Matera, vico Piave, una tragedia che forse si poteva evitare e che rappresenta una delle pagini più terribili della città dei Sassi. Ad un anno di distanza la città dei Sassi, capitale europea della cultura nel 2019, ricorda le due persone che hanno perso la vita nel crollo, Antonella Dina Favale e Nicola Oreste. Ma ripercorriamo cosa è successo in quei terribili secondi di sabato 11 gennaio 2014 quando sono appena scoccate le 7.29. Una palazzina al civico 26 di vico Piave crollava mentre in città si faceva colazione. Dina Antonella Favale perdeva la vita, altri si mettevano in salvo, l’ingegnere Nicola Oreste, tecnico in servizio al Comune di Matera restava schiacciato sotto le macerie. Una lenta agonia, poi Matera registrava la seconda morte a seguito di questa tragedia il 27 marzo scorso. Il Comune di Matera, a seguito delle verifiche effettuate dai tecnici comunali e dai Vigili del Fuoco disponeva la sfollamento delle palazzine adiacenti il crollo. Nove famiglie da quel maledetto 11 gennaio sono rimaste senza casa.
La Magistratura comunica la lista delle persone indagate per il crollo. Quattro mesi dopo cominciano i rilievi tecnici che coinvolgono i periti della Procura, l’ingegnere strutturista Michele Colella, l’ingegnere Michele Laterza dell’Università di Basilicata, periti e avvocati delle parti e i Carabinieri che stanno svolgendo le indagini condotte in collaborazione con il pm del Tribunale di Matera Annunziata Cazzetta e i vigili del fuoco. Nel giro di otto giorni l’area viene completamente ripulita. Encomiabile il lavoro svolto dai Vigili del Fuoco. Per ripulire tutta l’area del crollo hanno lavorato con un mezzo meccanico per poi proseguire a mano e con attrezzi manuali.
Le indagini sono ancora in itinere e nessuno sa ovviamente quando arriverà il primo verdetto della Magistratura per individuare i responsabili del crollo. Ma questo è adesso l’ultimo dei problemi. Ad un anno esatto dal crollo per le famiglie che sono rimaste senza casa nessun aiuto concreto è arrivato dalle istituzioni.
Il Comune di Matera aveva annunciato un contributo di duecento euro a persona con un tetto massimo di seicento euro per nucleo familiare per contribuire alle spese sostenute nei primi sei mesi per prendere una casa in affitto. Questo contributo è arrivato dopo nove mesi. Quindi sono arrivati i fondi raccolti dalle iniziative benefiche di Caritas e Unitalsi. Nove famiglie sono rimaste senza casa. Sia pure a distanza di alcuni mesi a tre famiglie è stato concesso di utilizzare una casa popolare. Una famiglia è stata sistemata ad Agna Le Piane, altre due in via Conversi. Altre sei famiglie a distanze di un anno dal crollo della palazzina costrette a rifugiarsi presso parenti e amici o a sostenere ulteriori spese per un affitto di un’altra abitazione. Provvisoria, ma fino a quando? Perchè non vengono assegnati i fondi promessi nella conferenza stampa nella sala giunta del Comune di Matera? Cosa ha fatto la Regione Basilicata per vico Piave? Nulla.’ vero che per due anni è stato bloccato il mutuo dalla Banca Popolare per l’Emilia Romagna (già Banca Popolare del Mezzogiorno) ma tra un anno se non ci sarà un’assegnazione di un alloggio le famiglie saranno costrette a pagare il fitto e il mutuo per la casa crollata. Semplicemente impossibile. Il dato imbarazzante è che a Matera, città di 54 mila abitanti, capitale europea della cultura nel 2019, dove si continuano costruire palazzi, non si trovano sei alloggi per restituire la dignità alle famiglie che hanno perso il bene più prezioso, la propria casa. Assurdo.
Ad un anno di distanza dal crollo della palazzina in vico Piave centinaia di cittadini si sono ritrovati sul luogo della tragedia per dare vita ad una manifestazione che ha commosso tutti. In prima fila il sindaco di Matera Salvatore Adduce.
Francesco Calculli, il marito di Antonella Dina Favale, è salito sul palco allestito a pochi passi dal luogo della tragedia e ha ricordato ai presenti come è cambiata la sua vita dopo la morte della sua dolce metà Antonella. Calculli ha ringraziato amici, colleghi di lavoro, commercianti e semplici conoscenti per il calore e l’affetto dimostrato in questi dodici mesi vissuti con grande difficoltà e con forza ha chiesto alle istituzioni di accelerare i tempi per individuare i responsabili del crollo. “Mi hanno accusato nei mesi scorsi di strumentalizzare questa vicenda attraverso le dichiarazioni sulla stampa. Io voglio solo sapere chi ha ucciso Antonella. Anche se nemmeno questa notizia potrà sostituire il dolore che provo per la perdita di mia moglie, una persona stupenda, intelligente, generosa, unica. Volevamo fare un figlio ma ho deciso di aspettare che Antonella si realizzasse dal punto di vista professionale. Sono abituato a convivere con il dolore perchè sono orfano di madre e ringrazio mia zia che mi ha cresciuto come un figlio. Da quando è morta Antonella ho capito cosa vuol dire davvero soffrire e la mia colpa è solo di essere uscito di casa qualche minuto prima del crollo…” Parole che lasciano il segno quelle di Francesco Calculli. Sul palco allestito in vico Piave si alternano le musiche eseguite da un gruppo di allievi del Conservatorio Di Matera, le letture di Andrea Santantonio di testi tratti dalle “Città invisibili” di Italo Calvino, le riflessioni scritte già un mese dopo il crollo da Anna Longo, una delle residenti che ha perso la casa in vico Piave, l’intervento di Pio Acito di Legambiente, tra i primi a raggiungere il luogo della tragedia per prestare i soccorsi, l’esecuzione del brano “Nell’aria” di Simona Molinari e Giò Di Tonno affidato al soprano Angela Girardi. Alla manifestazione hanno partecipato anche numerosi volontari del comitato provinciale di Matera della Croce Rossa Italiana, già impegnati con grande umanità nelle operazioni di soccorso dopo il crollo della palazzina. Il service per audio e palco è stato offerto da Carlo Iuorno, il giornalista Pasquale Doria ha coordinato gli interventi. Alcuni bambini hanno salutato Antonella Dina Favale con rose bianche poste sulla recinzione che delimita l’area interessata dal crollo. Una recinzione trasformata in una grande bacheca con foto e messaggi per ricordare un angelo volato in cielo l’11 gennaio 2014.
Michele Capolupo
Ecco chi sono le dodici persone indagate per l’inchiesta sul crollo della palazzina in vico Piave.
A seguito dell’indagine coordinata dal pm Annunziata Cazzetta risultano indagati due tecnici dei Vigili del Fuoco, gli ingegneri Domenico Masciandaro e Maddalena Lisanti, che hanno redatto verbali dopo i sopralluoghi negli edifici, eseguiti singolarmente e rispettivamente il 7 gennaio 2014 e il 15 dicembre 2013. L’ingegnere defunto funzionario dell’ufficio Sassi del Comune di Matera e sua moglie, anche lei presente nell’edificio crollato e proprietaria assieme al marito dell’appartamento dove è stata realizzata una sopraelevazione.
Avvisi di garanzia inviati anche al proprietario del locale al piano terra interessato da lavori di ristrutturazione per avviare un’attività di ristorazione, al direttore dei lavori della manutenzione straordinaria, al direttore di cantiere, all’autore dei calcoli statici nel cantiere e direttore dei lavori delle strutture, al titolare dell’impresa che si occupava di lavori di ristrutturazione dei locali al piano terra, al collaudatore dei lavori in corso d’opera ingegnere, al tecnico del Comune di Matera autore del verbale relativo al sopralluogo del 23 dicembre 2013 e al dirigente dell’Ufficio tecnico comunale dei lavori pubblici. Le persone indagate, è doveroso precisarlo, non sono considerate dalla Magistratura i colpevoli del crollo perchè le indagini sono ancora in corso.
Cittadinanzattiva: “Il ricordo della tragedia di Vico Piave.
Cittadinanzattiva ha partecipato alla manifestazione in ricordo delle vittime del crollo della palazzina di un anno fa.
365 giorni, 52 settimane, 12 mesi… Questi i numeri che fanno riflettere, che fanno ritornare la mente all’11 gennaio del 2014. Si, esattamente 1 anno fa…
Oggi in Vico Piave quasi gli stessi numeri, il gran viavai di gente, alcune delle stesse facce, gli unici particolari differenti e dissonanti rispetto all’anno scorso forse oggi non c’erano la polvere che fluttuava nell’aria potendosi distinguere anche dalla villa, come pure il silenzio che certo nelle concitate operazioni di salvataggio, il fragore degli uomini e dei mezzi impegnati nei soccorsi, oggi si confondeva con un altro, quanto importante, boato… quello delle parole di Francesco, Annamaria, Anna e di tutte le persone che in un modo o nell’altro hanno espresso il loro pensiero.
Lo scenario quasi surreale di una paratia tenta di sbarrare lo sguardo, di confondere quello che c’è dietro, ma che alzando gli occhi ripropone imponente come i ricordi dei residenti che quell’11 gennaio hanno vissuto in prima persona una tragedia che non si può definire passata. Tutt’altro è lì sotto gli occhi di tutti…
La tragedia, il dolore, le continue lotte, le polemiche, quando termineranno?
Leggendo il Dossier di candidatura a Capitale europea della cultura per il 2019, nelle prime pagine mi sono soffermato sui primi punti
“Cittadini di Matera e della Basilicata, uomini e donne, anziani e bambini, candidano la città e la regione a Capitale europea della cultura, perché intendono aprirsi all’Europa e confrontarsi con gli abitanti culturali di tutto il continente e immaginare insieme a loro il futuro delle nostre comunità”
“Al centro del nostro programma ci sono i cittadini: gli abitanti di Matera, della Basilicata, del Mezzogiorno e dell’Europa”
Poi improvvisamente mi sono chiesto: ma chi sono questi cittadini, non siamo certo noi Materani, Lucani in primis? E poi ancora: è lecito collegare questi temi alla cultura di una Città, di un Paese?
È legittimo pensare che un anno trascorso pare assumere le sembianze dell’oblio di un consapevole quanto drammatico disagio che siccome non ci investe direttamente, può tranquillamente rimanere intrappolato nelle maglie dell’indifferenza di coloro che sono preposti ad operare?
Luigi Luca De Marco, coordinamento territoriale di Matera
La fotogallery della manifestazione promossa in vico Piave ad un anno dal crollo della palazzina (foto www.SassiLive.it)