L’onorevole materano Vincenzo Viti in una nota ricorda l’imprenditore Fausto Somma, Nino per gli amici) ad un anno dalla sua scomparsa. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Due anni fa, alla vigilia di Ferragosto, si spegneva Fausto Somma (Nino per noi e per i tanti che lo conoscevano bene). Le ricorrenze portano il refolo di memorie tenaci che non temono le crudelta’ del tempo, giacchè ‘il Tempo consuma, salvo che non si declini con l’Essere come nella controversa impresa heideggeriana. Eppure qualche briciola dell’Essere sopravvive nella coscienza e nel ricordo e nella loro indocilità all’usura. Mi riferisco a quell’essenza che ci rende unici sia negli splendori che nella partiture mediocri. Unici perche’ “segnati” dalla tracce di un passaggio e dal riverbero di vite singolari, ognuna a suo modo ricca di senso. Nino Somma anche per queste ragioni rimane iscritto come un’ essenza, come una perdita di senso, un lutto non solo familiare ma civile e sociale. E spiace molto (non lo si legga come un pretesto polemico: sarebbe un fuor d’opera)che sia stato grottescamente frustrato il tentativo (apprezzabile) di rammentarne,titolandogli un’opera pubblica, il genio inventivo, la generosità e la capacità quasi salamandresca di reinventarsi nelle piu’ varie e innovative imprese. Tutte anticipatrici, in qualche caso visionarie. Impressiona perciòche abbia prevalso quell’umor nero, divisivo e indolente perche’ privo di autentico senso critico che circola nelle vene esauste di una opinione politica incapace di liberarsi di pregiudizi e rancori e di ritrovare invece nelle capacità dei pionieri (e sono tanti) il valore di gesta che andrebbero invece segnalate e affidate all’emulazione delle nuove generazioni. Ne’ può valere l’obiezione, che pure e’ stata formulata, che sarebbe stato giusto ancor prima ricordare Emilio Colombo: straordinario protagonista di storia e politica, più grande della sua piccola-grande regione smemorata e perciò ingrata. Comprendo che non e’ tempo di eroi piccoli medi o grandi. Piccole e ristrette società amano vivere di felici e gratificanti smemoratezze, talvolta di risibili vendette. Quasi bastasse coltivare l’oblio per cancellare ciò che non è cancellabile. Non inseguo idealizzazioni ne’ assoluzioni, pur se rivendico rispetto per la storia e per la vita che è garanzia nella lunga durata e nell’avvenire delle comunità civili. E’ una delle ragioni per le quali sosterrò il Sindaco di Matera nella proposta di titolare a Colombo la splendida terrazza di S Agostino che ataxia su uno splendido scorcio dei Sassi, per ricordare che da quella magica prospettiva partì l’azione legislativa che collocò Matera sia nell’immaginario dell’universo mondo sia nel cuore delle vicende che le arrisero e tuttora le arridono. E’ quindi evidente che il riferimento a Colombo in quell’occasione apparve un pretesto peraltro incomprensibile. Tant’e’ che il Lucano viene ancora oggi rammentato solo da una targa tranquillamente ignorata nello struscio serale di via Pretoria. Mi auguro venga compresa questa amara riflessione. Ho vissuto la Basilicata come una dimensione dell’anima, un mondo ricco e vitale e una promessa ancora mancata. Mi addolora vederla chiusa in silenzi, riserve,ombrose omissioni che non danno ragione delle sue innegabili virtù. Ho conosciuto uomini di enorme valore, Colombo, Verrastro sopra tutti, e poi le vitali generazioni che ho incrociato nella lunga traversata politica e istituzionale. So bene che, al di la’ delle omissioni,vale per tutti la profezia che il Tempo è’ galantuomo, sa assolvere errori e debolezze ma sa rendere omaggio alla verita’ dei valori umani. Sicchè non è scritto che sia fatalmente vincente quell’alleanza fra il pregiudizio e la furbizia che ritiene di riscrivere una storia gia’ scritta. Vale per tutti, vale anche per Nino Somma.
vincenzo Viti