Sull’aula consiliare da realizzare presso il Comune di Matera riapre il dibattito l’ex sindaco di Matera Francesco Di Caro
Di seguito la nota integrale.
Il progetto dell’aula consiliare c’è, fu eseguito dall’architetto Vincenzo Baldoni (che progettò, insieme con l’ingegnere Piergiorgio Corazza, il “nuovo Municipio”), fu approvato e anche pagato (lire sei milioni). Trovasi ancora giacente, purtroppo, in qualche scaffale.
Il nuovo Municipio ha la sua “storia”. Il terremoto del 23.11.1980 danneggiò non totalmente il vecchio “Comune” di via La Vista, ma fu l’occasione per completare il nuovo Palazzo costruito solo nella pilastratura e asciato abbandonato per anni e anni perché l’appaltatore – col cantiere recintato e un’altissima gru ivi sovrastante – si suicidò (si disse che, avendo fatto un elevatissimo ribasso del prezzo per vincere la gara, si rese conto che non poteva andare oltre, non sopportando un simile affronto alla sua immagine di imprenditore serio e molto qualificato).
Il sindaco dell’epoca – nominato da Zamberletti (sollecitato in Napoli personalmente) “vice commissario” per la città di Matera – se ne interessò e ottenne dalla Cassa DD.PP. il mutuo di due miliardi e mezzo di lire; ma, fatti i conti, fu accertato che non erano sufficienti a completare l’intero progetto (palazzo degli uffici e sala consiliare), onde bisognava scegliere o l’uno o l’altra. Si scelse il palazzo, il quale fu ultimato, consegnato, arredato e fu messo in funzione nel luglio 1982. Epperò, l’esperienza insegnò presto che ormai quel palazzo, progettato circa 20 anni prima, risultava insufficiente alle nuove esigenze della città, onde fu richiamato l’arch. Baldoni e gli fu affidato l’incarico di riprogettare la sala consiliare (ponendola in linea col nuovo palazzo di giustizia) e di allargare il palazzo degli uffici sul lato destro (là dove ora c’è la strada di accesso al piazzale retrostante e all’ingresso). A sua volta la sala consiliare non doveva essere limitata all’emiciclo delle riunioni, ma doveva comprendere gli uffici addetti al Consiglio, le sale di riunioni dei gruppi consiliari, e infine, gli uffici dei capigruppo.
Come già detto, il progetto fu fatto e pagato, ma quell’Amministrazione fu sciolta anzitempo e tutto è rimasto con la facciata principale del palazzo costituita dagli enormi ingressi terranei delle autorimesse. Si fece solo in tempo ad abbellire un po’ quell’area libera antistante trasformandola in aiuola e installandovi le bellissime sculture in bronzo dello scultore Basaglia, la cui disposizione fu indicata dallo stesso arch. Baldoni.
Ha fatto benissimo “Matera civica” a porre il problema. ‘auspicio è che l’amministrazione appena eletta e l’attivo Sindaco Bennardi riesumano quel progetto e lo realizzino. Al qual proposito è da ricordare anche che quell’Amministrazione dei primi anni ’80 ottenne dal grande scultore materano Morelli (colonello dei paracadutisti) il grandissimo pannello in bronzo che racconta la storia del riscatto di Matera e che doveva costituire il fondo della sala comunale, e, in attesa che ciò accadesse, fu relegato provvisoriamente sulla parete del primo pianerottolo della gabbia scale del palazzo, dove tuttora si trova, ignorato da tutti.