta e sostenibile come nuovo modello di accoglienza e di tutela dell’ambiente e dell’uomo.
Il Pollino è il trait d’union tra due mari e cerniera tra due regioni, cuore pulsante del Mediterraneo, il Parco Nazionale del Pollino può trasformarsi in un nuovo modello di conservazione attiva della qualità di vita.
Vincere la sfida nell’area del Pollino, significa poterla vincere in tutta la Basilicata”.