Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta inviata dal giovane materano Francesco Nunzio Calculli, il marito di Dina Antonella Favale, la ragazza che ha perso la vita l’11 gennaio scorso a seguito del crollo della palazzina in vico Piave al civico 26. Di seguito il testo integrale.
Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
E p.c. Al Prefetto di Matera
Egregi Presidenti,
chi Vi scrive è un cittadino della città di Matera.
Mi chiamo Francesco Nunzio Calculli, ho 30 anni e pongo alla Vostra attenzione il mio caso.
Il giorno 11 gennaio 2014 lo stabile in cui vivevo da 6 anni assieme alla mia consorte Dina Antonella Favale, è stato attinto da crollo, episodio tragico in cui ho perso tutto, ma soprattutto quello che non volevo assolutamente perdere: mia moglie, donna di soli 30 anni.
Da quel tragico, maledetto, sventurato, triste giorno sono passati solo e già 4 mesi.
Trovarmi solo, senza più nulla, con solo quella divisa da lavoro indossata quella mattina alle 7, ritornare senza volerlo nel letto di casa di mia zia, donna che si è assunta quando avevo solo 12 gg i doveri di una mamma morta per darmi alla luce, sottraendomi a un destino potenzialmente triste, è devastante.
Sentire quel letto stretto stretto ma allo stesso tempo vuoto, vedere un armadio pieno di cose vecchie, lasciate quel giorno felice del mio matrimonio, ritrovare in quell’armadio il vestito da sposa di mia moglie perché in quello acquistato per arredare la nostra piccola casa non c’era spazio a sufficienza, riempirlo di cose nuove con il relativo onere economico, ricomprarmi perfino lo spazzolino da denti, accollarmi con onore tutte le responsabilità, dalla chiusura conto al riconoscimento di mia moglie, lasciata in quel giorno mentre dormiva con il suo pigiama pulito e ritrovandola su quel lettino con solo un telo a coprirla è qualcosa di inaccettabile e troppo difficile da sopportare.
Fortunatamente tutto l’amore seminato da me e lei in precedenza l’ho raccolto sin dalle prime ore del dramma e sta continuando a sorreggermi. Amore mostratomi dai miei cari amici e familiari, persone che mi accompagnano ora per ora, istante per istante in questo duro cammino. La loro vicinanza, il loro interesse alla vicenda, la loro premura, il soffrire assieme sono tutte cose divenute fondamentali adesso.
Altrettanto non posso assolutamente dire a riguardo delle istituzioni locali: Comune di Matera e Regione Basilicata. Dopo un’iniziale forma di interesse, dopo le espressioni di commiato del caso, la loro presenza e vicinanza è andata sempre più scemando. L’affetto delle istituzioni di quel giorno, le loro pacche sulla spalla, i loro abbracci, le loro lacrime mi hanno dato l’illusione che veramente di fronte ad una tragedia del genere, una ferita aperta nel cuore della città, ferita fisica e morale indelebile, finalmente le istituzioni stavano svolgendo il loro dovere. Ma purtroppo è stata solo un’illusione, amara e cocente.
Recarmi di mia spontanea volontà in Comune anziché essere convocato da chi aveva il dovere di farlo, di assistermi, di informarsi sulle esigenze della mia persona solo perché in maniera informale erano venuti a conoscenza di una mia temporanea sistemazione è inaccettabile.
Ritrovarsi a quattro mesi di fronte a delibere comunali propagandate attraverso gli organi di stampa e mai realizzate, aspettare che si trovino in una città di 60.000 abitanti 9 alloggi in cui sistemare cittadini onesti, apprendere che l’assistenza doverosa debba essere normata e quindi destinata a lungaggini burocratiche, toccare con mano l’impreparazione e la mancanza di idee che la straordinarietà del caso impone della macchina istituzionale e soprattutto il mancato rigore morale che la situazione richiede per quanto sia di massima serietà, ascoltare personalmente considerazioni inadeguate e anche inopportune riconducibili al procedimento giudiziario in corso da parte di esponenti politici dell’amministrazione comunale, considerazioni che ledono soprattutto la memoria, l’intelligenza e la dignità di mia moglie mi fa sentire totalmente abbandonato e deluso.
Disinnamorarmi della mia città per colpa di tutto questo è eticamente inaccettabile. Pensare che questa città si interessi a concorrere per un obbiettivo culturale a livello europeo, cercando di diventare Capitale europea della cultura disinteressandosi della ferita aperta nel suo senso di civiltà è qualcosa che dovrebbe portare ad un serio esame della coscienza di una comunità a tutti i livelli, sia locale che nazionale.
Faccio appello alle Istituzioni da Voi rappresentate affinché sia desta l’attenzione su un caso di estrema serietà che rischia di cadere nell’oblio. Possa il Vostro interesse alla vicenda essere di sprone all’immediata e sensata risposta che le istituzioni locali devono dare a cittadini che si ritrovano a doversi ricostruire un’esistenza con la paura di farlo da soli e vedendosi non riconosciuti i propri diritti.
Fiducioso di un Vostro interessamento, colgo l’occasione per ringraziarVi del tempo prezioso che avete voluto dedicarmi.
Distinti saluti.
Francesco Nunzio Calculli
La lettera di Francesco Calculli molto commuovente, lascia senza parole ma e’ il triste prodotto di quello che oramai succede nella ns Citta’ come anche nella ns societa’ in generale.
Sono un abitante di quella zona e ho vissuto personalmente questa tragedia e ogni volta rientrare a casa e vedere quella zona mette tristezza ma anche tanta rabbia per il fatto che si poteva evitare.
Sicuramente ci sara’ una corresponsabilita’ e spetta alla magistratura accertarlo, ma purtroppo nessuno puo’ restituire a Francesco la sua moglie, che era una persona straordinaria sotto il profilo umano e professionale.
Si e’ verificato quello che si temeva e dovevamo aspettarcelo.
Quell’11 terribile Gennaio si e’ visto di tutto in Vico Piave,tra esibizionismi e passerelle varie e addirittura qualche esponente “saggio delle Istituzioni” con l’elmetto e la trave in mano insieme ai pompieri…ma per fare cosa?? l’Istituzione Stato, Regione e Comune sono assenti interpretando le tristi parole di Francesco questo perche’ secondo le Istituzioni evidentemente e’ una matassa difficile da sbrogliare per la maledetta burocrazia che ci attanaglia…eppure non ce’ stato un terremoto come nel 1980 dove il problema era di migliaia di persone senza tetto…si tratta di una trentina di famiglie ed e’ incredibile come non si riesca a trovare una loro collocazione tenendo conto che esiste un patrimonio demaniale inutilizzato abbastanza cospiquo…ne hanno il diritto Francesco come tutte le famiglie sfollate perche’ il crollo non e’ stata colpa loro…si doveva riunire una giunta Regionale o comunale a mezzanotte per sistemarli subito e invece no…dopo le passerelle ecco il dimenticatoio…ci vogliono le elezioni per fare spot e accontentarli??? io penso che gia’ dopo una decina di giorni si doveva procedere alla risoluzione del problema…purtroppo viviamo in una gabbia burocratica, una citta’ disinteressata ai problemi della gente e super impegnata al progetto della candidatura a Capitale Europea della cultura…dei problemi della gente bisognosa, dei giovani disoccupati che scappano via da qui o che finiscono nelle psichiatrie o tossicodipendenza, dei poveri anziani che vivono con delle misere pensioni poco interessa…Francesco giustamente si sente umiliato nella dignita’ oltre che ferito dalla tragedia e mi associo al suo dolore e alla sua delusione…l’unico motivo di conforto e che molta gente e associazioni materane gli sono state vicino, e hanno collaborato fattivamente per dare una mano d’aiuto agli sfollati…l’ho fatto anche io ed era un dovere partecipando a quella splendida Asta organizzata nella sala Consiliare della Provincia…non ho piu’ parole e spero solo da questa terribile esperienza che la citta’ di Matera ha vissuto i ns Amministratori comincino seriamente a rimboccarsi le maniche e lavorare tempestivamente e seriamente..basta con gli spot, basta con gli affari e gli interessi del cemento e del potere…i problemi della gente sono sicuramente piu’ importanti rispetto ai giochi politici meschini che si stanno vedendo soprattutto in questi ultimi mesi…non so come avrei reagito al posto di Francesco ma cmq dopo le ferite bisogna rialzarsi e camminare contribuendo in qualsiasi modo a lottare per sbloccare tutta questa situazione di stallo e di ruggine che si e’ creato nei meccanismi del potere da tanti anni in una citta’ che aime’ da sola si morde la coda…
posso capire Francesco,ma alla fine le lettere rimangono lettera morta, non vi dico io quante ne ho inviate.I problema è un altro il problema siamo tanti piccoli casi isolati a cui le istituzioni prendono in giro, con promesse elettorali, con lacrime da coccodrillo ai funerali, con parole altisonanti nelle commemorazioni ufficiali di solidarietà, di libertà di dignità, ma poi alla resa dei conti sono è rimaranno sempre indifferenti.Dobbiamo smettere di chiedere piaceri, vogliamo diritti e doveri.NOn per fare campagna elettorale al movimento voglio ricordare che il consigliere PERRINO è stato l’unico a chiedere che i fondi destinati all’expo 2015 fossero destinati alle situazioni come di VIa piave respinta dal pd. Mentre il nostro Cifarelli è stato molto bravo ha fare una leggina che salvasse il c……agli inquisiti in regione. FRANCESCO SI FORTE