Mario Cuccarese, portavoce di MuoviAmo Tursi, in una nota torna ad occuparsi dei pericoli che corrono le decine di famiglie residenti nella
zona residenziale 167 e sui rischi di isolamento che corre tutta la
Città di Tursi a seguito della lettera inviata dal sindaco Labriola a Regione Basilicata e Provincia di Matera. Di seguito la nota integrale.
MuoviAmo Tursi: “L’amministrazione comunale di Tursi ha dormito per 3 anni”.
Subito dopo il comunicato stampa di MuoviAmo Tursi del 7 novembre
scorso, sui pericoli che corrono le decine di famiglie residenti nella
zona residenziale 167 e sui rischi di isolamento che corre tutta la
Città di Tursi, il sindaco ha scritto una lettera al presidente della
Regione e a quello della Provincia chiedendo riverente aiuto. La
lettera è stata inviata l’11 novembre (4 giorni dopo il nostro
comunicato stampa).
Nella richiesta di aiuto, il sindaco ha elencato tutte le note
precedentemente inviate agli enti competenti. Salvo le richieste
relative alla data dell’evento calamitoso, verificatosi a marzo 2011,
nessun atto è stato realizzato o inviato fino alla lettera dell’altro
giorno (inviata 4 giorni dopo il nostro comunicato stampa).
Il sindaco e l’intera amministrazione comunale, hanno dormito per più di 3 anni. Oggi si svegliano, dopo che MuoviAmo Tursi ha acceso loro la coda di paglia e messo in chiaro quali sono le responsabilità di
questa vicenda. La negligenza, cioè la mancanza di diligenza, è causa
di responsabilità.
L’amministrazione comunale poteva intervenire immediatamente con una spesa urgente fino a 200 mila euro. Oppure poteva realizzare
l’intervento così come fece per il parcheggio in Rabatana, che venne
progettato, finanziato e realizzato nel giro di pochi mesi. Si accese
un mutuo di 174 mila euro presso la Cassa Depositi e Prestiti, grazie
all’incarico dato ad un architetto il 22 marzo, pochi giorni dopo
l’alluvione. Perché la stessa celerità d’intervento non è stata
adoperata per l’argine crollato nel Pescogrosso? Il parcheggio
crollato in Rabatana non comprometteva mica vite umane. L’argine
crollato invece sì.
Cosa ancora più grave è la sottrazione di responsabilità che il
sindaco ha sottoscritto ai danni dell’Acquedotto Lucano con una nota
inviata il 7 novembre, nella quale si indica, implicitamente, come
concausa del crollo dell’argine la presenza della tubazione idrica,
che attraversa il letto del canale ad un metro di altezza, causando lo
straripamento del torrente in piena.
La strada provinciale ha già perso un metro di carreggiata. Ciò che
separa il letto del torrente dalla prima palazzina sono 40 metri di
terreno.
Abbiamo già detto in altre occasioni, che bastavano (e bastano) 50
mila euro spesi bene, per risolvere la questione definitivamente, con
un progetto serio. La provincia spese più di 70 mila per fare un
argine in cemento armato che non è durato neanche un inverno. Il
comune ha chiesto 660 mila euro alla regione 3 anni e mezzo fa. La
regione ha chiesto 660 mila euro al governo nazionale, 10 mesi fa.
Il sindaco, durante il consiglio comunale del 10 novembre scorso, ha
farneticato prendendo le distanze dal comportamento del sindaco di
Carrara, città alluvionata per il crollo di un argine appena
ricostruito, quando nessuno si era mai immaginato di paragonarcelo. Ha fatto tutto lui. Ha farneticato di aver ricevuto proprio il 10
novembre una lettera dalla regione in merito alla questione. Ha
affermato che le palazzine non sono a rischio, nonostante l’argine sia
crollato. Affermazioni pesanti e chiare, su come si sia sottovalutato
e si stia sottovalutando il pericolo.
C’è sempre la proposta dell’onorevole Mucchetti in campo, mutuata da
Pisticci Scalo: perché non spostare le 4 palazzine della zona 167 in
un’altra zona?