Vincenzo Maida: “Tre siti per le scorie nucleari ma nessuno le vuole”. Di seguito la nota integrale
Il Ministro dell’Ambiente Gilberto Picchetto Fratin ha partorito una nuova idea che non risolve il problema.
Leggiamo dal sito “Economia circolare.com” “Non un deposito nucleare, ma tre. Dopo che Sogin ha indicato le 51 aree papabili per ospitare il sito nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi, mentre procede la valutazione di impatto ambientale su questi siti e dopo che l’unica autocandidatura (quella di Trino Vercellese) è evaporata, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin mette sul tavolo l’ipotesi dello spacchettamento: non più un solo grande deposito, ma piuttosto tre depositi più piccoli.”
Al momento l’unico effetto è stato quello di moltiplicare per tre le proteste, perché tutti vogliono fare le radiografie, etc. etc. ma nessuno vuole i rifiuti che si producono. E intanto il governo pensa ad un ritorno all’energia nucleare.
Nel dettaglio quali e quanti rifiuti radioattivi dovrebbero ospitare?
Nei Depositi Nazionali verrebbero sistemati definitivamente e in sicurezza circa 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni.
Di questi rifiuti, circa 50.000 metri cubi derivano dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica, circa 28.000 metri cubi dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare e dell’industria.
Sul totale di circa 78.000 metri cubi, 33.000 metri cubi di rifiuti sono già stati prodotti, mentre i restanti 45.000 metri cubi verranno prodotti in futuro.
Inoltre, nei Depositi Nazionali sarà compreso anche il Complesso Stoccaggio Alta attività (CSA), per lo stoccaggio di lungo periodo di circa 17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività. Una minima parte di questi ultimi, circa 400 m3, è costituita dai residui del riprocessamento del combustibile effettuato all’estero e dal combustibile non riprocessabile.
Vent’anni fa ((13-27 novembre 2003) ci fu la vittoriosa protesta contro il sito unico nazionale a Terzo Cavone in territorio di Scanzano Jonico (Basilicata), in cui seppellire le scorie nucleari..
Quelle 15 giornate videro tutto il popolo lucano lottare contro il decreto del governo Berlusconi che individuava il sito unico nazionale per il seppellimento delle scorie nucleari.
Si trattò di un’autentica sollevazione popolare che costrinse il governo a ritirare il provvedimento. L’allora presidente della giunta regionale, non ebbe difficoltà a cavalcare il dissenso che partì in sordina e poi esplose incontenibile.
All’inizio, non solo lui, ne sottovalutò la portata, anzi corsero voci di un non dimostrato silenzio-assenso, poi vi montò sopra e guidò la protesta con indubbia abilità.
Il popolo lucano diede una dimostrazione di grande determinazione e maturità. Sulla statale 106 jonica, nel presidio di Metaponto, ad un gruppo di autonomi ed estremisti di sinistra, venuto da altre parti d’Italia, venne impedito di intrufolarsi in una situazione complessa, ma pacifica.
Allora la realizzazione di quel sito prevedeva l’arrivo di un fiume di denaro e venivano fornite garanzie di sicurezza per l’ambiente e la salute dell’uomo, supportate da studi scientifici, ma giustamente si preferì diffidare e prevalse la preoccupazione di consegnare a chi verrà in questo mondo dopo di noi, un territorio non violentato.
Nel sito verrebbero smaltito anche tutto il materiale da risulta delle attività radiologiche degli ospedali e dei relativi centri.
Tra le ipotesi ministeriali figura, tra le altre aree individuate, ancora la Basilicata, ma non più Terzo Cavone a pochi metri dal mare Jonio (tardivamente gli esperti hanno sancito che esso deve essere allocato considerando una fascia di rispetto dal mare di alcuni chilometri), bensì le aree più collinari come Montalbano Jonico.
A poche decine di chilometri, al Centro Enea di Trisaia in territorio di Rotondella, sono conservate numerose scorie imballate nel cemento in fusti di rame ormai al limite della sicurezza.
Dopo vent’anni, al di là dei proclami, siamo ancora al punto di partenza.
E intanto ferve in questi giorni il dibattito sulle fonti energetiche e alcuni esperti ci informano che quella nucleare è l’unica energia che può assicurare continuità e con le nuove tecnologia è anche la più sicura e la meno inquinante. Le stesse centrali oggi darebbero in tal senso molte garanzie. C’è da scommettere che sarà questo il tema principale a tenere banco nei prossimi mesi.