Pinuccio Rinaldi esprime alcune riflessioni dal punto di vista sociologico sugli episodi di violenza che si sono registrati sabato scorso a Milano e Roma durante le manifestazioni dei No Vax. Di seguito la nota integrale.
Democrazia e violenza insieme, costituiscono un ossimoro, se esiste l’una non deve esistere l’altra, purtroppo non è così.
Qualche giorno fa a Roma e Milano questa contraddizione si è materializzata confermando che se pur teoricamente inconciliabili le due cose coesistono.
Considerando che le due cose appartengono alla categoria dei valori se ne deduce che la crisi generatrice è nei valori.
Nelle società avanzate i valori sono alla base del sistema delle scelte, che è poi la “politica”. Bene, quando la politica dinanzi a questi eventi sceglie di operare per le vie più brevi, e crede così di risolvere il problema, sbaglia !
Infatti, per i fatti di Roma e Milano ritiene di sciogliere un’organizzazione estremista, rea di colpe assolutamente esecrabili e condannabili, e pensa con quest’atto di eliminare alla radice il problema, non è cosi!.
Non lo è per una serie di motivi, ad iniziare dalla condizione sancita dalla Costituzione, che prevede che lo scioglimento di una compagine politica è demandata alla magistratura e non alla politica, per finire alla causa che ha generato l’effetto della violenza, e cioè il mancato ascolto delle istanze sociali, senza poi considerare che l’azione di scioglimento per essere credibile nelle ragioni, deve usare lo stesso criterio per tutti i tipi di violenza, fascismo-nazismo-comunismo ecc.
Con lo scioglimento gli uomini che appartengono a queste organizzazioni, che sono anche i detentori del valore della violenza, non scompaiono e con essi non scopare la violenza. La strada da percorrere è ben diversa, sarà lunga, difficoltosa, onerosa per molti aspetti, ma è l’unica ed è quella di non offrire a questi detentori di valori sbagliati l’occasione della contestazione.
In un sistema democratico il dissenso dev’essere sempre possibile e accettato, purché espresso nelle forme che la stessa democrazia stabilisce. Quando questo avviene fuori dalle condizioni prima citate, ed è appunto il caso di Roma e di Milano, allora la legge, che della democrazia è un suo cardine, contempla i giusti rimedi.
Quando l’equilibrio virtuoso tra democarzia-dissenso-legge viene a mancare, emerge la violenza che è una possibile espressione del dissenso.
Per evitare che questo avvenga è necessario che la democrazia (il sistema delle scelte e delle decisioni) sia funzionante ed efficiente e operi nell’interesse di tutti, e che le decisioni politiche assunte tengano nel giusto conto le necessità sociali, e che la legge sia applicata e non interpretata e abbia anche sempre la sua funzione pedagogica (dura lex, sed lex).
Se osserviamo tutti i fatti violenti degli ultimi periodi, notiamo che la reazione alla violenza non ha avuto un’uguale gradazione, benché ogni violenza da qualsiasi parte essa provenga, dev’essere unanimemente e ugualmente condannata.
Questo diverso atteggiamento che si è prodotto per le violenze generate da gruppi diversi produce l’effetto contrario a quello desiderato, la violenza non viene estirpata ma semplicemente allontanata, con la conseguenza di avere anche turbato l’equilibrio democarzia-dissenso-legge.
Purtroppo la cronaca odierna certifica che questo equilibrio è instabile e gli attori non se ne curano né per l’immediato, né per quello che può verificarsi in futuro.