E’ sufficiente che il medico di famiglia vada in pensione per creare nei nostri piccoli comuni forti disagi all’utenza che è composta soprattutto da anziani. Accade da qualche tempo ad Anzi dove nonostante ci sia comunque un medico di famiglia il pensionamento del dottor Francesco Rossi ha lasciato da settimane senza assistenza diverse centinaia di cittadini. All’Asp sottovalutano una serie di problemi sostenendo che si può scegliere l’unico medico in servizio o scegliere quelli di Laurenzana, Calvello ed Abriola. Ma non è così. Intanto – sottolineano i cittadini di Anzi che si sono organizzati in un comitato di agitazione – salta il diritto alla libera scelta perché la scelta diventa obbligata. Inoltre, il numero elevato di assistiti impone modalità di assistenza che specie per gli over 70 e i malati cronici non sono sopportabili come la fila davanti l’ingresso dell’ambulatorio dell’unico medico rimasto, a condizione di aver ritirato nelle prime ore del mattino il numero utile per la visita che è comunque contingentata a poche decine al giorno. La necessità di rivolgersi con una frequenza alta al medico di famiglia – fanno notare ad Anzi – dipende principalmente dalla prescrizione di medicine (anche salva vita) e di fondamentali presidi sanitari. Si pensi agli anziani allettati e quindi con assistenza domiciliare che hanno bisogno di quotidiani presidi o ai cardiopatici ai quali una sola confezione di farmaco per volta non può bastare. Per i malati cronici le ricette devono essere “rosse” e quindi vanno ritirate materialmente dal medico e contengono prescrizioni di una sola confezione per volta con la necessità di ripetere l’operazione anche ogni settimana. A Laurenzana il medico in pensione è stato sostituito dall’Asp. Non comprendiamo – dicono i cittadini – perché lo stesso non possa avvenire ad Anzi sia pure con una procedura provvisoria in attesa dell’assegnazione definitiva della sede secondo le normative previste. Del resto per un anziano è semplicemente impensabile spostarsi da Anzi a Laurenzana, oppure a Calvello o ad Abriola, come “consiglia” l’Asp, paesi sia pure vicini, ma difficili da raggiungere in mancanza di un familiare che disponga di un’auto. Di qui l’appello rivolto all’Asp di prendere in seria considerazione la situazione che si è determinata e di non trincerarsi dietro norme burocratiche che non rispondono alle esigenze dell’utenza più anziana e con maggiori problemi di salute.