Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni del politologo materano Franco Vespe sullo stallo che si registra all’interno dell’Amministrazione Comunale, che non riesce ancora a trovare l’intesa per il rimpasto annunciato della giunta. Di seguito la nota integrale di Franco Vespe.
Ormai la nostra città non ci appartiene più. Migliaia e migliaia di turisti la battono palmo a palmo e ogni giorno è una festa della bruna da sfangare! E’ certamente una benedizione per la nostra città che sta vivendo un momento di splendore e di ribalta internazionale. E’ così diventata per tutti, italiani e non, uno scenario straordinario dove avviare innovativi laboratoridi tutti i generi. I media nazionali non perdono occasione per chiamarla in ballo additandola spesso come il simbolo di un Sud che sa trovare la via del riscatto. Commovente poi quello che i privati stanno facendoper garantire una offerta dignitosa alla domanda turistica che la nostra città, le nostra pietre sanno da sole suscitare. Alberghi, bed &Breakfest, ristoranti, botteghe di artigianato, risciò turistici si moltiplicano esponenzialmente (chi ha da ridire snobisticamente su questo fermento io lo accompagnerei elegantemente alle porte della città con vigorose sollecitazioni inferte sul lato B sulla punta di robusti stivali!). I locali che aprono riammodernandosi, sono addobbati e arredati con gran bel gusto (non tutti in verità), a volte con scorci pregiati di vera arte. Tuttavia in questa città si avverte una pesante assenza: la mano del “pubblico”, che è l’unica in grado di garantire una visione strategica di quell’animazione culturale che è necessaria ed esiziale perché la nostra città tenga fede al ruolo di CEC che gli è stata affidata per il 2019. Si caro sindaco bi-fronte De Ruggieri//Pittella (è inutile nasconderlo caro Raffaello: sei ormai ostaggio di Marcellino pur avendo coronato il tuo sogno fanciullesco di diventare primo cittadino di questa città!). Manca il direttore d’orchestra! Eppure Buccico, Tosto & C. ti avevano ben indicato come persona capace di assumere, salvo dolorosi quantosospetti ripensamenti postumi, il ruolo in virtù del tuo sontuoso e credibile passato. Aldilà del dossier che va bocciato dal punto di vista culturale e della verità storica (Pasolini non solo non è stato parte esclusivadi questa verità, ma assolutamente marginale!), vi sono tuttavia degli spunti pregiati intorno ai quali valeva la pena iniziare a lavorare. Il Dossier ha avuto il pregio, la presunzionee l’ardire di proporsi come uno strumento potente attraverso il quale affidare ai giovani il futuro della città. Chi scrive nella scorsa campagna elettorale ha insistito fino alla noia su questo tasto! La nostra città avrebbe dovuto richiamare al suo seno tutte quelle splendide, fresche forze giovanili che, disperse, si sono poi affermate al di fuori dei nostri confini. Un po’ questo sta accadendo nel settore della ricettività turistica ma non basta! Questo dovrebbe verificarsi in tutti gli ambiti culturali e produttivi della nostra città! Ma non c’è fervore e reale volontà perché questo avvenga per miserabili istintivi provincialismi. Sempre nel nostro programma avevamo per esempio proposto di fare bandi per i giovani al fine di “spalancare” le tante porte ancora chiuse delle case nei Sassi per assegnarle a forze fresche capaci di ri-animarle con funzioni creative e coerenti con il ruolo di C.E.C. 2019. Una seconda grande idea da noi lanciataera quella di chiamare alla corresponsabilità ed alla co-gestione dell’evento, i territori del proprio entroterra lucano (marina, collina e montagna materana) , senza battere scioccamente sulla materanità (ma questi le motivazioni che hanno portato la nostra città a diventare CEC proprio non se li sono proprio letti!) o, di converso, mitizzando efavoleggiando dei tanti ponti storici e culturali da re-intessere con la vicina Puglia. Proponevamo una direzione aperta e lungimirante che potesse rendere organica e strategica la interazione con il territorio di “dentro” ri-progettandolo dal punto di vista infrastrutturale, turistico-culturale e logistico. Una terza grande idea era quella di lavorare ad un regolamento per promuovere la collaborazione fra cittadini e comune per la cura e la rigenerazione di spazi e luoghi pubblici della città (cosa discussa fra l’altro in tempi non sospetti al Laboratorio 2019: Un’altra Matera grazie a Mino Di Pede). Sarebbe stato un ulteriore tassello qualificante e coerente con il segnale di corale coinvolgimento della cittadinanza all’evento del 2019, tanto apprezzato dalla commissione di valutazione ma di fatto, fino ad ora, solo simulato.
Tutto questo sta oggi melanconicamente fermo per colpa di quelle solite meschine meline di accattonaggio che paralizzano da ormai troppo tempo l’azione amministrativa pubblica della nostra città. Prima, quando Matera era anonima, di questa melina non fregava niente a nessuno: ma oggi tutto il mondo ci guarda! Mi verrebbe da gridare il fatidico: “Ve l’avevo detto io!” Ma non mi dà affatto sollievo anzi! ulteriore sofferenza.
Franco Vespe