Il Cidi di Potenza esprime preoccupazione per quanto in questi ultimi giorni si va decidendo in ordine al rientro a scuola degli Studenti e dei Docenti degli Istituti scolastici di secondo grado previsto per il 7 gennaio 2021.
È evidente che l’interesse di tutti è quello di garantire il ritorno in presenza rispettando le norme di sicurezza già adottate da quando è cominciata la pandemia fino a quelle che più di recente hanno costretto il settore delle scuole superiori a lavorare solo a distanza: ritardare ancora il rientro a scuola significherebbe segnare negativamente il successo formativo di tutti gli studenti, negare la necessità di contesti di apprendimento quanto più partecipativi e plurali.
La decisione presa dal Prefetto di Potenza di voler scaglionare l’ingresso degli studenti nelle due fasce orarie delle ore 8.00 e delle 10.00 suddividendoli per triennio e biennio non ci sembra la più adeguata per i motivi di seguito indicati:
1. Nella maggioranza degli istituti superiori, a seconda degli indirizzi, si svolgono non meno di cinque/sei ore di lezione con relative esercitazioni di laboratorio soprattutto negli Istituti Professionali sia nel biennio che nel triennio; la maggioranza degli studenti è costituita dai pendolari: a fronte di un incremento di corse da e per i Comuni dai quali si registra la maggior utenza, come sarà possibile svolgere l’attività didattica di apprendimento/insegnamento fino alle 14.00 per i primi ingressi e fino alle 16.00 per i secondi? E per quegli Istituti che prevedono le attività laboratoriali in orario pomeridiano come si farà per garantire agli studenti l’effettivo esercizio del diritto di studio?
2. Molti dei Docenti, secondo l’organico di diritto e di fatto di ciascuna scuola, hanno la propria cattedra suddivisa tra classi del biennio e classi del triennio e quindi l’orario di servizio prevede nella stessa mattina sia le une che le altre: come dare attuazione a quanto indica il Prefetto se a questo aggiungiamo il fatto che spesso i Docenti hanno più scuole non necessariamente ricadenti in un solo Comune? L’orografia della nostra Provincia non consente spostamenti agevoli con i mezzi privati, cosa ne sarà con i mezzi pubblici non potenziati in maniera diffusa e capillare?
3. La previsione per il rientro a scuola del 75% degli alunni in presenza e del 25% a distanza per singola classe configura uno scenario in cui il gruppo classe non tornerebbe ad essere tale e a penalizzare comunque un numero di studenti che seppure in rotazione non sarebbero mai in totale interazione tra loro: la cosiddetta DaD, se in emergenza ha consentito di poter gestire una situazione eccezionale, non può continuare ad essere il solo scenario che
Studenti e Docenti hanno di fronte a sé. Non c’è dubbio che una didattica integrata con quanto il digitale può offrire si è rivelata utile ma adesso è il tempo di poter prevedere che l’intero gruppo classe sia in presenza o a distanza al 100% secondo quanto decideranno le singole Istituzioni scolastiche, nell’autonomia decisionale che hanno a livello organizzativo, rimodulando la presenza degli studenti facendo ruotare le classi in modo che il 75% sia sul numero totale di alunni e non della singola classe.
4. Un’ulteriore riflessione riguarda il personale ATA: i collaboratori scolastici, anche a seguito di contrazioni di organico intervenute negli ultimi anni, sono sempre meno per singola scuola: come potranno garantire turni gestibili con le mutate esigenze legate ad un tempo scuola più lungo?
5. Da ultimo ma non meno importante, come cogliamo in questo momento “l’occasione per rafforzare il senso della scuola, ricostruire legami e relazioni significative, sviluppando insieme agli alunni le strategie, gli atteggiamenti e comportamenti necessari al contrasto della pandemia? … La scuola è fondamentale per la crescita, la formazione, la socialità e deve continuare a rappresentare il quotidiano di bambine/i e ragazze/i anche con le restrizioni sanitarie, anche con la tremenda incertezza di questo momento con classi in quarantena, con le comunicazioni alle ASL, con gli orari da ridefinire, con gli insegnanti da nominare. Le bambine, i bambini hanno bisogno della scuola perché resta il luogo dell’incontro, della socialità, della cura soprattutto per quelli più deprivati e a rischio. Le ragazze, i ragazzi hanno bisogno di “sentire la reciproca prossimità fisica”. Non devono esserne deprivati. Hanno necessità di presenze plurali e cangianti, per la loro crescita socio-affettiva ma anche cognitiva, perché non c’è intelligenza che possa nutrirsi nell’isolamento.
L’intero Paese ha bisogno di scuola.” (dal documento interassociativo CGD, CIDI, MCE, PROTEO)