Si è chiuso il tesseramento del PD e chi ha rinnovato la sua tessera può anche essere candidato alla segreteria cittadina, provinciale e regionale ed essere eletto segretario, dopo i congressi. Finalmente il PD ha deciso di rinnovare le sue segreterie ed il popolo elettore spera che il più grande partito veramente democratico possa essere guidato da un leader che racchiuda in sé onestà e competenza politica. Siccome oggi in molti si dichiarano competenti politicamente, senza aver frequentato scuole politiche o aver mai fatto parte di organi di partito, ma sono stati catapultati sic et simpliciter a ricoprire ruoli istituzionali, è sull’onestà che voglio fermare la mia attenzione, così come mi viene sollecitata da un gruppo di amici che sono stati fortemente invitati a rinnovare la tessera del PD in questi ultimi giorni di tesseramento. Il rapporto tra politica e onestà può interrompersi nella prassi, ma anche a livello di pensiero. Due noti filosofi della prima metà del Cinquecento sono emblematici di una nota teoria che arriva sino ai giorni nostri: Erasmo da Rotterdam dice che l’onestà è una specifica qualità dell’uomo di governo e Niccolò Machiavelli ritiene inconciliabile l’onestà con la politica. Machiavelli affermava che l’uomo di governo per raggiungere finalità sociali che si impongono come necessarie è obbligato a comportamenti condannati dalla morale comune, come l’inganno, l’astuzia, la slealtà. Pensatori contemporanei invece minimizzano il valore dell’onestà, esaltando invece quello della competenza. Purtroppo il più seguito è stato Machiavelli per il quale l’onestà in politica è apprezzabile, ma è di impedimento all’efficacia e al risultato dell’azione politica stessa. Per Machiavelli il “Principe se vuol fare gran cose deve ricorrere all’astuzia, all’inganno, al cinismo”. Qualche tempo fa fu Norberto Bobbio a commentare Machiavelli e disse che “se si vogliono fare le gran cose in politica, vanno messi da parte i principi morali: è il risultato quello che conta, e questo va perseguito con ogni mezzo, onesto o disonesto che sia”. La questione morale in politica è duplice: c’è il fine da perseguire, che dev’essere buono e onesto, ma riguarda anche i mezzi da utilizzare per raggiungerlo. Eppure onestà e politica non sono concetti alternativi e inconciliabili, cioè se si vuol fare politica non necessariamente si dev’essere disonesti. De Gasperi ne è un esempio: è stato un grande statista e da qualche tempo su di lui pende l’esame della Chiesa che lo vuole beato. In lui si era fusa l’arte del possibile; De Gasperi unì onestà morale e politica efficiente, cioè le due caratteristiche che si chiedono al leader politico di oggi. Infatti, a causa della diffusa perdita di credibilità della politica e della classe dirigente, si guarda al modello pensato da Sant’Erasmo e cioè la politica, intesa come arte di governo a ogni livello, che ha bisogno di onestà. La politica non deve più inseguire il tornaconto personale, il familismo politico, deve tornare ad essere imparziale, deve tornare ad essere ricerca del bene comune, di tutti, a cominciare dagli ultimi. Non si può rincorrere il popolo elettore solo in prossimità delle campagne elettorali o di tesseramento di partito, servendo solo interessi particolari o di gruppo. La popolazione è sana quando sa opporsi alla disonestà e rivendica democraticamente il diritto a essere governata da persone competenti e oneste, animate dalla passione di servire la loro comunità e non da soggetti frutto del compromesso politico di varie correnti. Questa mia riflessione non vuole certo contrapporre semplicisticamente una società civile che, per principio, sarebbe onesta a una società politica disonesta. E’ difficile, ma va fatto, invece, esaminare la politica come riflesso della società dei suoi costumi e orientamenti. E’ la società che spesso è male interpretata dalla classe politica incompetente o peggio ancora è ingannata nelle speranze e nelle attese che non sono solo di tipo economico e di un posto di lavoro. Per uscire da questo vortice società-politica è necessario che il cittadino intelligente si riappropri della politica. I partiti, purtroppo, non sono più i mediatori tra lo Stato e il cittadino, ma hanno monopolizzato la sfera della vita pubblica. Non serve una contrarietà civile ai partiti o agli schieramenti politici, ma serve una conversione all’onestà. In questa direzione è necessario che il cittadino si riappropri della sua facoltà di scegliere il suo eletto che, per orientamenti e comportamenti, gli garantisca che i valori sociali saranno non solo difesi nelle sedi dei partiti e delle istituzioni, ma anche vissuti da chi è chiamato a rendere il proprio servizio in politica e non il proprio tornaconto personale o quello del gruppo di cui è espressione. La moralità della politica democratica sta soprattutto nei nomi e cognomi, così come la realizzazione di un programma politico e la sua realizzabilità sta nel comportamento dei singoli eletti. E’ necessario quindi scegliere uomini e donne che abbiano competenza e conoscenza dei meccanismi pubblici, attenzione alla sensibilità dei processi evolutivi dell’economia e della società, oltre ad un alto senso di onestà e di coerenza, seguendo il dettato dell’articolo 54 della Costituzione Italiana. Nel frattempo in Europa si assiste allo sgretolamento della sinistra socialdemocratica e all’incapacità di quella radicale di raccoglierne i voti. Il fenomeno riguarda anche l’Italia dove la sinistra è litigiosa e PD e MDP s’azzuffano, ma il fenomeno ormai riguarda tutta l’Europa: basta ricordare cos’è accaduto pochi mesi fa in Francia e prima ancora in Olanda, Austria e così via. In Spagna, dopo elezioni a raffica senza vincitori, si è potuto fare un governo solo grazie alla spaccatura del Partito socialista. Se ci aggiungiamo la Brexit e le elezioni inglesi, dove Corbyn ha aumentato i seggi dei laburisti ma comunque è stato sconfitto, e la vittoria stordente di Donald Trump dopo otto anni di dominio di Obama, ne emerge un quadro a tinte nette: la crisi della sinistra è palese e generalizzata; i partiti e le forze politiche che a quell’area fanno riferimento non riescono più, se non in parte minimale, a dare risposte alle paure, alle incertezze, alle preoccupazioni della maggioranza dei cittadini dei Paesi occidentali.E’ un tema che dovrebbe provocare brividi alle leadership di sinistra, invogliandole a unire gli sforzi per risalire la china; individuando al meglio possibile le ragioni che hanno provocato un simile tracollo.
Pierluigi Diso
Disio, questo è un modo di esprimersi in un’ aula di tribunale o in una sessione di cattedratici, con toni professorali, autoritari e pedanteschi. Poichè sassilive è letto da tutti i cittadini materani, in provincia e in regione, sic et simpliciter credo che nessuno possa seguire i tuoi ragionamenti, la politica è comprensione e quindi condivisione. Cosa vuoi dire semplicemente in due parole al popolo elettore di sinistra?
Disio volendo può fare anche dei disegnini per spiegare chiaramente i concetti al popolo elettore di sinistra. Forse capiranno qui pochi rimasti.