Si sono svolti in mattinata nella chiesa di San Paolo di Matera i funerali della mamma Judith e del suo figlioletto Tracy, i due migranti congolesi tragicamente scomparsi durante un soccorso in mare effettuato mentre cercavano di ricongiungersi con gli altri familiari già trasferiti da tempo a Matera e accolti grazie al Progetto di accoglienza dei migranti richiedenti asilo del Comune di Matera gestito dalla Cooperativa Il Sicomoro. La tragedia, l’ennesima che coinvolge i migranti che scappano dalla propria terra per cercare una vita serena e lontana dai sanguinosi conflitti del proprio Paese, è avvenuta qualche settimana fa. Durante le operazioni di soccorso in acque internazionali nel passaggio dal barcone alla nave della croce rossa francese un bambino di nome Tracy è caduto in acqua e la mamma si è tuffata nel tentativo di recuperarlo. Il bambino è annegato, mentre la mamma Judith è stata portata sulla nave ma dopo diversi tentativi di rianimazione non c’è stato nulla da fare. Purtroppo il corpo di Tracy è stato trascinato in fondo al mare e nessuno potrai mai recuperarlo mentre quello di mamma Judith qualche giorno fa è stato recuperata ed identificato. In quel momento è scattato il legame con la città di Matera, dove vivono già Tresor, il marito di Judith e il padre di altri due figli, di 4 anni e di 1 anno. E’ stato lo stesso Tresor ad esprimere il desiderio di celebrare un funerale e dare sepoltura al corpo della moglie Judith nella nostra città.
Alla cerimonia funebre, celebrata dal Vescovo Monsignor Pino Caiazzo hanno partecipato il papà Tresor Mupepe, i figli e fratelli Junewie e Josuè, i rappresentanti della Cooperativa Sociale Il Sicomoro diretta da Michele Plati, il prefetto di Matera Antonella Bellomo, il sindaco di Matera Raffaello De Ruggieri, i consiglieri comunali Rocco Buccico, Paolo Manicone e Salvatore Adduce, la direttrice del Polo Museale della Basilicata Marta Ragozzino, alcuni migranti che conoscono bene la famiglia Mupepe e un centinaio di fedeli materani.
Michele Plati della Cooperativa Il Sicomoro ha dichiarato: “Vorremmo che questo funerale non finisse sulle pagine di cronaca ma che diventasse il simbolo di una comunità che piange i suoi figli del mare e che sa ricostruire ponti per una rinascita insieme, stretti uno accanto all’altro, indipendentemente dalla provenienza o dal colore del proprio sorriso.
Una città, la nostra, che riesce a trovare in questa giornata e in questa preghiera corale la forza per appropriarsi di eventi che non accadono solo sulle coste, lontano dai nostri luoghi, ma che arrivano fin dietro le porte delle nostre case.
Il funerale di oggi restituisce à a questa famiglia una speranza, quella di poter ripartire da questa città, e noi tutti oggi possiamo dimostrare di essere all’altezza di un compito così prezioso. Questo non è solo il funerale di Judith e Tracy ma è il funerale di tutti i bambini, gli uomini e le donne che non ce la fanno. Che sulle barche della speranza perdono la vita, i sogni e il futuro. A noi il compito di rispondere come comunità coesa e in modo responsabile a chi riesce a farcela, a chi riesce ad arrivare e ha solo bisogno di trovare risposte di accoglienza.
La nostra cooperativa riparte ogni giorno con loro, per costruire percorsi di vita nuovi, ma da soli non bastiamo e non potremo mai farcela. Abbiamo bisogno del sostegno prima ancora che della città, dei cittadini. Questo momento così tragico e doloroso può diventare il punto di partenza per ritrovarsi insieme. Ringraziamo tutti coloro che hanno manifestato la propria vicinanza attraverso un gesto di accoglienza”.
“Judith e la sua tragica fine sono parte delle nostre coscienze, ci toccano nel profondo e ci richiamano ai valori forti della solidarietà e dell’accoglienza”. Così il sindaco commenta la storia della migrante congolese morta in mare per salvare uno dei suoi figli, che verrà seppellita a Matera dove sono stati accolti il marito e altri due figli.
“venerdì 10 marzo, accompagneremo Judith nel suo ultimo viaggio, nella consapevolezza che la sua storia di dolore, di sofferenza, di speranze interrotte, non entri nelle cronache quotidiane destinate a scomparire in poche ore. Il suo sacrificio, il più alto, quello per salvare il proprio bambino diventi voce forte e inesorabile contro le organizzazioni che speculano sulla tratta di esseri umani, che sfruttano la fuga dal dolore, che trasformano le persone in numeri di una popolazione parallela e invisibile che si muove lungo le rotte della migrazione.
Judith vivrà per sempre nel ricordo dei suoi familiari, segnati da una tragedia che ci auguriamo possa essere lenita, almeno in parte dall’accoglienza di Matera e dei materani che su questo valore hanno basato la nostra comunità”.
Omelia per le esequie di Judith dell’Arcivescovo di Matera Monsignor Pino Caiazzo
Carissimi, questa mattina ci ritroviamo a vivere un momento che per noi cristiani non è il semplice gesto delle esequie. Celebriamo la vittoria di Cristo sulla morte proprio mentre fissiamo il nostro sguardo su questa bara. Contiene un corpo di una giovane donna che nessuno di noi materani ha mai conosciuto ma che abbiamo accolto come sorella doppiamente: come sorella che fa parte di questa umanità, quindi ci appartiene, come sorella nella fede, quindi un forte legame spirituale.
Mi permetto di esprimere a nome di tutti voi presenti, dell’intera città di Matera, rappresentata dal Sig. Sindaco Raffaello De Ruggeri, della nostra nazione, rappresentata da S. E. il Prefetto Antonella Bellomo, della nostra Regione, rappresentata dal Consigliere Regionale Luigi Bradascio, dalla Coop. Il Sicomoro attraverso il Presidente Michele Plati, la nostra vicinanza e le più sentite condoglianze al marito di Judith e ai suoi piccoli bambini.
Dietro questa morte c’è il gesto eroico di una mamma che non ha esitato a lasciarsi ingoiare dalle onde del mare pur di tentare di salvare il suo piccolo figlio.
Insieme a lei ogni giorno, ormai nel disinteresse generale, decine e decine di uomini, donne e bambini, che diventano centinaia, migliaia continuano a riempire i nostri mari. Sono numeri? Sotto tanti aspetti sì. Anche Judith era diventata il N. 7 fino a quando non si è arrivati al riconoscimento. Ma la maggior parte di essi sono identificati come numeri. E questo potrebbe essere normale ai fini burocratici e legislativi. La cosa più triste è quando, anche per colpa di taluni organi di informazione a livello nazionale (TV commerciali come vengono definite) si martella quotidianamente facendo passare volti di persone come me, come te, come numeri pericolosi che vengono a rovinare le nostre terre.
La Parola di Dio che la Chiesa ci presenta in questo venerdì di Quaresima ci aiuta a riflettere. Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? E’ quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura.
E nel Vangelo: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Cosa significa? Cosa vuol dirci il Signore? Sinteticamente possiamo dire questo. Il cristiano non si ferma ad un generico buonismo, come dice Papa Francesco. Testimoniare la propria fede significa uscire dalla vuota retorica religiosa agendo in base alle parole che si pronunciano.
C’è bisogno di riconciliarci con la storia, con l’umanità divisa, sfruttata, dove gli interessi prevalgono sul bene della terra, e costruire ponti umani smettendola di continuare a innalzare muri, anche se quelli più pericolosi si nascondono dietro false idiozie partitiche e di bandiera.
L’uomo è uomo e non c’è differenza di razza, di cultura, di colore o di lingua. Gesù, nel vangelo, ci dice che l’atteggiamento di indifferenza, di litigi anche all’interno della comunità cristiana, sono una stonatura.
Mi piace citare ancora una volta Papa Francesco che dice: “Gesù fu a suo tempo vittima “dell’indifferenza” che oggi colpisce emarginati e profughi nel mondo: quella di coloro “che non vogliono assumersi la responsabilità del loro destino”.
La nostra terra di Basilicata, la nostra città di Matera, con le esequie di Judith e del suo piccolo, risponde alla logica dell’indifferenza, accogliendo anche il corpo annegato al largo della Sicilia e facendosi carico di un dolore che appartiene a tutti. Dolore che presentiamo al Signore affinchè liberi l’uomo dalla tentazione di sentirsi padrone della storia e di gestire il destino della vita altrui o addirittura di intere nazioni.
Con il salmista abbiamo detto e ripetiamo ancora: Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica.
Viviamo questo momento nella speranza che anima noi cristiani e chiediamo al Signore che accolga l’anima di Judit e del suo bambino nella vita eterna. Possano godere, insieme ai tanti, che sono ancora numeri perché non identificati o che si trovano in fondo al mare, quella pace paradisiaca promessa da Gesù ai suoi fedeli.
Ora che il corpo di Judith riposerà nella nostra terra l’affidiamo alla Madonna della Bruna certi che già da tempo è stata da lei accolta alle porte del Paradiso. La polvere del corpo di Judith concimi la nostra amata terra: tutti possiamo gustare i frutti che produrrà, apprezzare e godere il profumo dei colori che animerà la nostra cultura, disintossicare la terra dalla logica della rassegnazione e della paura. Amen.
+ Don Pino, Arcivescovo
Funerali di mamma Judith e del suo figlioletto Tracy, nota dell’associazione Associazione Avvocati di Strada di Matera
Uomini, donne e bimbi del mare
A seguito della ennesima tragedia del mare, in cui hanno perso la vita alcuni profughi, come risulta dalla nota diffusa dalla Cooperativa il sicomoro di Matera;
Come professionisti, volontari nell’assistenza giuridica degli ultimi, ci riconosciamo nel senso civile dell’accoglienza, della tolleranza e dell’uguaglianza dei popoli degli uomini e delle donne.
Una simile tragedia, ha colpito la nostra attenzione, poiché segna la coscienza civile della nostra città.
È doveroso, da parte nostra segnalare, nell’ indignazione per le tragedie del mare, la nostra vicinanza ed il cordoglio ad una famiglia divisa dalla sofferenza, dalla paura e la fame.
Una famiglia che oggi trova nell’opera dei volontari della nostra città, una testimonianza di condivisione e di accoglienza per gli uomini , le donne e i bimbi del mare.
Quegli uomini, donne e bambini che per la loro libertà hanno il coraggio di sacrificare la propria vita.
Sentite condoglianze a Voi (uomini, donne, bimbi del mare) che avete scelto Matera quale Vostra nuova vita.
Grazie alle associazioni, alle cooperative di volontariato della città, che con impegno e dedizione quotidiano, testimoniano il valore dell’inclusione, della tolleranza e dell’accoglienza in un senso civico che ci appartiene.
Giuseppe Pace e Ruggiero Luigi De Nicolais dell’Associazione Avvocati di Strada di Matera
La fotogallery del funerale di Judith e Tracy Mupepe (foto www.SassiLive.it)