L’associazione Città Plurale di Matera riapre il dibattito sui lavori in corso nel giardino del Convento di Sant’Agostino, nel Sasso Barisano attraverso una lettera aperta indirizzata al Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata, Francesco Canestrini. Di seguito il testo integrale della lettera aperta.
Egregio Soprintendente,
come tutti ricordano, il 18 ottobre 2006 le ruspe della Soprintendenza ai Beni Architettonici e per il Paesaggio della Basilicata sbancarono tutta l’area del giardino del Convento di S. Agostino, sede della stessa Soprintendenza, per realizzare un parcheggio privato interrato a due piani. Si trattava di un luogo in cui esistevano ambienti ipogei, prolungamento di quelli esistenti sotto il Convento, testimonianze storiche con iscrizioni e datazioni. Il Progetto, guarda caso, è della stessa Soprintendenza ed ha come titolo: Lavori di recupero ipogei e realizzazione parcheggio, accordo di Programma Quadro Ministero B.A.C. – Regione Basilicata – Valorizzazione turistica risorse storico-culturali.
Sarebbe stato meglio dire “Distruzione turistica risorse storico-culturali”.
Un progetto e una operazione mai discussi pubblicamente, che spinsero diverse associazioni a rendere pubblici tutti i vari passaggi che li avevano resi possibili e a protestare contro il reggente dell’epoca e i funzionari, peraltro ancora oggi in servizio.
Dopo varie iniziative, confronti e scontri, i lavori furono fermati nel novembre del 2006 a seguito di due lettere spedite al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’allora ministro della Cultura Francesco Rutelli.
Se avesse modo di leggere la cronologia di tutta la vicenda, si renderebbe conto del danno incalcolabile provocato ad uno dei luoghi più importanti dei Sassi, protetto, per di più, da un vincolo monumentale. Che la stessa soprintendenza non rispetta. Si auspicava che la storia di tutta questa incresciosa vicenda avesse insegnato qualcosa, nel modo di intervenire, alla ripresa dei lavori, per ripristinare il luogo e per riparare ai danni (di cui mai nessuno è responsabile in questo beneamato paese!). Il nuovo progetto prevede il ripristino di tutto il giardino preesistente(ci auguriamo che così sia) e la realizzazione di una sala polifunzionale.
Ciò premesso:
atteso che la Corte Costituzionale ha riconosciuto il ruolo particolare delle Soprintendenze per l’avvio di “misure di tutela” a salvaguardia di “beni cui sono connessi interessi primari per la vita culturale del Paese”, al fine di “conservare e garantirne la fruizione da parte della collettività”;
atteso che alle Soprintendenze è riconosciuta la funzione conoscitiva e che la loro missione è quella di accrescere le conoscenze sul patrimonio e sui paesaggi, di trasmetterle ai cittadini e di consegnare tale patrimonio alle generazioni future migliorandone lo stato di conservazione e il contesto di fruizione;
atteso che sono stati realizzati due manuali del restauro(Restucci- Giuffrè);
atteso che dovrebbe essere compito della Soprintendenza far progettare gli interventi utilizzando tecniche adeguate e materiali congrui rispetto ai luoghi in cui essi vanno realizzati,
Le chiediamo: perché la sala polifunzionale viene realizzata in cemento?
Alla Soprintendenza non risulta che il cemento presenta coefficienti di traspirabilità e rapporti di dilatazione contrastanti con le strutture antiche che, perdendo gradi flessibilità, sono più soggette a lesioni?
Alla Soprintendenza non risulta che il cemento non lega per contrastante reazione chimica e meccanica con il materiale calcareo?
Alla Soprintendenza non risulta che riempiendo i Sassi di cemento si vengono a creare sovraccarichi insostenibili e si sconvolge il normale drenaggio idrico?
Un restauro più attento, con la realizzazione della sala in tufo, avrebbe potuto essere un’occasione per creare nuove professionalità, riabilitare antichi mestieri e identità emarginate, ponendo le basi per ulteriori possibilità di sviluppo economico e umano, costituendo anche un modello per altri. Una Soprintendenza locale attenta, purtroppo, resta e resterà solo nel libro dei sogni. Tanti esempi lo confermano. Ciò che resta è l’ennesima occasione perduta!!!
Città Plurale – Matera
Secondo me in quel posto ci stava bene un bel parcheggio
una piscina non sarebbe male potrebbe coprire l’indegno manufatto e poi darebbe la possibilita’, a chi la ha, di costruire nei sassi le piscine vietate per chissa’ quale motivo oscuro
Complimenti alla Associazione Città Plurale per il suo sforzo, che mi auguro utile, affinché Matera, città tanto sfortunata anche sul piano culturale, possa tornare a riappropiarsi di quel bellissimo giardino antistante la chiesa. Antonio Montemurro
concordo
oramai è un susseguirsi di inadempienze delle soprintendenze, basti guardare gli infissi degli immobili di fronte alla sede di via D’Addozio. Oppure un funzionario che nonostante abbia visto ciò che è successo e sta succedendo all’esterno e all’interno del convento di santa lucia ed agata vecchia, come la modifica di prospetto, gigantografie che deturpano il portale del 1270, moquette e acquisizioni arbitrarie, dove si utilizza materiale non consono ad un bene monumentale. E’ bene ricordare, anzi segnalare, vista la continua distrazione sulla virtuale candidatura 2019, al sindaco ed ai soprintendenti cosa è successo ad Oria, dove Angelo Lippolis, imprenditore locale ha lanciato sul web una petizione per la riapertura del castello, scrivendo al sostituto procuratore del tribunale di Brindisi, : “Povero Castello e poveri amanti della Puglia e dei suoi luoghi, scrive Lippolis, ostaggi di un ricatto perpetrato dal suo proprietario nei confronti di un Ente Comunale reo di non aver rilasciato una licenza per consentire ad un Monumento Nazionale di essere trasformato in una sala ricevimenti. Il Castello di Oria, è l’appello di Lippolis al pm, va reso fruibile ai visitatori non solo perché bisogna fare sistema , non solo perché è una risorsa per l’economia della città di Oria e della sua Provincia, non solo perché è un’attrazione essenziale per i flussi turistici della Regione così come lo sono Castel Del Monte, o Santa Croce a Lecce. Il Castello di Oria va reso fruibile perché la Cultura non può essere ostaggio di nessuno, perché la Cultura è Patrimonio dell’Umanità”. adduce prendi esempio e fai togliere anche quelle discariche a ridosso del convento che sono solo un pugno negli occhi e concludi gli espropri, prima che intervengano false usucapioni.