Crocifisso rimosso, telefonata chiarificatrice tra assessore Franconi e Santarsiero.
Per l’esponente di giunta, “Nessuna volontà di discriminazione, ma ferma determinazione a garantire e rispettare il democratico esercizio in ogni luogo pubblico della libertà di religione”.
Telefonata chiarificatrice tra l’assessore regionale alla Sanità, Flavia Franconi, e il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, dopo che quest’ultimo, nella sua nuova veste di consigliere regionale, aveva criticato alcune dichiarazioni rilasciate dall’esponente del governo lucano al TGR Basilicata a proposito della rimozione del crocifisso dalle pareti dello studio assessorile.
L’assessore Franconi ha chiarito il senso delle proprie affermazioni, improntate al più assoluto rispetto di tutte le fedi religiose e come tali pienamente permeate di quella cultura dell’accoglienza e dell’inclusione che è propria dei cattolici.
“Nessuna volontà quindi di discriminazione” – ha chiarito l’assessore Franconi. “Al contrario, ferma determinazione a garantire e rispettare il democratico esercizio in ogni luogo pubblico, a partire dagli ospedali, della libertà di religione”.
“Il crocifisso, ha concluso l’assessore Franconi, rimarrà nella mia stanza al Dipartimento Sanità”.
Marina Buoncristiano di Officina Basilicata e Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia su polemica tra Santarsiero e Franconi per rimozione crocifisso dalla stanza dell’assessore regionale alla Sanità.
Apprendiamo con gioia che si è risolta positivamente la querelle tra il neo assessore Franconi e il consigliere Santarsiero “il crocifisso rimane nella stanza dell’assessore” . Un grazie a Vito Santarsiero. All’assessore invece vorremmo brevemente illustrare un po’ di storia dei Lucani per meglio orientarla sulle scelte.
Da sempre la Basilicata è stata terra di accoglienza, da sempre nei nostri luoghi pubblici si è garantito il democratico esercizio della libertà di religione senza mai pensare di eliminare dalle pareti il Crocifisso che è storicamente simbolo di libertà e di accoglienza.
Ovviamente rispettiamo, in nome dell’inclusione, le più intime scelte religiose dell’assessore Franconi e sommessamente Le consigliamo di cambiare rapidamente passo.
E’ stata chiamata qui, in Basilicata, per “ FARE “, un fare rivolto al bene dei Lucani e per bene intendiamo provvedimenti mirati al miglioramento della sanità pubblica, del welfare, della qualità della vita delle famiglie lucane non certo è stata chiamata per occuparsi delle anime, a quello sono state “ chiamate “ altre persone molto più competenti ed autorevoli dell’assessore stesso.
Come “ gesto “ del “ fare” non va bene !
Marina Buoncristiano di Officina Basilicata e Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia
Il neo consigliere regionale del Pd Vito Santarsiero critica il gesto dell’assessore Franconi
“Consideriamo gravissimo non solo il gesto, ma anche e soprattutto la motivazione per la quale è stato rimosso il Crocifisso nella stanza dell’assessore regionale alla Sanità Franconi”. Così il consigliere regionale del Pd Vito Santarsiero commenta la notizia appresa per voce dello stesso assessore nell’edizione del giornale radio della Basilicata.
“La cultura cristiana – prosegue Santarsiero – è cultura per eccellenza dell’accoglienza, dell’inclusione, del rispetto della persona umana ed è contro ogni forma di marginalizzazione. Gesù nasce in Galilea che notoriamente è ‘luogo di confine’ e di incontro. Ritenere che la presenza del Crocifisso, che anche per i non credenti rappresenta un simbolo di giustizia e di civiltà perché parla di un innocente condannato il cui insegnamento è a alla base della cultura occidentale nella quale tutti ci riconosciamo, possa essere intesa come ostativa dei principi dell’accoglienza e della democrazia ed immaginare che possa essere rimosso anche in altri luoghi, quali gli ospedali, rappresenta un grave oltraggio e una grave offesa alla cultura cristiana e al popolo lucano, che è popolo fiero delle proprie radici cattoliche e che vanta una forte e radicata cultura proprio dell’accoglienza e dell’inclusione”.
“Francamente non avrei mai immaginato di dover aprire il confronto nella mia nuova veste di consigliere regionale – conclude Santarsiero -, non già sul merito di problemi urgenti che assillano la nostra terra, ma su una questione culturale ed etico – morale che ci amareggia profondamente”.
BENEDETTO (CD): GESTO ASSESSORE FRANCONI CONFERMA NON CONOSCENZA VALORI COMUNITA’ LUCANE
“Non vorremmo giudicare l’operato futuro della vicepresidente della giunta regionale della Basilicata e assessore alla Salute, Flavia Franconi, dal suo primo gesto di rimozione del Crocifisso dalla sua stanza del Dipartimento, ma da quanto farà, auspichiamo a breve, per la sanità lucana che ha bisogno innanzitutto di garanzie di innalzare i livelli qualitativi e quantitativi dei servizi sanitari sui territori”: è quanto sostiene il consigliere regionale Nicola Benedetto (Cd).
Nel sottolineare che “il gesto della Franconi ha offeso la sensibilità delle nostre comunità che credono fermamente nei valori cristiani di cui il Crocifisso è appunto il simbolo più significativo”, Benedetto aggiunge che “si è perso già molto tempo nell’affrontare problemi e questioni incancreniti nel sistema sanitario regionale, come testimoniano le continue proteste degli utenti costretti ad attendere mesi per visite specialistiche, per attardarsi in atti non solo ingiustificabili e dannosi quanto rappresentativi di un segnale di chi non conosce la nostra realtà sociale, civile e ideale e, pertanto, nel suo nuovo compito istituzionale parte con il piede sbagliato”.
che squallore! il tutto mi riporta alla descrizione fatta da Carlo Levi della Basilicata. Fermo restando che c’è una pressione forte specie dalle parti della Bergamasca- leggasi esercito legista in rotta- sulla esposizione del crocifisso negli uffici pubblici a favore della esposizione e che in altri Paesi Europei qualsiasi segno religioso in edifici pubblici è vietato , salvo richiesta contraria degli utenti-cittadini, non mi sembra il caso di farne una guerra di religione sia da parte della Stampa-leggasi giornalisti provenienti del “Seminario”- sia di esponenti politici forse neppure tanto “assidui”. I valori cattolici non si esaltano con i segni ma con la sostanza. Per chiudere scherzosamente: per fortuna che abbiamo un Papa comunista!
La Costituzione Italiana sancisce che lo Stato è “LAICO”! I locali pubblici sono spazi preposti allo svolgimento di attività istituzionali e al servizio di TUTTI I CITTADINI ITALIANI. In una Nazione volta sempre più alla multietnicità sociale, i simboli religiosi di qualsiasi genere sono discriminanti in locali pubblici dove TUTTI i cittadini (musulmani, ebrei, cristiani, buddisti, ecc…) hanno il diritto alla libertà religiosa. Infatti esistono luoghi preposti all’esposizione/ostentazione dei simboli religiosi (chiese, moschee e tempii di qualsiasi genere). Come volevasi dimostrare, alla Regione non è cambiato nulla, viste le dichiarazioni di risentimento dei neo-consiglieri della “santa sede” di Basilicata volte contro a chi tenta di cambiare, sin già con semplici gesti, l’arretrata e stantia cultura religiosa, e non solo, di questa classe politica ancora una volta (mio malgrado) posta al governo di questo nostro territorio. Sicuramente Santarsiero e Benedetto a Carnevale tireranno fuori e indosseranno il loro vestito da “crociato” (o scudo-crociato).
Bastava vedere il servizio dello “pseudo-giornalista” al teleregione delle 14 su rai 3… presunzione, malignità ed ignoranza…
Mi chiedo se togliere il crocefisso sia stata la priorità del nuovo assessore, che dichiara che è solo un atto (giustamente) di democrazia, però è anche democrazia e civiltà l’abbattimento delle vergognose liste di attesa della sanità lucana, specie materana; a parte le polemiche, non sò cosa sia più importante in questo momento di crisi economica visto che non tutti possono pagare una visita privata pur di accellerare i controlli medici.
solito teatrino in salsa lucana: un giornalista che cerca di far passare il messaggio a lui più gradito, rasentando maleducazione e presunzione, solita girandola di comunicati stampa di politicanti intolleranti e non rispettosi dello stato laico nel quale ci troviamo e silenzio di circostanza da parte di chi dovrebbe prendere le difese dell’assessore, avendo da sempre professato cultura laica e socialista.
Attendiamo il confronto su temi concreti, A Santariero e Benedetto diciamo che la religione non è’ simbolsimmo o esteriorità’ ma testimonianza di quei valori che a chiacchiere si dice di voler rispettare. La Bailicata vuol vedere risolti una volta per tutte i suoi problemi.
Chi è questa individua
TUTTI STI LAICI DA STRAPAZZO CHE IPOCRITAMENTE SI APPELLANO ALLA DEMOCRAZIA , NON RICORDANO CHE LA RELIGIONE UFFICIALE E’ QUELLA CATTOLICA E QUINDI IL CROCIFISSO OLTRE A SIMBOLEGGIARE IL LUCANO MESSO IN CROCE DA TANTI ATEI ALLA MODA CHE NON CONOSCONO IL SIGNIFICATO DELLA POLITICA E CHE FAREBBERO MEGLIO A FAR FUNZIONARE IL CERVELLO CON PROPOSTE OPERATIVE PER IL BENE COMUNE E NON CON PRESUNTUOSE RICHIESTE DI CAMBIARE LA STORIA … CHI VI CREDETE DI ESSERE PER CANCELLARE L’IDENTITA’ DELLA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI piccoli moderni conformisti PRIVI DI SENSO DI APPARTENENZA ….. LA DEMOCRAZIA NON E’ LA DITTATURA DEI POCHI…abiusi… il sacro é insito nell’uomo non nei seminari, e poi non fare affermazioni sul pensiero del Papa di cui non hai mai letto nulla o non hai capito nulla .IGNORANTIA DOCET
#Crocifissi negli #edificipubblici
PERCHÉ SONO PRESENTI?
PERCHÉ RIMUOVERLI?
CHI COMBATTE PER LA LORO RIMOZIONE?
L’USO POLITICO DEL CROCIFISSO
UN RICORSO UAAR ALLA CORTE EUROPEA
L’INIZIATIVA DEL GIUDICE TOSTI
COSA SUCCEDE ALL’ESTERO?
PERCORSI DI APPROFONDIMENTO
#PERCHÉSONOPRESENTI ?
Nelle scuole, nelle aule di tribunale, negli ospedali troviamo spesso esposto il crocifisso cattolico. Con alcune disposizioni emanate in piena era fascista tra il 1924 e il 1928 (regi decreti e, nel caso dei tribunali, addirittura una circolare ministeriale), la presenza del crocifisso ha trovato una base giuridica che le successive novità legislative non hanno scalfito, nonostante la Costituzione del 1948 statuisca l’eguaglianza delle religioni di fronte alla legge e nonostante diverse sentenze della Corte Costituzionale riaffermanti la laicità dello Stato e la supremazia dei principî costituzionali su altre norme e leggi.
Diverse richieste di rimozione formulate negli ultimi anni sono state invariabilmente cassate proprio in base alla mancata esplicita abrogazione delle norme del ventennio. Ad esempio, clicca qui per un parere del Consiglio di Stato sull’esposizione del crocefisso nelle scuole. Anche in questo caso l’esposizione viene motivata, tra l’altro, con l’assurda tesi che il crocifisso sia parte del patrimonio storico-culturale italiano (ma non certamente l’unica, e in ogni caso l’unica ad avere questo privilegio).
#PERCHÉRIMUOVERLI ?
In uno Stato laico, nella piena attuazione di una costituzione che non prevede religioni di Stato, la presenza di simboli costituisce un’inammissibile privilegio per la religione cattolica. Essendo chiaramente assurdo concepire la presenza dei simboli di tutte le religioni (visto il loro gran numero), l’unica strada da percorrere è la rimozione dei crocifissi dagli edifici pubblici.
La presenza nei tribunali è poi ancora più inconcepibile, in quanto abbinata al motto La legge è uguale per tutti: come può sentirsi giudicato serenamente un cittadino islamico, in un’aula in cui una religione (e di conseguenza i suoi fedeli) sono considerati più “uguali” degli altri? Senza contare che, per gli stessi cattolici, la crocifissione di Gesù rappresenta un’ingiustizia…
#CHICOMBATTEPERLALORORIMOZIONE ?
Un importante risultato è stato ottenuto dall’iniziativa personale di uno scrutatore elettorale, Marcello Montagnana, socio UAAR scomparso nel 2004, che nel 1994 rifiutò l’incarico in nome della laicità dello Stato, a causa della presenza del crocifisso nel seggio.
Montagnana è stato una prima volta condannato dal Pretore di Cuneo (400 mila lire di multa), poi assolto in Appello: sentenza annullata dalla Cassazione con rinvio alla Corte di Appello, che questa volta confermava la sentenza del Pretore. L’iter si è definitivamente chiuso il primo marzo 2000 con una nuova sentenza della quarta sezione penale della Cassazione: annullamento definitivo della condanna senza rinvio.
Grazie alla sua battaglia un primo importante passo verso la rimozione dei simboli religiosi è stato compiuto: la nostra campagna «Scrocifiggiamo l’Italia!» ne è la naturale prosecuzione e, non a caso, è stata avviata col contributo dello stesso Montagnana.
Oltre che a sensibilizzare in vario modo sul problema, l’UAAR ha presentato ben tre ricorsi al TAR: contro un consiglio d’Istituto, contro il ministro dell’Interno e contro quello dell’Istruzione.
Nel frattempo, la questione ha assunto dimensione nazionale dopo l’ordinanza di rimozione emanata dal Tribunale dell’Aquila in seguito a un ricorso presentato da Adel Smith. Questo è un comunicato dell’UAAR sull’ordinanza.
Il dibattito che è seguito alla sentenza del giudice Montanaro ha assunto toni da crociata, tanto che adesso difende il crocifisso in nome di una presunta “identità culturale” anche gente che non mette piede in chiesa da anni. Per evitare accuse di “intelligenza con il nemico”, a uso di tutti coloro che argomentano contro il crocifisso nei luoghi pubblici, pubblichiamo sul nostro sito una serie di FAQ (acronimo di Frequently Asked Question, Domande poste più frequentemente) messe a punto dall’associazione. #USOPOLITICODELCROCIFISSO
In passato vi sono state diverse interrogazioni parlamentari, presentate chiedendo lumi sulla presenza del crocifisso. Nel 1996 vi fu un’interrogazione parlamentare dei senatori Mele, de Zulueta e Debenedetti (PDS). Sulla scia della vicenda Montagnana, nel 2000 sono state presentate altre due interrogazioni parlamentari, una di Senese (DS), l’altra di Saraceni, Paissan, Gardiol e De Benetti (Verdi). Queste tre interrogazioni non hanno mai avuto alcuna risposta.
Nel frattempo, la Lega Nord ha iniziato a corteggiare politicamente il cattolicesimo più becero e reazionario, presentando provocatoriamente mozioni in favore della presenza del crocifisso negli edifici pubblici a livello comunale, provinciale e regionale, riuscendo purtroppo molto spesso a farle approvare. Alla Camera, il deputato Bricolo ha provveduto a presentare una proposta di legge per reintrodurre il crocifisso. Il ministro della Pubblica Istruzione Letizia Brichetto in Moratti ha pubblicamente recepito la richiesta leghista e, nel 2002, ha emanato una nota e una direttiva volte a reintrodurre il simbolo cattolico negli istituti scolastici.
Dopo l’ordinanza del Tribunale dell’Aquila, diversi parlamentari hanno preannunciato la presentazione di proposte di legge pro e contro l’esposizione del crocifisso.
#UNRICORSOUAARALLACORTEEUROPEA
Nel novembre 2003 il TAR del Veneto si è pronunciato sul primo ricorso presentato da due soci dell’UAAR, i coniugi Albertin, d’intesa con l’associazione. Con una sua ordinanza il TAR ha definito «non manifestamente infondata», con riferimento al principio della laicità dello Stato, la questione della legittimità costituzionale delle norme del Ventennio che consentono l’esposizione dei crocifissi, rimettendo il ricorso alla Corte Costituzionale affinché esprima il suo parere in merito.
Il pronunciamento della Consulta è alfine giunto il 15 dicembre 2004 (ordinanza n. 389) accompagnato dai toni trionfalistici di molti media, che non hanno capito – o fatto finta di non capire – il significato dell’ordinanza emessa: la maggioranza dei mezzi di comunicazione hanno inteso far passare il messaggio che “il crocifisso deve rimanere dov’è”, laddove invece la Consulta ha stabilito semplicemente che la questione non la riguarda, in quanto non esiste alcuna legge che imponga la presenza di crocifissi nei luoghi pubblici. La materia è disciplinata da regolamenti, che non sono di competenza della Corte costituzionale bensì dei tribunali ordinari o amministrativi (TAR). Il TAR, con un’incredibile sentenza, ha successivamente stabilito che il crocifisso rappresenta “un simbolo laico”: e tale sentenza è stata, ancora più incredibilmente, confermata dal Consiglio di Stato.
L’iniziativa è quindi proseguita in Europa: e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, con una sentenza storica, si è espressa contro la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche. La decisione è stata tuttavia appellata dal governo italiano, e la Grande Chambre della Corte si è pronunciata definitivamente il 18 marzo, ‘assolvendo’ l’Italia: ogni paese è autonomo in materia religiosa, ha sostenuto la Corte, e il crocifisso sarebbe comunque soltanto un simbolo “passivo”.
#INIZIATIVADELGIUDICETOSTI
Nel frattempo, la controversia sul crocifisso si è arricchita di un nuovo caso. Il giudice Luigi Tosti, del tribunale di Camerino (MC), stanco di chiederne la rimozione dalle aule di giustizia, ha deciso di affiggere il simbolo dell’UAAR accanto al crocifisso. La vicenda, oltre ad assumere un’importanza nazionale, si è successivamente colorata di giallo a causa di un’ispezione ordinata dal ministro della Giustizia Castelli. In seguito il giudice si è rifiutato di tenere udienza in presenza del crocifisso.
Nella sezione Scrocifiggiamo l’Italia sono pubblicati alcuni documenti inerenti anche questo caso (conclusosi con l’assoluzione del giudice, radiato però dalla magistratura) e altri ancora, spesso promossi con il sostegno dell’UAAR.
#COSASUCCEDEALLOESTERO ?
Il problema dell’invadenza dei simboli religiosi nella vita quotidiana non è solo italiano: problemi vi sono anche in molti altri Paesi, con battaglie combattute dalle associazioni laiche che, talvolta, portano anche a dei risultati.
Alcuni esempî.
#AUSTRIA Una legge del 1949 e il Concordato del 1962 garantiscono la presenza dei crocifissi nelle scuole dove gli studenti cristiani sono la maggioranza.
#FRANCIA È vietata espressamente (articolo 28 della Costituzione) l’esposizione di simboli o emblemi religiosi su monumenti e in spazi pubblici, a eccezione di luoghi di culto, cimiteri, musei, ecc.: un’iniziativa promossa dall’associazione Une Vandée pour tous les Vandéens ha così ottenuto che il tribunale ordinasse a due comuni di togliere dalla sala consiliare il crocifisso. Senza risultato, invece, la richiesta di togliere il simbolo del dipartimento della Vandea (una croce).
#GERMANIA Una sentenza della Corte Costituzionale del 1995 ha sancito l’incostituzionalità della presenza dei simboli religiosi nelle aule scolastiche. Tale provvedimento riguarda le scuole elementari del solo land della Baviera (peraltro il più cattolico della repubblica federale) e subordina la permanenza del crocifisso a un’esplicita richiesta di genitori, insegnanti e alunni delle diverse scuole.
#SPAGNA Il Partito socialista, al governo, ha inserito nel suo programma l’obbiettivo di togliere i crocifissi dalle aule scolastiche: il premier Zapatero intende comunque attendere la sentenza della Grande Camera. Ma già i tribunali di Valladolid e dell’Extremadura hanno emanato sentenze che vanno nella stessa direzione.
#SVIZZERA Nel 1990 il tribunale federale elvetico ha dato ragione a un ricorso contro la decisione di un comune del Canton Ticino di esporre crocifissi nelle classi, sostenendone l’incompatibilità con la neutralità confessionale della scuola pubblica.
#USA Qui la battaglia si combatte soprattutto contro la presenza sulle banconote del motto In God we trust («noi crediamo in Dio»). Per un quadro d’insieme sia sulle iniziative giuridiche intraprese, sia sul comportamento spicciolo dei cittadini atei (come la cancellazione del motto dai dollari), vai alla pagina dedicata all’argomento sul sito di American Atheists.
Ultimo aggiornamento: 7 luglio 2012
#Sapevatelo2014 Staff
certo che questa assessora ha ben chiare le priorità in tema di sanità in regione: togliere il crocifisso dalla sua stanza|!
e poi…