Enzo Di Pede, cittadino materano, interviene sul dibattito avviato dopo l’avvio dei lavori di riqualificazione dell’area occupata dal Mulino Alvino.
La trasparenza: antica meraviglia.
Una circolare sindacale dispone che in Piazza Vittorio Veneto, nei pressi del Palombaro grande, venga allocato, direttamente dal vicolo di San Gregorio Armeno, il pupo raffigurante San Tonio l’Architetto.
Leggo con passione la “lettera riservata per un amore perso” dell’arch. Tonio Acito consegnata nelle mani del Direttore di un quotidiano locale, ma la cui pubblicazione era già concordata, tra i due, in un incontro precedente e non già dopo una analisi degli interventi e questioni che investono la città. Lo stesso direttore dichiara che Matera merita confronti seri e autorevoli, dove servono ragionamenti chiari.
E’ proprio su questi che mi appassiono e che mi preme intervenire. La chiarezza oramai in questa città è stata messa al bando. I cittadini materani sono stanchi e hanno problemi ben più grossi, come l’aumento della TARSU, con un discutibile calcolo retroattivo della stessa TARSU e dell’ICI dal 2007, in maniera vessatoria nei propri confronti. A mala pena riesce a partecipare alla vita quotidiana e chi ha capito questo, furbescamente ne approfitta. Si fa cadere nel dimenticatoio scelte importanti, per poi farle resuscitare già approvate con un colpo di mano. Oppure accettare passivamente, come la “passerella” dell’ascensore nel Sasso Barisano, idea progettuale approvata anche dall’attuale assessore Macaione, allora componente la commissione. La gente, per quanto riguarda la vicenda del Mulino Alvino, non è che abbia capito molto, ognuno racconta la propria verità. La vicenda, è molto più complessa e ha la sua origine con il terremoto del 1980. E’ forse vero che gli attuali progettisti sono subentrati dopo la bocciatura del progetto che realizzava residenze a seguito dell’avvio delle procedure di vincolo monumentale, che i Rioni Sassi sognano da tempo?
Che in pieno agosto ci sono state riunioni con i neo assessori al ramo urbanistico e culturale, con esponenti dell’amministrazione comunale, presso lo studio professionale dell’innamorato architetto? Perché in ogni intervista, oramai quotidiana, l’architetto non cita neppur minimamente, che ogni metro cubo che si abbatte al Mulino Alvino, viene trasferito in via Dante, per realizzare lussuosi appartamenti ??? Perché non ascolta le famiglie, che abitano da quarant’anni a ridosso dell’area verde che intendono trasformare. Famiglie che saranno costrette, in questo periodo di scarsezze economiche, a sborsare denaro per tentare di fermare questa operazione. Tutto questo perché rivendicano il diritto di respirare e non essere sommersi da una enorme colata di cemento. Eppure il permesso a costruire è lo stesso: MULINO ALVINO – VIA DANTE. Al sogno, che l’architetto intende realizzare con il recupero dell’ex mulino Alvino, si accompagna l’angoscia dei residenti del quartiere popolare INA Casa di Villa Longo.
Si è davvero certi che il progetto ipotizzato di rigenerazione dell’ex mulino, che molti cittadini condividono appieno, abbia buon fine? La città è abituata e assuefatta da tempo alle opere incompiute, a progetti che nascono con le migliori intenzioni e che in corso d’opera cambiano pelle.
Qui non siamo di fronte a istituzioni “pubbliche” o alla grande impresa illuminata, vedi le librerie coop o la Perugina, che investono sui grandi progetti di recupero culturale. Qui siamo a Matera, candidata a capitale europea della cultura 2019, dove sotto queste mentite spoglie, chi la fa da padrone è ancora purtroppo la speculazione edilizia a discapito della città tutta.
Enzo Di Pede cittadino materano.
Tutto condivisibile ma chi altri avrebbero potuto ristrutturare un rudere e fatto rinascere una delle parti più degradate di Matera? Nessuno.
ebbene si ,solo i piu’ potenti vanno avanti……… almeno come dice il sig.Lamacchia non rimane spazio di degrado ma uno stabile ben visto alle porte della citta’.
stanno facendo la miglior cosa xchè come stava era veramente pietoso e potenzialmente pericoloso per chi si avventurava al suo interno tipo extra comunt….. ragazzini curiosi ecc… quindi sarà un bell ingresso della nostra città.
forse non mi sono espresso bene. provo a rispiegarlo. io non metto in discussione la qualità o le modalità dell’intervento, ma che ogni metro cubo che viene abbattuto in quel posto, l’architetto non dice che serve a costruire un complesso residenziale di lusso in via dante. si chiede perchè l’imprenditore, visto che ha chiesto in altri luoghi di sfruttare queste volumetrie, le vuole colare (cemento) in un luogo destinato a verde pubblico in un rione popolare (villa longo?)