Riportiamo di seguito la nota inviata dall’onorevole Vincenzo Viti sulla vicenda del logo per Matera 2019 e sulle scelte che hanno condotto alla nomina dei vertici della Fondazione.
Si leggono commenti non so se più ipocriti o inconsapevoli sulla vicenda del Logo per Matera 2019 e sulle scelte che hanno condotto alla nomina dei vertici della Fondazione.
Sarà consentita qualche valutazione che viene da chi non è certamente passato per caso da queste parti né è stato in tutta la sua esperienza istituzionale, un osservatore passivo delle vicende materane (e non solo), tant’è che non ha mai esitato ad assumersene sia gli oneri che qualche merito. E che ha scelto di non offrirsi “in olocausto” alla guida della Fondazione, pur avendone qualche titolo (politico e legislativo).
Ma torniamo alle cose che urgono. La Fondazione è stata affidata in limine mortis ad un tandem originale e tuttavia spiegabile in nome della “banalità del bene”: si sono volute evitare altre scelte ugualmente autorevoli e legittime forse perché giudicate divisive (tenuto conto delle fluttuazioni che agitano l’Assemblea Comunale) e si è operata una scelta da ircocervo nella quale possono tranquillamente riconoscersi sia il volgo che l’inclita riconnettendo le ragioni della procedura e la “teoria dei quanti”: insomma un concorso di ragioni ufficiali e clandestine che ha assunto il volto apicale di una personalità “solare” pur se giudicata aliena, per lo più donna (che certamente non guasta) con il compito di assicurare che il mondo è salvo in ogni caso.
Chi si stupisce di quel ch’è avvenuto, finge. Recita un vecchio copione. Naturalmente attende di sapere se il Presidente Onorario della Fondazione sarà un quadro d’autore o un soprammobile con specchiera. Scelta anch’essa importante e non semplicemente ornamentale anche per scongiurare che la dirigenza continui ad assumere un ruolo supplente arrogandosi responsabilità e competenze aggiuntive.
In ogni caso Sindaco e Presidente della regione, a mio avviso, hanno fatto bene. Si tratterà ora di capire se la Fondazione saprà darsi un progetto, una strategia e una missione in tempi ormai ridottissimi.
La vicenda del Logo poi, costruita intorno ad una scelta discutibile dal punto di vista della competenza e dei poteri (come il Sindaco ha obiettato), è una tipica vicenda meridionale: una contesa sul nulla. Ho condiviso da principio l’idea che, nel Logo da restaurare, Matera si collegasse a Basilicata per rivendicare un ruolo di promozione e di eccellenza di un intero territorio a sud e a ovest del “califfato” barese e delle sue protesi tuttora operanti.
Un logo è un espediente simbolico: guai farne come per la “secchia rapita” un argomento da contrada, agitato da rigurgiti di populismo territoriale e di plebeismo degli sconfitti! Se di restyling si tratta, trattiamolo come un’opera di marketing che vuole rivendicare un’ambizione e che pretende soprattutto risorse adeguate. Non facciamone perciò un’operazione di retroguardia, buona solo per risvegliare riflessi arcaici e per armare risibili pretese elettorali.
Il problema vero è che viviamo una fase di rientro della città nell’ordinarietà che segue ogni baldoria ed ogni euforia. Il successo di Matera è ormai alle spalle. Matera lo ha vissuto dandosi un cambiamento di prospettiva politica: scelta rischiosa, tuttora da onorare.
Su questa scommessa verrà davvero giocata la “centralità” di Matera e non su slogan vecchi che hanno esaurito il loro potenziale simbolico, salvo le rapide ed effimere effervescenze emotive (per il vero non tutte innocenti).
Ora il Presidente della Regione continui ad assicurare il suo sostegno ad un progetto che ha generosamente condiviso (con lui eravamo tutti, per il vero!), Il Governo nazionale parli il linguaggio di cifre certe e spendibili soprattutto sulle infrastrutture attese da lustri e il Sindaco operi secondo capacità ed illuminazione, frequentando di più il realismo che è sempre necessario in tempi difficili.
E noi, impegnamo le nostre modeste virtù! Quelle di cui disponiamo, ognuno nel suo ruolo, nelle sue capacità, nelle sue vocazioni e nelle sue trincee. Sapendo che il primo esempio che la città dovrebbe darsi è un volto più decente della Politica, sovente evocata negli ultimi tempi come un commensale distratto, soprattutto da chi si era “distratto al bivio” come recitava un altro Sindaco in quel di Tricarico e in una patria civile più larga: Sindaco e intellettuale straordinario e sfortunato, per fortuna vivo ancora oggi per noi e per un coraggio che tuttora manca.
Vincenzo Viti