A quasi un anno di distanza dall’alluvione di Marzo scorso, nell’assemblea generale aperta è stato illustrato lo stato dell´arte nelle regioni Basilicata e Puglia per quanto riguarda l´applicazione dell’OPCM.
In Basilicata nonostante i lavori fossero notevolmente avanti rispetto a quelli della vicina Puglia c´è stato un considerevole rallentamento dovuto al rimpasto della Giunta e al conseguente cambio del vicario che vede al posto dell´assessore Gentile il neo arrivato Mancuso. La sostituzione che doveva essere formalizzata dal Co.re.com a causa dell´emergenza neve ha dovuto subire notevoli rallentamenti.
Tra le novità sostanziali c´è stato l´intervento del Presidente De Filippo presso l´ABI affinchè possa essere applicato l´art. 8 dell´ordinanza che prevede il diritto da parte degli alluvionati di richiedere agli istituti di credito e bancari la sospensione per otto mesi delle rate dei finanziamenti.
E´ stata emanata, inoltre, una delibera che riguarda la ripartizione dei 14,5 milioni destinati all´ordinanza nel seguente modo:
– Ripristino argini del fiume Bradano;
– ripristino argini del fiume Basento;
– ripristino argini del fiume Cavone.
Entro 60 giorni dalla pubblicazione dell´OPCM sulla G.U. i Presidenti sono, infatti, tenuti a redigere il piano degli interventi e applicare quanto inserito nell´ordinanza (es.: destinazione di ulteriori risorse e sospensione da parte delle banche delle rate dei finanziamenti, etc.).
Il Comitato ha tenuto in questi giorni numerosi incontri sia in Puglia che in Basilicata per ribadire la necessità di dare risposte alle popolazioni colpite e di definire una mappatura per aree di rischio alle quali destinare percentuali di risorse differenziate in base alla gravità del danno subito:
– Area A: epicentro dell´alluvione con i danni maggiori;
– Area B: danni mediamente importanti ma che non ha portato alla distruzione degli impianti, aziende, abitativi;
– Area C: tutti.
Per quanto riguarda la Regione Puglia, lunedì 13 febbraio scorso abbiamo tenuto il primo incontro tra gli organi istituzionali al “tavolo tecnico” presso il Palazzo della Provincia di Taranto. Presenti il viacario Luca Limongelli, capo della Protezione Civile pugliese, una decina di soggetti attuatori dell´OPCM che ne costituiscono lo staff, i comuni del tarantino (Palagianello, Castellaneta, Ginosa), la provincia di Taranto, il Consorzio di Bonifica e il Genio Civile.
D´incontro è emerso che il 17 aprile 2011 la dichiarazione di stato di emergenza ha coinvolto ben 56 comuni pugliesi che hanno espresso criterio di priorità e hanno evidenziato danni per oltre 250.000.000 di euro. Emerge quindi la necessità di redigere come per la Regione Basilicata un piano di intervento entro 60 gg. a partire dal 5 gennaio scorso, quando cioè è stata pubblicata sulla G.U. l´ordinanza per la regione Puglia. Il vicario ha già sostenuto che vista la vastità del territorio colpito la redazione si protrarrà per ulteriori 15 giorni come prevede la stessa OPCM ma che incontrerà al più presto i sindaci degli altri comuni colpiti.
Il Comitato anche a Limongelli ha evidenziata la necessità di trovare altre risorse da destinare all´ordinanza come per altro definito dall´art. 10 comma 3 della suddetta nonché una ricognizione con l´individuazione delle priorità per aree di rischio a cui destinare le risorse in percentuale ai danni avuti. Una percentuale dovrà essere destinata anche agli Enti che hanno anticipato risorse affinchè possano evitare il dissesto finanziario e dentro l´emergenza un´ultima percentuale dovrà essere destinata alle attività economiche e alle famiglie che hanno perso tutto.
E´ stato chiesto ai due Commissari di esprimersi sulle proposte avanzate dal Comitato in occasione dell´anniversario dell´alluvione quando, fra il 1° e il 4 Marzo p.v., verranno invitati ad una serie di incontri/ricognizione in loco nel territorio materano e tarantino alluvionato.
Infine è stata resa nota la sentenza emessa nella giornata di ieri 16 febbraio della Corte di Cassazione in merito al ricorso presentato da diverse regioni, tra le quali Basilicata e Puglia. La decisione della Consulta reputa, così, “parzialmente anticostituzionale” la legge 10/2011 annullando così quella che è stata chiamata “tassa calamità” o “tassa sulle disgrazie” e ritornando al quadro normativo della 225/1992. Viene pertanto abolita una norma profondamente iniqua che andava a penalizzare cittadini gia’ colpiti da eventi calamitosi, costringendoli, per giunta, a subire la beffa di un’ulteriore tassazione.