La Basilicata Possibile: “Potenza riparte, la nuova sfida culturale”. Di seguito la nota integrale.
Una visione aperta di città possibile e sostenibile. Le proposte per una tempestiva ripresa.
La crisi economica, come conseguenza dell’emergenza sanitaria, ha investito globalmente il settore della cultura, acuendo le criticità già presenti nel nostro territorio e già oggetto di approfondimenti da parte de La Basilicata Possibile. Gli operatori culturali soffrono, forse più di altri comparti, le conseguenze di un blocco che non è ancora allentato, con pesanti ripercussioni in termini di reddito, cancellazione delle attività programmate e rischi di perdita occupazionale.
Per queste ragioni registriamo la necessità urgente di organizzare azioni a sostegno del settore e ribadiamo, anche nel caso della Cultura, l’ipotesi di dar vita a “tavoli tecnici” e luoghi di confronto che si avvalgano di competenze e professionalità, per la definizione di proposte concrete e di strumenti capaci di superare le difficoltà riscontrate da operatori ed addetti ai lavori.
La collaborazione tra pubblico e privato è inoltre la modalità migliore per preparare l’atterraggio sul territorio delle misure di regolamentazione sull’uso degli spazi di cultura che sono in corso di redazione da parte del Governo nazionale. In questo contesto in via di progressiva evoluzione vogliamo concentrarci su alcune proposte per dare nuova linfa all’attività culturale, pensando un nuovo approccio agli spazi pubblici:
– sviluppare un modello locale per l’organizzazione e gestione degli eventi culturali, che promuova il protagonismo di tutte le componenti interessate, la partecipazione della cittadinanza e il rispetto delle norme in materia di prevenzione del contagio;
– individuare i luoghi potenziali, vecchi e nuovi, ove far ripartire l’industria culturale. Adattarli al momento attraverso una nuova gestione e canalizzazione dei flussi. Allargare l’orizzonte del luogo di cultura, partendo da quelli canonici (teatri e cinema), per arrivare a pensare a luoghi alternativi pubblici (parchi e piazze) e privati;
– ipotizzare una nuova e innovativa modalità di utilizzo e gestione degli spazi pubblici al chiuso, come Palazzo d’Errico e Teatro F. Stabile, che potrebbero reinventarsi anche come luoghi privilegiati per la produzione, la distribuzione e la formazione dei molteplici linguaggi culturali e dello spettacolo, al fine di consentire un’offerta, anche con l’ausilio delle tecnologie digitali qualora non si riuscisse nel breve periodo a ripartire con spettacoli indoor, e comunque capitalizzare un rapporto di fidelizzazione con i diversi target di pubblico che le varie associazioni della città hanno coltivato in questi anni.
– favorire l’uso dello spazio pubblico all’aperto per eventi culturali prevedendo semplificazioni delle procedure per consentire agli organizzatori di rispettare i criteri di distanziamento fisico e contingentamento del pubblico senza eccessivi aggravi sui costi.
Accanto a misure organizzative e di programmazione riteniamo che, laddove possibile, sia opportuno intervenire anche con azioni dirette, tese ad agevolare gli operatori nel contenimento dei costi di gestione (agevolazioni tariffarie, sospensione dei canoni di locazione pubblici, costi calmierati per utilizzo degli spazi) e a facilitare la ripresa delle attività.
In imminenza della stagione estiva, nella quale probabilmente molti cittadini rischiano di rimanere confinati in città non tanto per esigenze di contenimento sanitario quanto per sofferenza economica, il settore della cultura può costituire un’opzione di rilancio e di ricostruzione di senso di comunità. Immaginiamo una città animata da un cartellone di eventi culturali da proporre nella stagione estiva, che magari recuperi almeno parte degli eventi culturali già previsti e ne integri di nuovi, costruito con il coinvolgimento attivo degli operatori culturali, capace di valorizzare i luoghi all’aperto e di essere itinerante per i quartieri. Dunque se non potremo andare ad un concerto o a teatro potremmo fare in modo che il Teatro o la Musica si avvicinino a casa nostra, in forme nuove, sicure, con numeri di partecipazione diversi, sorrette da modalità integrate tra arti antiche e contemporanea tecnologia. Forme che sappiano aprirsi al mecenatismo partecipativo, lascino spazi di protagonismo a giovani artisti e provino anche a rigenerare paesaggi e spazi urbani degradati attraverso performance, installazioni artistiche, esperienze di Street Art. Un modello che si avvicini a tutti e favorisca il coinvolgimento anche dei cittadini appartenenti alle classi più svantaggiate e più restie alla partecipazione ad eventi culturali.
In attesa che il Governo nazionale adotti regolamentazioni per l’esercizio delle attività culturali e preveda forme mirate di sostegno economico agli operatori del settore – proprio ieri è finalmente uscito il bando per le associazioni non riconosciute all’interno del Fondo Unico per lo Spettacolo – la Città di Potenza deve comunque attrezzarsi e ripartire.
E deve farlo riconoscendo la Cultura come strumento privilegiato di connessione tra le persone, come occasione di riscatto sociale delle fasce più deboli e, soprattutto, come diritto fondamentale dei cittadini.