Adesso che un test in laboratorio ha dimostrato l’efficace comportamento antisismico di una parete costruita secondo le linee guida del regolamento edilizio vigente sotto i Borboni, introdotto dopo il catastrofico terremoto del 1783 che distrusse gran parte della Calabria meridionale, il nuovo servizio messo a punto dal Dipartimento infrastrutture dalla Regione Basilicata, per l’inoltro on line e la gestione digitale delle domande di concessione edilizia per le costruzioni in zone sismiche, ci consentirà di recuperare qualche secolo di ritardo. Dunque, secondo i ricercatori del Cnr e dell’Università della Calabria, la tecnologia indicata dal codice borbonico redatto oltre due secoli fa ha tutelato buona parte del Sud da altri due gravi eventi sismici che la colpirono nel 1905 e nel 1908, per circa nove gradi di intensità sulla scala Mercalli e magnitudo 6.9 sulla scala Richter, limitando i danni a poche porzioni di muratura collassate e nessun crollo totale. Al punto che sempre i ricercatori arrivano alla conclusione che compiuti i dovuti approfondimenti, e con un’applicazione dei sistemi di connessione innovativi, questa tecnologia “potrebbe essere favorevolmente applicata a edifici moderni garantendone stabilità e dando sicurezza alle persone che li abitano”. Da noi le speranze di accelerare (in tutti i sensi, da quello burocratico a quello dei tempi di cantierizzazione e – punto dolente – della messa a disposizione dei finanziamenti) gli interventi nel settore dell’edilizia antisismica sono riposte nel nuovo servizio informatico regionale. Esso, in verità, fa seguito alla pubblicazione avvenuta il primo agosto scorso sul sito della Regione Basilicata e sugli albi pretori dei Comuni, della graduatoria provvisoria delle domande di contributo per effettuare interventi strutturali negli edifici dei comuni considerati a maggiore pericolosità sismica. E’ una buona notizia perché l’Ufficio Edilizia del Dipartimento ha completato l’istruttoria con l’esame delle domande presentate da parte dei privati e finalizzate alla concessione di contributi per interventi di “rafforzamento locale”, “miglioramento sismico” o “demolizione e ricostruzione” degli edifici. L’importo finanziario a disposizione, per l’anno 2011, ammonta a 1.732.286,48. Si tratta di fondi derivanti dall’ordinanza ministeriale numero 4007 del 2012 della Presidenza Consiglio dei Ministri – Dipartimento Protezione Civile. Inoltre, sempre con il “nobile” obiettivo di recuperare il tempo perduto ai tempi dei Borboni, si è conclusa l’attività prevista dal programma del Dipartimento nazionale della Protezione Civile e cofinanziato dalla Regione per la mappatura dei territori comunali al fine di individuare la capacità di risposta ad eventuali eventi sismici. La prima annualità del programma, che ha una durata di sette anni, ha consentito di “mappare” 28 Comuni lucani, ovvero quelli caratterizzati da un grado di “pericolosità” più alto, calcolato sul livello di accelerazione del suolo in caso di terremoto. Il sindacato dei lavoratori edili continua a guardare con grande attenzione ad ogni provvedimento che, insieme allo sblocco degli interventi anti-sismici sugli edifici, punti a reperire nuove risorse finanziarie per mettere in sicurezza le case e gli edifici dei Comuni lucani maggiormente esposti al rischio sismico che sono atti importanti anche per ridare ossigeno al comparto delle costruzioni. Il terremoto nell’area del Pollino dopo quello in Emilia Romagna e in precedenza dell’Aquila nel 2009, le numerose calamita’ naturali che hanno colpito nel tempo altri territori italiani (da noi è ancora vivo il ricordo dell’alluvione nel Metapontino di marzo 2011) rendono indispensabile una svolta radicale nella cultura, nella progettualita’ e nelle politiche per il settore dell’edilizia e impongono una riflessione per definire nuovi modelli e processi innovativi della filiera delle costruzioni. La sfida, secondo dati di uno studio Ance-Cresme, consiste nel fatto che oltre 2,5 milioni di case nel nostro Paese risultano in pessimo o mediocre stato di conservazione; oltre il 60% degli edifici (circa 7 milioni) e’ stato costruito prima del 1971, quindi prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica per nuove costruzioni (1974). Questa la situazione in Basilicata: circa 20 mila alloggi in Basilicata sono stati costruiti dopo il 1942 e almeno 120mila prima del 1960 con ben 70 mila in uno “scarso stato di conservazione”. E’ dunque matura la proposta della Feneal-Uil di istituzione di un Distretto produttivo dell’Edilizia antisismica e sostenibile (bioedilizia).