L’indagine pubblicata da “il Sole 24 ore”, il 16 luglio, ha evidenziato non solo come sia difficile misurare il livello qualitativo di un’università, ma ha acceso i riflettori sulle dinamiche e le ricadute territoriali che tali presidi hanno sul territorio ospitante. La quarantunesima posizione raggiunta dall’Università degli Studi della Basilicata nella classifica generale dei migliori atenei statali ha delle implicazioni ben precise: è quarantunesima nonostante la mancata concorrenza sul territorio regionale di altri enti di alta formazione, è quarantunesima nonostante gli ingenti finanziamenti in rapporto al numero degli iscritti, è quarantunesima nonostante il buon livello di vivibilità del contesto sociale lucano, è quarantunesima nonostante il rapporto numerico favorevole tra quantità di docenti ( dagli ordinari ai ricercatori ) e numero di studenti. Tuttavia ciò non basta, perché la maggior parte degli studenti lucani studia fuori, l’offerta formativa rimane a volte troppo specifica e settoriale, pochi laboratori, minima formazione post-laurea, maggiore spinta sul polo potentino a scapito di quello materano, il tutto con all’orizzonte la riorganizzazione delle facoltà in aree, 6 in tutto, di cui una a Matera. Grande vittoria per quella che oltre ad essere la candidata a capitale della cultura nel 2019, doveva essere, a detta di De Filippo, il centro culturale della Basilicata: la realtà è cosa ben diversa. Nonostante l’apertura dei corsi di laurea in Farmacia, Economia ed Architettura, l’emigrazione accademica continua. Lo studente standard Unibas rimane in molti casi quello che, per problemi economici, non può permettersi di andare fuori regione. Forti sono le carenze infrastrutturali dell’ARDSU, pochissimi i servizi agevolati per gli studenti, difficile il raccordo tra università ed enti esterni sedi di stage, quasi assente un monitoraggio qualitativo sulla reale efficacia degli stage stessi. L’università, nata nel 1981, doveva essere il vettore culturale della crescita territoriale della Basilicata, e ad oggi è si un valore aggiunto ma sottodimensionato rispetto alla sua ratio: sopravvive senza attirare davvero il capitale umano regionale, non gode della fiducia delle famiglie lucane e pecca di scelte campanilistiche.
Presidente De Filippo le famiglie lucane investono milioni di euro all’anno per creare avvocati e medici fuori regione: possiamo perorare un’offerta formativa che non poggi sui quei corsi di laurea che sono stati, da tempo immemore, i pilastri dell’università? È palese che oggi il percorso accademico sia un vero e proprio prodotto commerciale che le famiglie valutano attentamente, ed a maggior ragione lo faranno per gli esosi aumenti delle tasse universitarie ( sino al 100% ) previsti dalla Spending Review, di conseguenza la prima criticità, da affrontare, è la mancanza di fiducia dei lucani verso la propria università.
Presidente ripartiamo dall’Unibas, strutturiamo e pianifichiamo a lungo termine la presenza territoriale di quest’istituzione fondamentale, radicandola sul territorio in base a criteri di spendibilità oggettivi e non politici, dando a Matera l’importanza che merita, proiettandola nel suo naturale bacino di utenza che va da Taranto ad Altamura, attirando quei giovani che vorrebbero optare per un ateneo più a misura d’uomo rispetto a quello barese. I finanziamenti regionali non devono seguire la contingenza o l’emergenza, sovvenzionare un’università che mira a sopravvivere più che a crescere non gioverà ad alcuno.
Dal 2009 il MIUR ha stabilito che:” al fine di promuovere e sostenere l’incremento qualitativo delle attività universitarie statali e di migliorare l’efficacia e l’efficienza nell’utilizzo delle risorse, una quota non inferiore al 7% del fondo di finanziamento ordinario(…) con progressivi incrementi negli anni successivi, è ripartita prendendo in considerazione:
a) la qualità dell’offerta formativa e i risultati dei processi formativi;
b) la qualità della ricerca scientifica;
c) la qualità, l’efficacia e l’efficienza delle sedi didattiche”( D.M. 45/2009- legge 9/01/2009 ).
Presidente De Filippo, in ottemperanza alla suddetta legge ci illustri quali sono i risultati dei processi formativi se i nostri studenti completati gli studi universitari, nella migliore delle ipotesi, vengono parcheggiati negli illusori corsi di formazione; ci illustri la qualità della ricerca scientifica, lì dove vi sono fondi sufficienti per farla; parliamo della qualità e dell’efficienza delle sedi didattiche che in alcuni casi non sono neanche patrimonio dell’Unibas.
Non si può continuare a vivere alla giornata come accade nella nostra regione. La cultura, come l’economia, ha bisogno di una chiara, inequivocabile, capace e professionale cabina di regia.
Purtroppo, queste qualità sono bandite dalla Basilicata e la Giunta De Filippo, con la sua insussistenza, con la sua mediocrità, la sua mentalità vecchia e becera, è la responsabile principale di un annunciato fallimento.
“Non con l’oro ma col ferro si conquista Roma” diceva, ai barbari, il condottiero romano Furio Camillo.
Non solo col danaro ma, soprattutto con la mente, con le idee si conquista la fiducia dei giovani che, in Basilicata, l’hanno completamente persa.
Ma, cosa ci si poteva attendere dai barbari che governano la nostra regione?
Per questi motivi ho presentato un’interrogazione al Presidente De Filippo per stimolarlo a porre l’attenzione su un problema di grande interesse regionale.
Mario Venezia, Consigliere Regionale del PDL
caro Venezia pensa a ridurti lo stipendio e finiscila di fare solo propanga elettorale.