FIAB Potenza ciclOstile: “Un altro ciclista investito a Potenza, automobilista scappa. Questa non è la città dello sport, è la città delle 76 auto ogni 100 abitanti””. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Un altro ciclista investito a Potenza, città che si conferma essere assolutamente auto-centrica.
Domenica 9 febbraio verso le 9,30 un nostro collega ed amico ciclista è stato brutalmente investito da un’automobile. Era appena uscito dalla rotatoria posta alla fine di Viale dell’Unicef – un tratto di strada di una pericolosità inaudita per i ciclisti – quando unautomobilista che proveniva da dietro lo ha colpito sul lato sinistro, tagliandogli completamente la strada.
Di domenica mattina a quell’ora su quel tratto di strada, a due corsie per senso di marcia, il traffico è inesistente, quindi viene ancora più da chiedersi per quale ragione possa essere avvenuto l’impatto. Una “semplice” distrazione, come si dice in questi casi, o la diffusa incapacità diconsiderare i ciclisti utenti della strada con gli stessi diritti degli altri, o una specie di insofferenza che alcuni automobilisti nutrono nei confronti di questi alieni, i ciclisti, che si permettono di occupare con i loro miseri trabiccoli a pedali la strada a loro dedicata?
Il nostro amico ciclista (di cui vogliamo tutelare l’identità), anche grazie alla sua più che ventennale esperienza sulle due ruote, è riuscito ad evitare guai molto seri, e ha riportato nell’impatto e nella successiva caduta sull’asfalto la sublussazione del coccige e un bel numero di botte su varie parti del corpo. Ha raccontato anche dell’assurdità dell’incidente – c’era tutto lo spazio per venire superato nella massima tranquillità – e della angosciosasensazione di impotenza che si prova di fronte a una bestia di ferro che ti sta investendo.
L’automobilista è scappato. Avrà pensato alle conseguenze del caso; avrà pensato che non era il caso di rovinarsi la domenica per così poco. Ad ogni modo è stato già rintracciato; la sua fuga e l’omissione di soccorso hanno peggiorato, e di molto, la sua posizione. Quando gli verrà sospesa la patente (perché è il minimo che possa accadere), ci auguriamo che sia costretto a camminare o, perché no, pedalare a lungo, e che in quelle ore di attività fisica abbia modo di ripensare a quel 9 febbraio e a una vita, a una famiglia, che potevano essere rovinate senza soluzioni. Dall’inizio dell’anno è impressionante il numero di incidenti che hanno coinvolto gli “utenti deboli” nella nostra città.
Che cosa ne è stato dei buoni propositi di cambiamento della mobilità urbana declamati da tutti i candidati in campagna elettorale? Che cosa ne è stato del progetto di costruire una pista ciclabile adiacente proprio a Viale dell’Unicef? Dove sono finite le necessità espresse da pedoni e ciclisti, da chi l’auto non vuole usarla?Le nostre aspettative, da attivisti volontari della mobilità sostenibile, restano, ancora una volta, tristemente disattese. Il tema non sembra prioritario per migliorare la qualità della vita e il senso civico delle persone; è una rivoluzione culturale che parte solo in presenza di scelte coraggiose (e spesso impopolari) da parte delle Amministrazioni.
Questa non è la città dello sport, questa è la città delle 76 auto ogni 100 abitanti.
Quanti altri incidenti a danno di pedoni e ciclisti devono verificarsi perché le Amministrazioni (a tutti i livelli) prendano in seria considerazione l’adozione di misure che possano disincentivare drasticamente l’uso dell’auto privata e restituire gli spazi alle persone?Quanti altri capoluoghi di regione possono vantare il triste primato di non avere un metro di pista ciclabile o di corsia dedicata alle sole biciclette?
Ci sono migliaia di esempi da imitare, finanziamenti da attivare, se solo ci fosse la volontà politica e le capacità per farlo. La mobilità sostenibile, la qualità della vita, lavivibilità e fruibilità degli spazi pubblici non sono belle parole che fanno effetto nei discorsi in pubblico, sono priorità assolute per il futuro delle nostre città, sono il punto di partenza quotidiano per cambiare le nostre vite.
Il discorso sarebbe lungo, sarebbe forse il caso di cominciare a parlarne con chi, come noi, ogni volta che inforca la sua bici sulle strade della nostra città, si pone questa domanda: “Tornerò a casa sano e salvo?”