Card carburante distribuita a 319 mila lucani, prossimo bonus di 30 euro… Intervento dello studente materano Roberto Colucci

Sono 319 mila gli automobilisti lucani che hanno beneficiato della card carburante legata alle estrazioni petrolifere in Basilicata. A questo dato vanno sommati altri 7 mila neo-patentati che hanno presentato la domanda per ottenere il bonus benzina e 3 mila persone che hanno chiesto la card solo quest’anno per la terza annualità del bonus. I dati sono stati diffusi dal segretario regionale della Cisl, Nino Falotico, e dal segretario provinciale di Potenza, Vincenzo Telesca, pronti a ricordare che la prossima annualità del bonus ammonterà a 30 euro a seguito del ricorso presentato dal Veneto al Consiglio di Stato. I fondi stanziati dal Governo nazionale dovranno essere divisi equamente tra Basilicata, Veneto e Liguria perchè i siti di stoccaggio presenti in queste due regioni del nord sono stati equiparati al sito della Basilicata in cui si effettuano estrazioni petrolifere.

Sul bonus benzin riceviamo e pubblichiamo l’intervento dello studente materano Roberto Colucci.

Continuano a chiamarlo “Bonus”, ma non si capisce ancora chi sia il beneficiario, se i lucani o le compagnie dell’oro nero. La storia della card idrocarburi è controversa, ma in questi giorni sembra essere giunta a un epilogo strano, soprattutto per il periodo in cui ci troviamo. Perché tra due mesi si vota per le elezioni regionali e ci si aspettava che in molti avrebbero portato una campagna elettorale basata sui fantomatici benefit derivanti dal petrolio. È vero che i politici nostrani in campagna elettorale sono capaci di tutto, ma in questo momento l’ipotesi di veder rimpinguata la somma accreditata ai 319.000 lucani che ne hanno fatto richiesta pare piuttosto remota. Ovviamente, come accaduto in passato, il dibattito si riapre, e questa volta i toni si fanno più accesi, data la palese “fregatura” che i lucani si apprestano a ricevere. De Filippo, che firmò tronfiamente il memorandum, sembra sparito dalla scena, mentre Latronico e Viceconte, che rivendicano la paternità della card idrocarburi, hanno addirittura commentato con approvazione l’articolo 16 del decreto interministeriale sulle liberalizzazioni che, a detta dei due “lucani a Roma”, garantirà vantaggi economici alla nostra regione. Eppure il regolamento attuativo del decreto appare controverso, poiché come spiega Leo Amato sul Quotidiano, riferito a  tutti gli accordi regione-compagnie per la produzione di idrocarburi stipulati di qui in avanti. Per quanto concerne le attuali trivellazioni, perciò, ancora nessuna ritrattazione al rialzo è prevista. Anzi, a farla da padrone sembrano dover essere ancora le compagnie petrolifere che si apprestano ad aumentare le estrazioni.
Il vero business, e non ci vogliono di certo strani calcoli per capirlo, è delle multinazionali del greggio, che in Basilicata pagano royalties tra le più basse al mondo.
Ai lucani, svenduti per 30 denari, rimane solo da capire quale sia il “bonus”: forse il fatto di avere quasi 450 siti inquinati dalle estrazioni, o due siti iscritti tra i SIN dai ricercatori del progetto “Sentieri”, o ancora i casi di petrolio nel miele, le dighe di acqua potabile inquinate dagli idrocarburi, o l’aumento di tumori e delle malattie respiratorie registrato negli ultimi anni.
Risposte chiare delle istituzioni ancora zero, ma ogni lucano può provare a immaginare.

Guardo con parecchio scetticismo alla card idrocarburi, e allora provo a pensare a una soluzione, anche in linea con quanto scritto nel Memorandum.
La Norvegia, che riscuote il 78% dei proventi del petrolio (partecipando a una sorta di joint venture con le compagnie petrolifere) ha creato un fondo pensioni speciale, alimentato appunto dai proventi delle attività estrattive, che oggi ammonta a circa 300 miliardi di euro. Mi chiedo se sia questa la strada da seguire, affinché quando le compagnie avranno finito di stuprare la nostra terra (perché il petrolio è fonte fossile, destinata pertanto a terminare) potremo pagarci le spese mediche, che sicuramente continueranno ad aumentare.
A dispetto di questa macabra ma realistica ipotesi, mi piacerebbe immaginare una Basilicata in cui le concessioni per nuove ricerche di greggio non aumentano. Mi piace immaginare una regione che inizia ad investire in istruzione, ricerca,  progresso e fonti rinnovabili, per esempio. E poi mi piace immaginare che presto o tardi la Basilicata si libererà dalle trivelle. Mi piace immaginare che il denaro delle royalties non continuerà ad alimentare elemosina e clientela, ma seguirà una progettazione lungimirante e attenta. Forse dovremmo chiedere anche questo al prossimo Governatore…

Roberto Colucci, studente materano