Deciso dal Cipe il riparto del Fondo di Sviluppo di Coesione: finanziati, nel vasto programma dei macrosettori, i Piani di sviluppo e coesione dei due capoluoghi.
Ben 26 milioni per rafforzare la rete di collegamenti e di servizi della “porta di accesso” della Basilicata e poco meno, 24 milioni, per valorizzare il “grande attrattore” della regione. Potenza e Matera sono candidate, insieme, ad agganciare una crescita duratura con i Piani di sviluppo e coesione finanziati con il Fondo di Sviluppo e Coesione 2007/2013 e ripartiti recentemente dal Cipe nell’ambito degli interventi cosiddetti “macrosettoriali”. Sono questi i dati principali emersi nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti il presidente della Regione Vito De Filippo, il sindaco di Potenza Vito Santarsiero e il sindaco di Matera Salvatore Adduce alla presenza degli assessori alle Attività Produttive Marcello Pittella, all’Ambiente Vilma Mazzocco, alla Sanità Attilio Martorano e all’Agricoltura Rosa Mastrosimone. Se il capoluogo di regione, Potenza, ambisce a rafforzare le funzioni di connettività fra reti e di erogazione di servizi, in modo da connotarlo come centro di “eccellenza” per l’erogazione di servizi non solo al bacino territoriale di riferimento ma all’intera regione, Matera gioca la carta turistico culturale mettendo in campo interventi di riqualificazione del contesto urbano e di specializzazione dell’offerta di servizi, sviluppando il potenziale turistico culturale insito nei Sassi, in modo da attrarre a Matera flussi crescenti di investimenti innovativi e di consumi di qualità. Mirano a tanto i Piani di sviluppo e coesione di Potenza e di Matera finanziati con 50 milioni del Fondo di sviluppo e coesione. Il programma di finanziamento rientra nel pacchetto di interventi approvato nei giorni scorsi da Cipe, che ha assegnato alla Basilicata un finanziamento di 454 milioni per vari interventi in tema di trasporti, istruzione, sanità, occupazione e ambiente. Su Potenza e Matera sono concentrate attese importanti e insieme a loro, saranno i rispettivi territori di riferimento ad avere un’opportunità di crescita, derivante dallo sviluppo delle specificità a cui ogni città si è candidata. Con l’adozione dei vari strumenti programmatori, Piano strategico, Piano strutturale e Piano della Mobilità metropolitana, Potenza ha immaginato di proiettarsi all’esterno attraverso il collegamento delle città alle reti di trasporto sovra e interregionale, potenziando la mobilità urbana e del bacino territoriale di riferimento. Matera, dal canto suo, è determinata ad accrescere ancor di più il ruolo di principale attrattore culturale che sta guadagnando vetrine e consensi internazionali grazie, principalmente, al patrimonio storico-architettonico che trova nei Sassi la sua più bella e significativa esplicitazione. Ecco che l’obiettivo dei due progetti è la valorizzazione del ruolo di “motori dello sviluppo” proprio delle città.
Piano sviluppo di Matera, 24 milioni per turismo e cultura
Il progetto vuole mettere ancor più a valore i Sassi. Previsto un organico complesso di interventi di riqualificazione del contesto urbano e di specializzazione dell’offerta di servizi
L’intervento proposto dal Comune di Matera che sarà il soggetto attuatore del Piano di sviluppo e coesione della città, costerà 24 milioni di euro e sarà realizzato da settembre 2012 a dicembre 2016. Questi i principali interventi previsti: realizzazione della metropolitana 8,1 milioni di euro, sistema integrato per l’accessibilità pedonale nei Sassi tre milioni di euro, primo stralcio museo Demoetnoantropologico 2,2 milioni di euro, completamento visitor center piazza Vittorio Veneto 1,4 milioni di euro, percorso meccanizzato per parco del Castello e Campus universitario un milione di euro, realizzazione palestra scuola di Borgo La Martella un milione di euro, riqualificazione circuito urbano chiese rupestri e Santa Maria della Valle 550 mila euro, valorizzazione e fruizione Castello Tramontano 401 mila euro. Con il progetto si mira a mettere a valore, attraverso un organico complesso di interventi di riqualificazione del contesto urbano e di specializzazione dell’offerta di servizi, il potenziale turistico-culturale insito nei ‘Sassi’ in modo da attrarre a Matera flussi crescenti di investimenti innovativi e di consumi di qualità. Considerato quindi il ruolo di ‘grande attrattore’ turistico -culturale di rilevanza internazionale a vantaggio dell’intera Basilicata, il progetto è finalizzato a: promuovere le risorse ambientali, culturali e relazionali della città di Matera al fine anche di attrarre investimenti innovativi; rafforzare le reti urbane della conoscenza e della ricerca, della comunicazione e della mobilità; innalzare gli standard di qualità e vivibilità per residenti promuovendo l’inclusione sociale. I principali obbiettivi delle varie azioni sono: valorizzare sul mercato turistico e dei consumi di qualità il potenziale attrattivo rappresentato dai ‘Sassi’ di Matera; sviluppare le reti urbane innovative quali quelle della conoscenza e della ricerca, della comunicazione e della mobilità sostenibile; elevare in maniera permanente gli standard di qualità e vivibilità all’interno della città in modo da determinare un contesto urbano complessivamente favorevole ad un suo positivo posizionamento sul mercato dei consumi di qualità.
Adduce: “con il Fsc nuova opportunità di sviluppo per Matera”
I 24 milioni di euro andranno ad incrementare i fondi previsti dai Pisus.
“Il fondo di sviluppo e coesione rappresenta una straordinaria opportunità per integrare alle iniziative già inserite nei Pisus 2007-2013 la realizzazione di nuove opere come, solo per citarne alcune, la tangenziale ovest e la riqualificazione della strada di Aia del Cavallo, e per rafforzare gli investimenti su alcuni progetti come il museo demoetnoantropologico”. Lo ha dichiarato il sindaco di Matera, Salvatore Adduce che chiarisce alcuni aspetti relativi al finanziamento, a partire dalla gestione dei fondi Pisus. “Sul programma pisus questa amministrazione comunale ha bruciato le tappe. Basti pensare che dopo appena tre mesi dal nostro insediamento abbiamo messo a punto tutte le procedure per arrivare alla firma dell’accordo di programma nel luglio del 2011 e alla cantierizzazione delle prime opere dopo qualche mese. Il problema è che la programmazione dei Pisus fa riferimento alle annualità 2007-2013 e noi ci siamo insediati a metà 2010. Evidentemente nei tre anni e mezzo precedenti chi ci ha preceduto non ha fatto praticamente nulla. Quindi siamo stati costretti a recuperare ritardi che nel frattempo si erano accumulati”. Adduce ribadisce che la programmazione dei Pisus sta andando avanti comunque velocemente anche al fine di rendicontare quante più risorse possibili e liberarle dal fondo di sviluppo e coesione per poterle così destinare alla realizzazione di nuove opere strategiche per lo sviluppo della città. “Cogliamo, dunque, questa occasione per aggiungere altre risorse al programma corposo in corso. Non si tratta, infatti, di sostituire il Fondo di sviluppo e coesione al Pisus, ma di integrare le due fonti di finanziamento in modo da incrementare gli originari 33 milioni di euro (Pisus) con i 24 milioni di euro (Fsc)”. “Va dato atto – ha concluso Adduce – alla Regione Basilicata e, in particolar modo, al presidente, Vito De Filippo, di aver profuso il massimo impegno possibile a favore delle due città recuperando un’altra importante occasione di sviluppo per l’intera regione Basilicata”.
Quello dello sviluppo unitario è una partita che la Basilicata non può perdere, specie alla luce di un divario Nord-Sud che, in particolare in una fase di ristrettezze economiche e di tagli ai trasferimenti, continua a mostrare i nervi scoperti del Mezzogiorno. Ma la crescita, per invertire la rotta, deve innescarsi nelle aree urbane, a partire dalle città. Infatti nel Sud Italia si rileva una generalizzata debolezza del sistema urbano che in altre aree del Paese è invece il driver importante dello sviluppo territoriale. In questo contesto, grazie ai Piani di sviluppo e coesione di Potenza e di Matera, nella regione “senza città”, è necessario sviluppare un’azione pubblica di rafforzamento delle strutture urbane partendo dai due capoluoghi che devono proporsi come “motori” per lo sviluppo di tutto il territorio regionale, perché solo sviluppando nodi urbani evoluti ed in grado di differenziarsi offrendo servizi di rango elevato, si potrà aprire in modo maturo, strutturando positive relazioni economiche di interscambio, con i centri urbani delle altre regioni del Sud contermini quali Salerno e Napoli sul versante Tirrenico, Taranto sul versante Ionico e Bari e Foggia sul versante Adriatico.
Navazio (Io amo la Lucania) su ripartizione fondo per il piano di Sviluppo e di Coesione stanziato dal Cipe
Piano di sviluppo e di coesione della Regione Basilicata, ovvero dalla teoria del border line alla teoria della straight line! I nostri amministratori regionali si sono fermati ad Euclide!
Le entusiastiche dichiarazioni per l’assegnazione (meglio sarebbe parlare di rimodulazione) delle risorse stanziate nei giorni scorsi dal Cipe, nell’ambito del Piano di Sviluppo e di Coesione per le due città capoluogo, fanno da contraltare all’assordante silenzio di un dibattito che pure doveva svilupparsi.
La Regione Basilicata, con la disponibilità delle nuove risorse, intende irrobustire e qualificare “le locomotive principali dello sviluppo regionale, ruolo che le due città capoluogo sono chiamate a svolgere in maniera unitaria”. Qualcuno sottolinea che “è la prima volta in maniera pressoché paritetica”.
L’obiettivo delle politiche urbane in Basilicata è dunque rafforzare il ruolo di Potenza e Matera mediante il potenziamento dell’effetto città. Garantendo il buon funzionamento della macchina urbana da una parte e caratterizzandosi come centri di attrazione dell’altra.
Con buona pace delle intenzioni sbandierate nell’unico Piano Regionale di Sviluppo approvato dal consiglio regionale e spesso ribadite nelle piazze dei comuni. Perché se da un lato, è necessario affidare ai vertici dell’organizzazione urbana le chances di rafforzamento della direzionalità, dei servizi, e più in generale delle amenities, dall’altro è necessario costruire una rete tra i principali centri urbani (città capoluogo e città medio grandi) rafforzandone “le relazioni reciproche e l’integrazione con i rispettivi entroterra”.
Il modello di sviluppo “border line”, che tanto temeva lo sviluppo regionale legato a connotazioni centrifughe, viene sostituito dal modello euclideo della “straight line” (per usare un anglicismo caro ai nostri programmatori di visioni) che non teme lo sviluppo regionale legato a connotazioni punto-punto.
Occorre garantire sistemi a rete con una crescente integrazione delle aree interne ed una capacità di relazioni che sappiano coniugare le distribuzioni funzionali dei valori urbani con i processi di concentrazione in atto.
Nei tempi passati, la gente si è spostata dalle campagne alle città anche per poter godere di una maggiore libertà di comportamento e di azione. Oggi, invece, le nostre città, con l’introduzione di forme di pianificazione urbanistica fortemente vincolistiche e regolamenti sempre più invasivi per ogni attività urbana, appaiono sempre più soggiogate al “monopolio pubblico nella fornitura delle infrastrutture e dei servizi”. Quindi più cemento e meno libertà per i suoi cittadini.
E qui risuona, ancora una volta, il “troppo pubblico” che permea ogni angolo della nostra regione. È un circolo vizioso.
È ora di superare il modello di sviluppo puntuale. Occorre ragionare per diffusione restituendo al cittadino comportamenti ed azioni. E invece, assistiamo ad una pianificazione di risorse legata a poche idee che riflettono tutta la visione novecentesca delle nostre città e delle loro funzioni. Risorse buone per essere un motore di benessere economico. Ma che ci faremo alla luce dell’evoluzione demografica in atto di una grande città?
Le grandi città costituiscono delle “macchine costose” da gestire, e di questo non c’è traccia nelle decine di progetti finanziati dai Pisus che tendono solo ad una infrastrutturazione speculativa. Le città medio-piccole, in ambiti territoriali ricchi di risorse, realizzano performances di grande interesse. Ne abbiamo di esempi. La storia delle città deve pur insegnare qualcosa.
Dobbiamo quindi aumentare la ricchezza degli ambiti territoriali. Dobbiamo aumentare la libertà urbana, restituendo alla città il suo fondamentale ruolo. Dobbiamo aumentare la libertà delle nostre convinzioni. Inutile inventarsi uno sviluppo sostenibile solo per appagare le nostre coscienze.
Alfonso Ernesto Navazio, Presidente di Io Amo la Lucania
Braia (PD) su ripartizione fondo per il piano di Sviluppo e di Coesione stanziato dal Cipe.
Dopo tanta attesa, finalmente le città di Matera e Potenza , per la prima volta in maniera pressoché paritetica, utilizzeranno il fondo per il piano di Sviluppo e di Coesione stanziato dal Cipe per una cifra complessiva di circa 50 milioni di euro per accrescere e strutturare la loro rete dei servizi .
Le nuove risorse economiche annunciate dal Presidente De Filippo, che va ringraziato per l’importante lavoro svolto, serviranno ad irrobustire e qualificare ulteriormente, sino al 2016, le locomotive principali dello sviluppo regionale, ruolo che le due città capoluogo sono chiamate a svolgere in maniera unitaria e con responsabilità rispetto ai restanti 130 comuni della Basilicata che rappresentano quel patrimonio irrinunciabile ed inestimabile di cultura e tradizione della nostra terra che va sistematicamente integrato e valorizzato.
Potenza potrà ulteriormente strutturarsi sotto l’aspetto dei servizi per meglio svolgere la propria funzione di motore nel campo della Sanità, della Formazione e della Ricerca mentre Matera potrà, attraverso la realizzazione di opere di mobilità sostenibile e il potenziamento del patrimonio culturale ed artistico, incrementare il flusso turistico ed aumentare le chance di vincere la sfida per la candidatura a Capitale europea della cultura 2019 a beneficio di tutta la Basilicata.
La realizzazione del museo demoetnoantropologico, il completamento del circuito delle chiese rupestri, la riqualificazione di Santa Maria della Valle, il completamento del visitor center di piazza Vittorio Veneto, la valorizzazione del patrimonio inestimabile rappresentato dal Castello Tramontano migliorandone la fruibilità insieme al costruendo Campus universitario, rappresentano opere importanti che, facendo leva pure sui fondi PISUS, possono diventare realtà in un tempo breve a patto che siano messe in campo insieme ad una progettazione di qualità anche procedure che guardano alla realizzazione e soprattutto alla gestione di questi importanti attrattori turistici ed autentici tesori regionali.
Procediamo, nonostante la crisi, speditamente sulla strada di uno nuovo processo di sviluppo sostenibile, da rendere attuabile in una regione a cui dobbiamo dare sempre più competitività puntando sulle vocazioni dei territori in maniera unitaria, ben oltre strumentali contrapposizioni e polemiche che nessuno più comprende.
Luca Braia, Consigliere regionale PD
Dunque il progetto per la “metropolitana”, gli ascensori nei Sassi e il percorso meccanizzato verso il campus sono ancora in piedi? Tre interventi a mio parere inutili e dannosi, che da soli costano circa 12 milioni di euro, la metà dell’intero fondo!
8,1 milioni di euro per una metropolitana inutile!!!!!!! amministrazione sorda dinanzi alle problematiche serie della nostra città…
ma voi perdete tempo con Adduce!
Mi dispiace perchè credo che quando firma qualcosa diciamo che molte cose gli sfuggono. Parla ancora di 33 Meuro di Pisus che si aggiungono ai 24 del fondo di Coesione.
Chi è che gli va a spiegare che i 33 e passa sono diventati 13 ed in Ottobre ci sarà la verifica e se i tempi saranno stati rispettati bene altrimenti si perdono altri progetti ed altri soldi. Il resto, i FSC, saranno un intreccio di convergenza con la Regione e quindi bisognerà discutere tutto da capo oltre a capire quali sono le schede residue nei Pisus , per i forse 13 Meuro residui.
In poche parole alla ripresa bisognerà fare un lavoro di cuci e scuci , meglio con la Regione, e capire cosa è in piedi e quanto va rimodulato altrimenti ci si rivolge direttamente alla Commisisone Europea.
quanto siete polemici, sono queste polemiche inutili che nn ci portano da nessuna parte…. come voi vi siete espressi contrari io invece sono favorevole sia alla metropolitana (nei fondi ci sono anche i soldi per la tangenziale) che agli ascensori nei sassi e verso il campus…
Vito, credo di aver espresso semplicemente la mia opinione, o ci si può esprimere solo se si è in accordo con l’amministrazione? (Questa era una posizione polemica). Non pensi che la realizzzione di ascensori nei Sassi sia estremamente invasiva? Per me sarebbe come mettere l’ascensore nella torre di Pisa. Inoltre sarebbe inutile per i turisti, dato che i Sassi vanno ammirati dall’interno, altrimenti basta un cartolina. Per i residenti sarebbero più utili minibus elettrici, che potrebbero prelevarli dai Sassi e accompagnarli ai parcheggi convenzionati. Questi ascensori sono posti in zone raggiungibili unicamente a piedi, i residenti dovrebbero comunque camminare fino ai parcheggi.
Il percorso meccanizzato verso il campus, invece, a chi serve? L’età media degli utenti del campus è sufficientemente bassa da ritenerli in grado di camminare senza rischiare malori nell’affrontare una salita, credo. Per i portatori di handicap fisici servirebbe al massimo un ascensore, ma non mi risulta che vivano tutti ai piedi del boschetto.
Infine tutti queste “infrastrutture” avranno costi di manutenzione. Dove si reperiranno i fondi, che oggi non bastano nemmeno per mantenere il livello di linee del trasporto pubblico urbano della Casam?
Illuminami, ti prego.
Non oso illuminarti, come hai detto tu hai espresso una tua opinione stessa cosa ho fatto io, tu hai un modo di vedere altri ne hanno un altro, nessuno vuole ascensori invasivi nei sassi, se questi vengono costruiti con criterio rispettando l’ambiente circostante non risulteranno invasivi, la metropolitana leggera se considerata nel complesso POTREBBE funzionare…se consideriamo il numero di pugliesi che frequentano l’ospedale di mt (e questo te lo posso assicurare visto che vi ho alloggiato ben 3 volte è li stessi materani che da nord arrivano a sud per l’ospedale, se poi consideriamo che la metropolitana potrebbe essere estesa sino al centro commerciale (dove dovrebbero costruire una stazione dell’immediate vicinanze del centro) e se infine, stando al progetto degli anni 80, la metropolitana continuasse per monte e metaponto allora per me la metropolitana che attenzione non è un enorme infrastruttura ma è adeguata alle dimensioni della città sarebbe una buona cosa….certo lo so quello che ho detto è un progetto che potrebbe non vedere mai luce però immaginare una parte del futuro nn è sbagliato
Rispetto agli ascensori, capisco che potrebbero anche essere non invasivi se realizzati con criterio, ma continuo a pensare che siano inutili e costosi. A Potenza il sistema di ascensori e scale mobili costa circa 900.000 euro l’anno, pagati dalla Regione perché il comune non ce la fa. A Matera i costi saranno sicuramente inferiori, ma, ripeto, come possiamo permetterci di mantenere nuovi sistemi di mobilità se non riusciamo a sostenere quelli (scarsi) che abbiamo ora? Vorrei solo che il Comune spiegasse ai cittadini quali sono le idee egli studi in merito, così da avere un’idea precisa. Idem per il percorso meccanizzato verso il campus.
Riguardo la metropolitana, è una buona idea, ma le FAL non sono certo un buon biglietto da visita per la città, e non vedo perché si dovrebbero impiegare un terzo delle risorse destinate alla città per riqualificare beni che non appartengono alla città, ma ad una s.r.l., pubblica o privata conta poco.
“porta di accesso”? tra i monti?
città dei servizi? ma perchè putenza cerca
sempre di autoassegnarsi dei ruoli
quando è evidente che non è portata ad avere ruoli centralizzanti o da città?
potenzaire i collegamenti a potenza? ed a Matera che non ne ha uno?
il turismo cresce solo con le infrastrutture che collegano al resto del mondo
non con questi interventini;
perchè pz dovrebbe essere fulcro di servizi per l’intera regione quando l’altro capoluogo, Matera, può benissimo servire la sua provincia e la zona orientale e sud della basilicata? facesse anche potenza un capoluogo culturale.. AH GIA’ DIMENTICAVO..
Questo non è un accordo complementare, ma un centrare sempre più a potenza i servizi, con la scusa della cultura a matera;
poi voglio vedere se tutti questi milioni spesi per la cultura faranno lavorare in questa città piena di potenzialità, la poca gente come me che si sta laureando in beni culturali, credendo nella propria terra e sognando di lavorarci e valorizzarla; o saranno i soliti soldi sprecati?
per le parole di adduce: quindi la tangenziale si starebbe per realizzate? e le autostrade e il treno per collegarci al resto del mondo? il turismo non cresce senza infrastrutture come autostrade e ferrovie!
per braia: lui sarebbe contento che potenza continuasse a crescere dal punto di vista sanitario e di servizi anche universitari, sminuendo sempre ed ancor più matera; p.s. i lavori del campus sono ancora fermi, dello studentato mai iniziati, e se pure un giorno si realizzassero queste strutture, a matera c’è un solo dipartimento a potenza 6! il museo dea di questo passo non si farà mai, come del resto il centro fieristico, la cittadella dello spazio, il campus, etc. etc… vero Braia? e vogliamo parlare della vostra non difesa del capoluogo a Matera?