“Altro che Agenda Monti. Il prossimo Governo deve adottare un’Agenda Mezzogiorno”. E’ il commento del consigliere regionale Nicola Benedetto (IdV) ai dati del Check-up Mezzogiorno pubblicato da Confindustria e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, secondo i quali tra il 2007 e il 2011 il Pil del Mezzogiorno, in termini reali, ha subito una riduzione di quasi 24 miliardi di euro (-6,8%); piu’ di 16 mila imprese hanno cessato di esistere (0,9 % del totale imprese del Sud); il numero di occupati si e’ ridotto di circa 330 mila unita’.
“Purtroppo – sottolinea Benedetto – verifichiamo che le pagine dell’agenda Monti, di recente pubblicata sul web, le “dieci idee” con cui Pierluigi Bersani ha sfidato gli avversari alle primarie del centrosinistra, la Carta d’intenti diffusa da Pd, Sel e Psi, le “slide” del Pdl con idee di governo, per non parlare dei “no” di Grillo a tutto, contengono solo un accenno alle emergenze sociali, produttive, economiche e civili e non certamente programmi e proposte in maniera esauriente sui problemi del Mezzogiorno di cui c’è assoluta necessità.
Secondo il consigliere di IdV “è scontata la ricetta che ci propina Confindustria e che ruota quasi esclusivamente intorno al pieno utilizzo delle risorse europee e, aggiungo, l’efficace impiego degli stessi fondi comunitari, vale a dire mettendo fine ad assistenzialismo e spesa a pioggia. Deludenti invece i risultati del Piano d’Azione per il Sud sbandierato dal Ministro Barca con una tempistica di interventi troppo diluita nel tempo. Altrettanto scontate – dice ancora Benedetto – le tre direttrici indicate da Confindustria: in primo luogo l’impresa, per favorire la ripresa degli investimenti, il superamento del limite dimensionale, l’export, e l’innovazione; in secondo luogo il lavoro, con l’adozione di misure urgenti per frenare l’emorragia di capitale umano; e in terzo luogo, le condizioni di vita dei cittadini del Mezzogiorno.
Se l’economia meridionale e’ ancora nel mezzo della “tempesta perfetta”, come la definiscono gli economisti, e i principali indicatori sono ancora ben al di sotto dei livelli pre-crisi, il calo dell’occupazione e le crescenti difficolta’ economiche delle famiglie – continua – stanno determinando una vera “emorragia di capitale umano”. Sono sempre di piu’, infatti, quelli che decidono di lasciare il Mezzogiorno per andare a vivere nel Centro-Nord o all’estero ( 110 mila nel solo 2010). Peraltro il Mezzogiorno non utilizza gran parte del capitale umano che resta sul territorio: i giovani con eta’ compresa tra 15 e 24 anni che non studiano o non lavorano nel Mezzogiorno rappresentano il 33% del totale, contro il 25% registrato in Italia. Sono questi i nodi politici principali che – conclude – dovrà sciogliere il nuovo Parlamento e con esso il nuovo Governo in stretta sintonia con le Regioni del Sud e i protagonismi dell’economia meridionale, piccole e medie imprese, artigiani, commercianti, mondo della cooperazione in primo luogo”.
Dic 27