Riceviamo e pubblichiamo il contributo inviato da Lorenzo Creanza per conto del Coordinamento Pensionati Siap Basilicata in cui affronta il tema sempre attuale della crisi economica che ha colpito il nostro Paese, con evidenti ripercussioni sopratutto verso le fasce più deboli della popolazione italiana, quella dei pensionati.
I soldi della politica
Che si stia andando peggio di prima, questo appare scontato.
Per questo è illusorio pensare che le cose vadano bene, considerato che le prerogative dettate dal Governo tecnico mirano a reprimere i poveri e far pagare ai deboli lasciando il resto tutto invariato.
Si parla di riforma del lavoro per creare nuovi posti di lavoro, per contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale, per contenere il costo della vita e per aumentare il Pil. Non ci si avverte del fatto che, con queste manovre, si va verso una povertà generalizzata a causa del blocco delle pensioni, del mancato rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici e delle Forze di Polizia e, invece, si tralasciano le spese per sostenere la politica, mettendo in discussione anche il c.d. “posto fisso” considerato, da taluno, “monotono”. Per questo mi viene spontaneo chiedere se la carica di senatore a vita è da considerarsi quale “Posto fisso”?
Oramai la recessione è alle porte e sui provvedimenti delle liberalizzazioni si scatenano legittime proteste delle varie categorie di commercianti e professionisti che non condividono la riforma che, di fatto, li declassa non tutelando una sana concorrenza che salvaguardi il merito delle professioni dei farmacisti, avvocati e tassisti.
Quindi assistiamo che la contestazione è in continuo aumento e le fasce di lavoratori di ogni settore sono legittimate a manifestare per richiamare a raccolta il popolo che si sente indignato verso questa politica che da decenni è la maggiore responsabile di questa deriva del Paese.
Ovviamente, le prerogative del Governo Monti di attuare la politica economica di rigore appare sormontata a causa delle spinte conservatrice presenti nella nostra società che ostenta a voler cambiare perfino nei comportamenti.
I sacrifici, le disuguaglianze, le ingiustizie, la povertà, costituiscono il flagello dello stato sociale e per questo che occorre dialogo per frenare l’illegalità e la corruzione. Principio questo che viene affidato al sacrificio e all’opera costante che svolgono le Forze di Polizia, attualmente malpagate. Com’è aberrante l’idea che con il decreto “svuota carceri” i problemi continueranno ad aumentare nei rispettivi ordinamenti per gli incarichi che verranno ad assolvere in occasione degli arresti dei malavitosi che, in attesa di essere giudicati dalla magistratura, saranno ristretti nella camere di sicurezze degli uffici di polizia.
E mentre la gente è in trepida attesa di vedere operati i tagli alla politica e non solo a Roma, Potenza e Matera, ma che interessano tutti gli Enti compresi quelli sub – istituzionali gestiti dalla politica, non si usa prudenza su questioni che si abbattono sul bilancio pubblico. Quindi l’asserita politica di rigore in un momento di crisi che ha colpito tutta la nazione non sembra decollare e non sembra che si voglia iniziare a riformare gli stipendi di manager, le pensioni d’oro, i vitalizi dei politici, ad abolire il rimborso ai partiti che percepiscono esose somme che entrano nelle loro casse derivanti dalle competizioni elettorali e referendari.
Il recente caso LUSI che si è appropriato di milioni di euro del proprio partito, ha sicuramente indignato non pochi cittadini italiani i quali hanno ben pensato che la questione tangentopoli del ‘91 non ha insegnato nulla. Oggi davvero vi è la volontà di pensare che sarebbe il momento di aprire bene gli occhi verso una politica che continua a diffonde il malaffare invece di darsi un codice etico ed essere i paladini della legalità. In un momento d’immenso sforzo economico richiesto agli italiani, la politica deve affrontare la questione morale, deve avviare una selezione degli uomini da candidare, ma soprattutto approvare le riforme necessarie come quelle che riguardano la diminuzione dei parlamentari, affrontando la questione dei rimborsi elettorali considerato che i cittadini si sentono traditi dopo aver annullato con il voto referendario del 1993 l’abolizione dei finanziamenti ai partiti. Abolite le province e candidate uomini onesti e competenti, quelle di cui ha tanto bisogno la società. Le nuove generazioni di giovani non accettano simili comportamenti da coloro che per interessi personali sono coinvolti nelle bufere giudiziarie. Per questi motivi i cittadini, lavoratori e pensionati si sentono traditi dalla politica. La ribellione dei movimenti di opinione che insieme al sodalizio dei “Forconi” hanno manifestato in Basilicata e Matera, così come in Sicilia, ha dato inizio alla mobilità per parlare e per denunciare il malessere delle categorie e degli agricoltori che si sentono indignati per quello che sta accadendo anche nella provincia di Matera e nella regione Basilicata.
Ma se questo è il modo di programmare lo sviluppo del territorio, non credo che possa distrarre l’opinione pubblica che ha ben capito che bisogna parlare e magari raccogliere le tessere elettorali e rispedirle al mittente.
La politica deve rivedere la sua identità, progettare riforme per il lavoro e per i giovani, per evitare la fuga dei cervelli di molti che lasciano la Basilicata. Giungono segnali di sofferenza da alcuni abitanti di Comuni in continuo spopolamento che non si sentono salvaguardati del loro futuro e di quello dei propri figli. E sono ulteriormente preoccupati per la mancata attenzione degli organi preposti che sottovalutano il pericolo che incombe sulla salute dei cittadini per la soppressione di alcuni ospedali. Sono ricorrenti le proposte di tanti cittadini che chiedono maggiori servizi, difesa della vita, tutela dell’ambiente, vivibilità nei quartieri degradati, occupazione e sviluppo. E sono questi gli argomenti sui quali quotidianamente la gente comune, miei colleghi, amici e cittadini si soffermano a scambiare opinioni legittime, sulle motivazioni del diffuso dissenso verso la gestione della politica, sia di destra che di sinistra.
La Basilicata è fiorente per l’agricoltura, per il petrolio e per il mercato dell’automobile. In questi settori la nostra regione ha un’incommensurabile prospettiva di crescita occupazionale. Ed è impensabile sostenere che lo sviluppo occupazionale passi attraverso la riforma del mercato del lavoro cancellando lo storico articolo 18 che nasce negli anni ‘70, atteso che in questi ultimi 40 anni si è consolidato il diritto alla democrazia partecipata nel mondo del lavoro .
I lucani si sentono fieri di questa terra ma non intendono essere emarginati ed essere privati dei relativi servizi di bene collettivo. Tanti sono a chiedere che chi rappresenta il popolo abbandoni i tatticismi di corta veduta, e che si provveda a rispettare un codice deontologico in cui si sancisca un limite per la durata dei mandati e la loro non rieleggibilità qualora implicati in inchieste giudiziarie. Per questo vi è un certo scetticismo strisciante tra la gente e tra i pensionati e lavoratori che si aspettano riforme del sistema elettorale, che chiedono di eleggere le proprie persone, di essere consapevoli che i sacrifici devono essere fatti in proporzione al reddito.
Insomma ha ragione quel psicanalista ad affermare che: “oggi, per la drammaticità in cui viviamo è sufficiente avere uno specchio per guardarsi e riflettere”.
Lorenzo Creanza, Coordinamento Pensionati Siap Basilicata