Riceviamo e pubblichiamo una nota di Pio Abiusi, esponente di spicco di Città Plurale, in cui si affronta la vicenda legata all’accesso agli atti, finalmente disponibili gratuitamente dopo l’intervento del Difensore civico.
Il dito d’oro del dirigente.
E’ ben noto come i dirigenti del comune di Matera abbiano le dita d’oro e l’utilizzo va pagato profumatamente, è il caso del dito che, utilizzato per premere “invio” sul computer, costa 10 Euro.
Bando agli scherzi e veniamo a descrivere una situazione preoccupante quando si parla del Comune di Matera.
Grazie all’intervento del Difensore civico regionale Avv. Catello Aprea, il Comune di Matera ha rimodulato una delibera che riguardava anche l’accesso agli atti e che era nulla.
Nulla perchè recante la firma del Sub-Commissario Camerini e che il Tar della Basilicata con sua sentenza ha definito di nomina illegittima, insieme all’altro sub-commissario. E’ risaputo che ogni atto compiuto da un soggetto illegittimamente insediato è nullo e non produce effetti. Questo non vale per il Comune di Matera dove la legalità formale è garantita da un Segretario Generale che sarebbe opportuno portare alla “Fiera dell’Est” e provare a dare senza voler giungere alla rottamazione.
Tutti i cittadini ai quali, a fronte della delibera N°157 del 9 Aprile 2010 è stata chiesta una gabella, possono chiedere la restituzione degli importi pagati e pagare quelli di delibera precedente se mai è esistita. C’è voluto il Difensore Civico affinchè il dirigente all’urbanistica, distaccato dall’Ente Regione e promosso sul campo per il passaggio oltre che per la lunga militanza nel partito-regione, mettesse mano alla delibera e nella risposta formulata all’Avv. Aprea parlasse di fascicoli esistenti sin dal 1950!! Sa il nostro che trascorsi 40 anni le pratiche , quelle non scartate secondo l’apposito massimario valido per tutti i comuni italiani vanno nell’archivio storico e seguono un percorso diverso? Circa la tenuta dell’archivio storico di Matera ne sanno qualcosa i ricercatori che hanno rinunciato a dedicarsi perchè è completamente in disordine- ma la città non era candidata a qualcosa che faceva riferimento alla cultura, quanto vale una città senza memoria?
E’ buona norma di gestione che a fine anno tutte le pratiche non più in corso vengano inviate ad un archivio di deposito per creare spazio in quello corrente ed è per questo che non è possibile fare distinzione tra archivio di deposito e quello corrente e datarlo per una durata temporale di 12 mesi. Per questo motivo in altre città essendo difficile fare la distinzione tra i due archivi non si applicano i diritti di ricerca. La chicca finale è il dito d’oro del dirigente. La ricerca di una pratica informatica è identica sia che si riferisca a ieri sia che si riferisca a 10 anni fa- basta pigiare un tasto- Il dubbio, certezza, è che anche l’archivio informatico sia gestito alla men peggio ed è per questo che è richiesta la gabella di 10 Euro. Che dire infine delle pratiche non informatizzate; faldone da sollevare è quello relativo a pratiche di ieri , faldone dalle stesse caratteristiche è quello relativo a pratiche di anni addietro. Diciamo che questa nuova delibera , approvata dalla giunta senza che ne comprendesse la portata pone drammaticamente in evidenza che anche la tenuta dell’archivio sia storico che attuale è “approssimativo”. Non ci stanchiamo di ripetere che una città senza memoria vale poco.
Pio Abiusi