Il Comitato Terre Joniche traccia un bilancio della vertenza avviata nei giorni scorsi attraverso lo sciopero della fame di tre persone per reclamare gli stessi diritti garantiti alle popolazioni di altre regioni italiane colpite da calamità naturali, l’ultima in ordine cronologico la Sardegna. Di seguito la nota integrale e il commento di Franco Vespe
e: due vittorie ed un punto da verificare con la Regione. Ora rilanciamo e ringraziamo della solidarietà.
Grazie città di Matera, uomini e donne di Basilicata; dopo lo sciopero della fame, con due punti positivi incassati ed uno da verificare, siamo più forti per rilanciare la vertenza per la messa in sicurezza. Prossima tappa: la certezza di ristori di primo soccorso per le aziende e le famiglie alluvionate e l’apertura di un tavolo con la Regione su come prevenire i disastri ambientali. Sabato 11 gennaio 2013 ci ritroviamo a Matera in assemblea con i sindaci e tutto il movimento per valutare gli atti che saranno stati compiuti e decidere come andare avanti.
Nell’assemblea di chiusura della mobilitazione di Natale tenuta a Matera in Piazza Vittorio Veneto la mattina di domenica 29 dicembre 2013, sono stati richiamati i tre obiettivi posti a base dell’iniziativa dello sciopero della fame condotto da tre componenti del Comitato per la Difesa delle TerreJoniche:
Fare avanzare l’iniziativa del Comitato nella percezione dei cittadini come una questione che non riguarda solo chi ha subito direttamente i danni di tre alluvioni nel giro di meno di tre anni per farla diventare una vertenza generale per la messa in sicurezza del territorio, il diritto a vivere in condizioni degne delle popolazioni delle aree dei bacini fluviali lucani e pugliesi, il diritto ad avere risposte quando si subiscono danni e il diritto ad essere rispettati come cittadini lucani e popolo lucano
Ottenere finalmente la dichiarazione di stato d’emergenza per l’alluvione del 7/8 ottobre 2013 con finanziamenti adeguati
Avere la garanzia che fin dal primo provvedimento ci siano somme, oltre che per l’emergenza ambientale e la messa in sicurezza, anche per venire incontro al dramma di tante famiglie e attività economiche dell’area colpite nei beni e nel lavoro
“Oggi segniamo un forte avanzamento della nostra iniziativa nella percezione dei cittadini lucani” ha detto Fabbris nella sua relazione “La celebrazione della Santa Messa di Natale in Piazza che ha coinvolto la comunità dei credenti, i tanti gesti di solidarietà e di sostegno dei cittadini lucani che ci hanno accolto con affetto e partecipazione, le iniziative messe in campo di sostegno a Marconia e Montescaglioso, il coinvolgimento di tanti altri cittadini e realtà al nucleo iniziale del Comitato e molti altri segnali giunti in questi giorni ci dicono chiaramente che segniamo un grande passo in avanti e un forte rafforzamento del Comitato e della capacità dei cittadini di ottenere risposte”
Sempre Fabbris sugli altri due obiettivi: “Il Prefetto Gabrielli e il Viceministro Bubbico ci hanno risposto con un si ed un no. Si all’emissione del decreto di riconoscimento dello stato d’emergenza e della conseguente ordinanza al primo Consiglio dei Ministri utile di Gennaio (previsto per il 3/4 Gennaio). No alla possibilità di avere fin da questo provvedimento che sta per essere assunto prime somme e strumenti per soccorrere le famiglie e le aziende in difficoltà per l’alluvione del 7/8 Ottobre, in ragione del fatto che l’ultima modifica delle norme lo impedisce prevedendo che potrebbe essere possibile solo in una seconda fase”.
Il Comitato, su questi due ultimi punti, ha espresso una valutazione chiara: “Bene che, finalmente e grazie alla pressione esercitata in questi giorni, il Governo si sia risolto ad adottare (dopo tre mesi) quello che è stato possibile per altri (es. Sardegna) in 48 ore ma noi non rinunciamo al fatto che le famiglie e le attività colpite non possano avere almeno prime forme di sostegno economico per i danni subiti”.
“E’ evidente che ora la Regione Basilicata dovrà rispondere della richiesta di intervenire secondo il principio della compartecipazione di Stato e Regione nella risoluzione dei problemi e dovrà rispondere alla richiesta di farsi carico di una soluzione che risponda al dramma di famiglie e aziende in ginocchio individuando e liberando risorse economiche. Vista la disponibilità annunciata dal Presidente Marcello PIttella in due incontri con noi ad affrontare le questioni poste ed a cercare soluzioni, il Comitato chiede alla Regione la convocazione urgente di un Tavolo di confronto con la Regione per verificare le risposte possibili”.
Prossimo obiettivo immediato del Comitato, dunque, è quello di tenere l’incontro con la Regione Basilicata concordato per una data fra il 7 e l’8 Gennaio per aprire il confronto su come definire una strategia sia per la Messa in sicurezza del territorio sia per prevenire ulteriori disastri ambientali; “in quell’incontro” sostiene Carmine Sgambato, uno dei tre componenti il Comitato reduce dalla sciopero della fame dei giorni di Natale “porremo al primo punto il confronto con la Regione Basilicata per trovare le risorse per venire incontro almeno al primo soccorso necessario alle famiglie ed alla attività che corrono il rischio del fallimento per aver subito i danni”-
Conseguentemente, il Comitato convoca per sabato 11 Gennaio un’assemblea con i sindaci, la Provincia e i cittadini per verificare il rispetto degli impegni assunti dal Governo e l’esito del primo confronto con la Regione.
“E’ evidente che la questione delle alluvioni è una vicenda complessa, una matassa intricata composta da molti nodi che riguardano responsabilità e ritardi politici, di governo, di modello di gestione economica e produttiva, di come gli stessi cittadini gestiscono il rapporto con le risorse, il territorio e i fiumi. Sciogliere questi nodi non è affare da poco e tantomeno può essere fatto in un colpo solo. Serve un nuovo patto fra le comunità dei fiumi e la terra a 50 anni da quello della Riforma Agraria, una rivisitazione critica del nostro modello di gestione e governo del territorio, scelte politiche e di governo coerenti, comportamenti individuali e collettivi responsabili. Noi siamo fermamente determinati ad aprire un confronto con la Regione ed il Governo su questi temi ma, intanto, partiamo dallo sciogliere i
nodi più urgenti attorno cui corre il rischio di aggrovigliarsi tutta la matassa: quello di salvare le comunità colpite dai danni. Se dovesse morire il malato, non ci sarebbe strategia cui guardare per il futuro perchèle nostre comunità sarebbero minate irrimediabilmente. Nodi che potranno essere risolti solo se la vertenza per la messa in sicurezza del territorio sarà assunta non solo da quanti sono stati direttamente colpiti ma, in realtà, da tutti gli uomini e le donne di Basilicata”.
Per questo il Comitato guarda con grande soddisfazione al risultato raggiunto in questi giorni di presenza a Matera e di presidi organizzati a Marconia e Montescaglioso. Straordinaria la risposta della Città di Matera, sia della sua comunità credente che si è manifestata in particolare con la Messa di Natale, sia dei tanti cittadini e delle innumerevoli associazioni che hanno manifestato in tanti modi il coinvolgimento, la condivisione, la solidarietà e la vicinanza alle nostre iniziative.
Oltre 2.400 firme raccolte per la petizione al Governo Letta sono solo uno dei segni di come siamo stati percepiti nella città di Matera e sono, per noi, il segno di un grande lavoro da fare che, oggi, è sempre più possibile.
Il Comitato per la Difesa delle TerreJoniche ha prodotto un documento che riportiamo di seguito rivolto alla città di Matera ed a tutti i cittadini di Basilicata.
Mai come in questi giorni ci sono arrivati, ed ancora arrivano al portavoce del Comitato, centinaia di attestati di solidarietà e condivisione, durante e dopo i sei giorni di sciopero della fame. Messaggi non formali e non solo via web, anzi la maggior parte di persona e per telefono oltre che migliaia di firme raccolte online ed ai banchetti in occasione della nuova fase della mobilitazione che abbiamo messo in campo in cui Fabbris, ancora una volta, è stato particolarmente esposto e seguito dai media ed in rete. Media cui va il nostro primo ringraziamento per come hanno colto il merito della nostra esperienza e ci hanno aiutato a rompere la cortina di silenzio che di solito grava su quanti sono colpiti da drammi sociali riuscendo, anzi, a dare forza e spessore alla nostra voce.
Persone normali, anziani, giovani, uomini e donne….tante e tanti a esprimere in mille mpdi parole di ringraziamento e di sostegno. Parole e gesti che sono patrimonio dell’intera comunità che sta conducendo la straordinaria esperienza del Comitato per la Difesa delle TerreJoniche e che condivide, ormai da tre anni, percorsi e impegno.
Ogni cosa fatta in questi anni dal Comitato è stata possibile perchè un gruppo di persone vere ha deciso di condividere insieme un cammino.
Il fiume tre anni fa è straripato ed ha trovato un territorio abbandonato e abitato da gente divisa e separata, senza coscienza di se; ognuno immerso nell’individualismo, nell’egoismo e nella diffidenza che sono figli della sconfitta culturale, etica, economica e sociale seguita alle promesse della riforma agraria.
Ognuno alla ricerca della sua personale via per superare la propria crisi, percepita come dimensione separata dagli altri, pensando che il proprio destino dipendesse non dalla dimensione collettiva delle risposte che si avevano ma dalla capacità personale di affermarsi magari trovando qualche santo protettore di turno.
Il fiume straripando ha ricoperto di fango molte illusioni ed ha mostrato il volto della realtà: di fronte alla crisi sei uguale e stai nello stesso modo sia che tu sia lucano o pugliese, agricoltore o commerciante, giovane o vecchio, disoccupato o pensionato. La mancanza di risposte di un potere arrogante e distratto, che non ha più nemmeno margini per poter dividere il popolo in famigli da garantire ed emarginati da escludere, da uno schiaffo in faccia a tutte le vuote speranze di una mancia che risolva i propri personali problemi.
Su questa cruda realtà si è innestata l’esperienza del Comitato, sulla ricerca costante del tenere insieme quello che la crisi e la politica che la ha voluta ha fin qui diviso, per cercare nuove unità dopo quelle che negli anni delle lotte per la terra avevano saputo spuntare la riforma agraria ed una nuova stagione di democrazia e progresso nelle nostre terre.
Sta nascendo, in questi anni e dentro il percorso della mobilitazione del Comitato TerreJoniche, una nuova comunità di uomini e donne che, di nuovo, hanno deciso di alzare la testa per la dignità propria e di tutti come fecero i contadini che lottando impararono a non togliersi il cappello di fronte al padrone agrario di turno.
Una comunità in cui cresce la coscienza di se e che sta imparando a passare dalla protesta alla vertenza nella consapevolezza che in ballo non c’è semplicemente la soluzione di un piccolo/grande problema personale ma la soluzione per il territorio e che la posta è, ancora una volta la Terra, la nostra Terra lucana su cui abbiamo il diritto di vivere in pace e con dignità.
Se tre di noi, Gianni Fabbris, Carmine Sgambato e Tonino Melidoro, hanno potuto condurre un duro sciopero della fame a Natale non assumendo (chi per 6 giorni , chi per 4) alcun cibo solido ma bevendo solo acqua, the e caffè, in realtà è stato possibile perchè in tanti si sono adoperati ed attivati.
Agricoltori, Artigiani e commercianti con le loro famiglie, giovani attivisti, professionisti tutti impegnati a sostenere con i turni, il sacrificio ed il lavoro le iniziative in cui il nostro portavoce appariva esposto mediaticamente. Avremmo proseguito se non avessimo ottenuto i risultati che ci eravamo prefissati e che abbiamo raggiunto e superato.
Lo abbiamo fatto perchè la nostra non è una protesta ma una vertenza e lo sciopero della fame è una forma di lotta come tante altre che abbiamo messo in campo in questi anni, ogni volta legandola alle forze in campo, alla crescita del movimento, alla ricerca del consenso ed agli obiettivi che di volta in volta ci diamo.
Lo abbiamo potuto fare perchè ci sentiamo una comunità che condivide i percorsi, le vittorie e le sconfitte. In questa esperienza, di vera pedagogia popolare dal basso c’è la straordinaria risposta della nostra gente, degli uomini e le donne di Basilicata che hanno tentato, in un angolo remoto del Sud, in quella che potrebbe essere una periferia qualsiasi del grande Impero Globale, di percorrere la Via della LIberazione riprendendosi il diritto a decidere e vincendo il confronto con il potere e assumendo coscienza e consapevolezza di se.
Crediamo che si senta questa dimensione, che traspaia e che, anche se non è completamente chiara ed esplicita, si percepisce come la modalità con cui opera il Comitato sia diversa da tante altre. Una diversità che parla di unità, di non ideologismo, che rifiuta il minoritarismo, la demagogia e la testimonianza, che non urla ma rivendica, che non protesta ma pretende, che non denuncia ma propone, che vive di autonomia di fronte a qualsiasi livello della politica.
Sarà per questo che abbiamo registrato la straordinaria accoglienza che abbiamo avuto dalla Città di Matera, dai semplici cittadini, dalle istituzioni, dalle associazioni, dalla comunità credente e da quella laica. Non era scontato che mettendo due gazebo nel pieno della vetrina del Natale Materano avremmo potuto incassare un insperato attestato di adesione come quello che abbiamo avuto.
Buon anno da parte di tutti noi, oggi vi ringraziamo insieme per la grande prova di solidarietà che abbiamo ricevuto in questi giorni. Domani saremo a chiamarvi ad unirvi a noi pronti ad unirci a voi per fare più forte la via che ci porti fuori dalla crisi sociale, economica. ambientale e di democrazia che ci impone questo capitalismo liberista.
Franco Vespe (membro del Comitato Scientifico di GALILEO della Agenzia Spaziale Europea) su manifestazioni Comitato Terre Joniche
A Natale sono uscito di casa per recarmi alla messa. Sul portale di San Francesco chiuso c’era il messaggio che la messa quella mattina sarebbe stata celebrata all’aperto in piazza, in segno di solidarietà con il comitato per la difesa delle terre ioniche. Così mi reco davanti alla prefettura con Nembo Kid Gianni (Fabris) a fare una pre-omelia spiegando i motivi della protesta e del loro sciopero della fame. Nelle prime file della messa celebrata da Sua Eccellenza si sono posizionati gli esponenti del I Stato con in testa niente poco di meno che il nuovo presidente della Regione. Le ragioni della protesta sono inoppugnabili. Danni tremendi sul territorio prodotte dalle alluvioni e frane con perdite anche di vite umane, completamente ignorati dal governo nazionale. Sempre Gianni (uno dei nostri pochi uomini pubblici in grado di infilare correttamente i congiuntivi!) alcuni giorni dopo illustra i risultati che si sono ottenuti con la visita di Franco Gabrielli mettendo fine così al suo eroico sciopero della fame. A fare da cornice alla conferenza stampa all’aperto sempre i soliti amministratori che recitano la parte delle prefiche al capezzale di coloro hanno essi stessi mutilato! Capisco che Gianni ha dovuto fare da padrone di casa onorando con la giusta educazione i livelli istituzionali accorsi ma di fronte aveva proprio coloro che assommano le maggiori responsabilità quando disastri sul territorio avvengono (dissesti idrogelogici, alluvioni e Terremoti). E’ improprio parlare di calamità naturali perché ormai sono centinaia di anni che l’ambiente ed il territorio, almeno in Europa, si è così antropizzato tanto da vivere una simbiosi strettissima con l’uomo. Non c’è più alcuna distinzione ormai fra habitat naturale e antropico. In un dibattito di 15 anni fa al quale fui invitato a partecipare insieme all’allora presidente dalla protezione civile Prof. Barberi nel napoletano, ci fu un sindaco che teorizzò ed osannò l’abuso edilizio dettato dal “bisogno”. Sempre nell’ambito di un progetto scientifico con l’Unione Europea ad Avigliano, dopo aver segnalato l’esistenza di movimenti franosi nell’area investigata agli amministratori, la volta successiva trovammo i nostri capisaldi battuti con il GPS divelti da una ruspa. Stavano costruendo nuove case proprio lì! Per andare ad oggi la nostra stessa città
sta tollerando progetti edilizi (abusivi ?) sul crinale franoso dell’aia del cavallo (la discesa dei pompieri per intenderci) che non sono altro che preparativi inquietanti di una tragedia annunciata. Cosa fa il sindaco di Matera ? Farebbe bene a chiamare immediatamente le ruspe del genio militare per abbattere quei reticoli di cemento armato che si stanno ergendo dando così concreta prova di avere a cuore il bene dei suoi cittadini e della città…. anche dei tanti …oni che la popolano! Sempre un comune del materano, il cui sindaco era presente nella “celebrazione funebre” di Gianni, ci aveva chiesto pochi mesi prima di effettuare dei rilievi satellitari per dimostrare che un area, soggetta nel passato a disastrose frane, oggi possa essere dichiarata stabile per ospitare nuove cementificazioni! Insomma di esempi se ne possono fare a bizzeffe di come sindaci ed amministrazioni locali ignorano con i loro atti la tutela del territorio. La cosa bella è che oggi vi sono tecnologie sia “in situ” che aero-satellitari che potrebbero garantire un monitoraggio in tempo reale di aree soggette a rischio. E’ una soluzione sulla quale sta lavorando disperatamente ed inascoltato il sindaco di Craco da anni! Per quel che riguarda il monitoraggio satellitare in tempo reale di aree a rischio utili per la protezione civile in Basilicata vi sono delle esperienze formidabili. Con il sistema GPS oggi, con il GALILEO europeo fra pochi anni, si è in grado di misurare spostamenti con precisioni di pochi millimetri in tempo reale, produrre campi di previsione meteorologica su scala locale molto precisi o studiare i fenomeni erosivi delle coste. Vi sono nella nostra regione fra l‘altro competenze tecnologiche professionali come quelle dei geometri che potrebbero essere mobilitate per trasformare queste sperimentazioni ormai mature in un servizio sociale diffuso sul territorio. L’Agenzia Spaziale (ASI) aveva chiuso un accordo per aprire una collaborazione finanziaria e tecnologica con la Regione Basilicata al fine di fare del nostro territorio un’area pilota buona per sviluppare questi servizi. E’ finita che, mentre l’ASI stava iniziando a metterci qualche risorsa, i dirigenti della regione hanno iniziato a giocare al torello con essa nascondendo e palleggiando da un dipartimento all’altro i fondi che sulla carta
erano state stanziati per il progetto. E’ inutile dire che questi fondi sono spariti esattamente come nel gioco delle tre carte. Chiacchiere evidentemente! Oggi siamo alla vigilia del lancio del programma comunitario HORIZON 2020 con il quale si punterà a sviluppare impresa e servizi basati sui sistemi satellitari GALILEO e le missioni Sentinel del GMES (Global Monitoring for Environment and Security). Sarebbe il caso che amministrazioni, imprese e centri di eccellenza si potessero organizzare e coordinare per aggredire quei fondi UE con il fine di fare della nostra regione un area pilota sulla quale applicare tecnologie innovative per carpirne il pur minimo scuotimento in tempo reale!
Francesco Vespe, Membro del Comitato Scientifico di GALILEO della Agenzia Spaziale Europea