Vincenzo Maida (Centro Studi Jonico Drus) ricorda Leucio Miele nel 50° anniversario della sua scomparsa. Di seguito la nota integrale.
E’ passato mezzo secolo dalla morte di Leucio Miele a soli 35 anni (5 marz0 1975), oggi che a Montalbano Jonico la Destra si é praticamente dissolta a causa della miopia, dell’egoismo, dell’ambizione ingiustificata e dell’ottusità di alcuni, esattamente l’opposto di quello che predicava Leucio, ecco il ricordo di un personaggio straordinario. La sua azione politica si esplicò a livello nazionale.
Leucio rispetto ai politici locali attuali, per cultura, capacità, generosità, carisma, appare come un gigante.
Leucio Miele nacque a Montalbano Jonico e morì a Nova Siri in campagna, nell’azienda di famiglia.
Visse l’infanzia e la giovinezza tra le stradine del centro storico montalbanese. Abitava in via Abate Troyli, di fronte al locale che per molti anni ha ospitato il Ristorante “Il Gallo d’oro”.
Era stato il capo a livello nazionale dell’Organizzazione Lotta di Popolo che si era caratterizzata per le lotte studentesche soprattutto a Roma, Napoli, Milano, ma anche in Basilicata.
Un personaggio che ha lasciato un ricordo indelebile in chi lo ha conosciuto. Solo chi lo ha conosciuto può capire il carisma e la forza che sprigionava.
Rinunciò ad una vita di agi, la sua era una famiglia benestante, e ad una possibile carriera politica in coerenza con la sua visione del mondo.
A livello locale lottò contro l’autonomia del comune di Scanzano Jonico prevedendo i danni che ne sarebbero derivati alla comunità scanzanese ed a quella montalbanese.
Organizzò assemblee, manifestazioni e comizi con i contadini colpiti dalle calamità atmosferiche del 1974 e formulò una proposta di legge regionale.
Tutta la vicenda che lo vide protagonista l’abbiamo resa nota in un libro: “L’autonomia di Scanzano è inaccettabile”.
Difese dall’ipotesi di privatizzazione il bosco comunale di Andriace.
Fondo l’Unione Sportiva “Folgore” che tolse dalla strada tantissimi giovani.
Elaborò un progetto di rinascita del comune di Montalbano Jonico.
Si batté contro la logica degli opposti estremismi e le false contrapposizioni ideologiche e previde la crisi della partitocrazia e il suo distacco dai reali interessi del popolo e non cedette mai alle sue allettanti lusinghe.
Leucio Miele possedeva un carisma avvertito dai suoi concittadini di ogni ceto sociale e al di là delle appartenenze politiche.
Imponente fu la partecipazione popolare ai suoi funerali.
Ha scritto qualche anno addietro una sua nipote: “Da bambino tornava spesso a casa scalzo. Le sue scarpe – racconta la sorella – le regalava agli amici più poveri e meno fortunati”.
Le uniche cose che ha lasciato sono gli scritti relativi ad alcuni suoi comizi fiume in piazza o alle assemblee con decine e decine di persone; non è stato un giornalista eppure era attento a tutta la cronaca corrente, era un arguto commentatore di fatti locali e nazionali, trasferiva oralmente tante informazioni, un divoratore di libri di carattere politico, esoterico, saggistico. Politico carismatico e trascinatore di folle, non ha mai ricoperto nessun ruolo istituzionale, neanche quello di semplice consigliere comunale, dopo una breve esperienza nel MSI se ne allontanò definitivamente. Lontano culturalmente dal cattolicesimo, pur avendone rispetto, molto vicino a forme di religiosità pre-cristiana, la sua esistenza è permeata di atti di generosità ed i capannelli di gente di ogni ceto sociale, che ovunque si fermasse si formavano intorno a lui che “predicava” per ore, erano la testimonianza di un fascino indiscutibile. Egli era attento agli umili e capace di riconoscere la dignità di tutte le persone.
Cultore dei valori Tradizionali in un mondo che li aveva capovolti totalmente, riteneva la sua bibbia “Cavalcare la tigre” di Julius Evola. Un libro difficile, diceva, che se non si possiede una solida base centrata nell’Essere e nella Trascendenza, può portare all’anarchia e ad un’ individualismo senza senso, fino ad un artificioso e alienante distacco dalla realtà.
Sono stato testimone di alcuni suoi attività di generosità verso operai e indigenti.