Il presidente di Città Plurale Marino Trizio ha inviato alla nostra redazioen la risposta del Soprintendente Canestrini sulle questioni sollevate dall’associazione rispetto ai lavori in corso per la costruzione di una sala espositiva nell’orto-giardino della sede della Soprintendenza per i beni architettonici e del paesaggio ubicata a Matera in via D’Addozio, all’ingresso del Sasso Barisano. Riportiamo di seguito la risposta di Canestrini e la contro-replica di Città Plurale.
Risposta del Soprintendente Canestrini all’associazione “Città Plurale Matera”
La lettera aperta inviatami dagli esponenti di Città Plurale pone numerose domande che hanno necessità di attente riflessioni ma anche di risposte alle quali non intendo sottrarmi.
Da quando ho accettato l’incarico di soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici della Basilicata, quasi un anno fa, ho cercato di comprendere quali fossero i problemi di tutela che dovevano essere affrontati sia sul’intero territorio regionale che all’interno dei capoluoghi di provicia e dei singoli centri urbani.
Mi è bastato molto poco per rendermi conto dell’emergenza di salvaguardare il paesaggio, in molti casi ancora integro, rispetto allo sfruttamento, spesso incompatibile con criteri conservativi, delle fonti energetiche, dal fotovoltaico, all’eolico, al petrolio.
E’ stato necessario un tempo maggiore per avere consapevolezza dei problemi che assillavano le due città capoluogo ed i centri maggiori della regione.
Per quanto riguarda Matera, durante le visite alla città prima del mio incarico, mi ero accorto , provando un grande disagio, di quanto fosse invasivo e quasi insostenibile il traffico di autovetture, che, percorrendo le strade dei sassi ad elevata velocità ed occupando quasi del tutto i marciapiedi e gli altri spazi, rendevano molto difficile godere della bellezza architettonica e della suggestione dei luoghi. In contemporanea l’altro problema di cui mi aveva parlato l’amico Abita, già soprintendente per i beni storico-artistici, era la vicenda del cantiere presso il convento di S. Agostino, ancora fermo e di difficile soluzione.
Certo successivamente avrei scoperto numerosi altri problemi che tormentavano la città dall’assenza del vincolo monumentale, alla fragilità geologica, al proliferare di esercizi commerciali, alla mancanza di politiche di arredo urbano, all’ancora incompleta redazione del piano di gestione richiesto dall’UNESCO, alla necessità di interventi di restauro architettonico e di disinquinamento del torrente Gravina e a molti altri ancora.
Per iniziare ad affrontare i problemi ed a prospettare qualche soluzione decisi di recarmi in visita presso il sindaco al quale esternai tutte le mie rimostranze per il sistema estremamente caotico e confusionario che regolava il traffico nei rioni sassi e illustrai la necessità di provvedimenti riguardanti l’uso di navette elettriche e la regolamentazione dell’accesso per i residenti e per lo scarico delle merci. Le risposte furono che in passato si era tentata la limitazione ma che tutti i divieti e tentativi di programmare erano stati aboliti a furor di popolo ma che si stava sperimentando l’uso di dissuasori.
Per quanto riguarda il caso di S. Agostino prima di prendere qualsiasi decisione, ho ritenuto doveroso rendermi conto di tutte le fasi della vicenda per ricostruire l’assetto dei luoghi precedentemente all’avvio dei lavori. Per tali motivi ho richiesto ai funzionari arch. Biagio Lafratta e arch. Eustachio Carmentano, responsabile del procedimento, di approntare, ognuno per la propria parte, una dettagliata analisi storica della trasformazione dei luoghi con ricostruzione delle modifiche intervenute nei vari periodi ed una cronologia degli interventi succedutisi in cantiere dal 1989 al 2012.
Le relazioni estremamente precise hanno rivelato, con documentazione grafica e fotografica in originale, che l’area antistante S. Agostino non era un giardino rupestre, ma aveva subito, fin dagli inizi del secolo scorso, notevoli modifiche e trasformazioni prima per la realizzazione della strada carrabile interna ai rioni sassi e successivamente per la condotta fognaria che aveva attraversato tutta l’area stravolgendola. Nell’area non erano presenti ipogei o altre cavità. Le uniche grotte all’interno dello strato di calcarenite sottostante il convento di S. Agostino.
La dettagliata relazione cronologica, che si allega , da conto del progetto iniziale previsto dal comune nell’ambito dell’iniziativa comunitaria INTERREG IIC e delle previsioni di recupero della L.771/86. Il progetto prevedeva un parcheggio su tre livelli per 200 autovetture. I lavori iniziati ad opera del comune in data 28.11.1994 comprendevano scavi ed esplorazioni archeologiche e si sono protratti fino al 1995 quando la soprintendenza ha espresso dubbi sulla realizzabilità di parcheggi così ampi.
Nel 1996 il comune aveva quindi eseguito solo lavori di scavo e sondaggi sull’area demaniale. Nel 2000 la soprintendenza si faceva portavoce della necessità di recuperare l’area che giaceva in stato di abbandono e di creare un parcheggio sotterraneo per 49 posti comprendente anche il recupero e la fruibilità degli ipogei sottostanti il convento, già recuperati con lavori precedenti eseguiti durante il 1985. Nel 2006 si elabora un progetto che, recependo le critiche pervenute, escludeva la destinazione a parcheggio e prevedeva una sala polifunzionale e spazi per mostre temporanee. Il progetto viene approvato durante la conferenza di servizio tenutasi in Matera in data 15.07 2008 e poi, dopo ulteriori sospensioni, viene redatta nuova perizia approvata da tutti gli enti competenti in conferenza di servizio del 23.04.2012. Il progetto redatto dalla soprintendenza ripristina i terrazzamenti precedenti consente una più diretta accessibilità agli ipogei e prevede la sistemazione con verde autoctono degli spazi di pertinenza antistanti il convento.
Per il progetto dell’ambiente interrato era stata, comunque prevista la realizzazione mediante palificazioni e strutture in cemento armato seguendo la logica del progetto originario, che adoperava tecniche moderne per coprire spazi molto vasti.
Una volta ripercorso tutto l’iter della vicenda ed essermi reso conto di tutti i problemi affrontati e da affrontare bisognava decidere cosa fare. Forte era la tentazione di sperimentare un modo nuovo di intervenire basato sull’uso dei materiali tradizionali e sull’utilizzazione delle murature e delle volte, magari con un percorso che, previo espletamento di necessario concorso di idee e di progettazione, prevedesse una nuova sistemazione e un progetto estremamente diverso da quello già approvato, insomma una realizzazione, da affidare semmai ad artisti-architetti esperti della cultura del tufo, in una logica del tutto alternativa al cemento armato ed alle sue caratteristiche, incompatibili con il contesto rupestre materano.
Tutto ciò avrebbe comportato l’abbandono del vecchio progetto, l’indizione di una gara per la scelta dei progettisti, la redazione di un nuovo progetto, la scelta dei realizzatori con conseguente allungamento dei tempi, incremento dei costi e forse nuove vicissitudini e difficoltà di finanziamento, nuove interruzioni e magari l’abbandono dei lavori e il pericolo che lo scavo restasse nella attuali situazioni di degrado.
Ho pertanto prudentemente ma malinconicamente optato per la soluzione finanziata e già approvata dalla conferenza di servizio, con la consapevolezza che comunque si trattava dell’unica soluzione praticabile in tempi brevi, dettata da una vicenda nella quale le scelte originarie hanno condizionato la realizzazione di un’opera secondo vecchie modalità, ormai non più consentite in contesti storici, laddove una differente impostazione basata su di una nuova cultura della salvaguardia del patrimonio monumentale avrebbe condotto a un approccio più proficuo con la comunità locale, col mondo artigianale e con i nuovi e più avveduti imprenditori e progettisti.
Dopo la conferenza stampa di presentazione della sistemazione definitiva i lavori hanno, pertanto, avuto inizio in data 9.10.2012 e saranno completati secondo le modalità del progetto autorizzato, nella prospettiva di ripristinare, al più presto il giardino e quello splendido scorcio dei sassi che si gode da S. Agostino.
Rimane la consapevolezza che tale vicenda non debba ripetersi all’interno di contesti di così grande valore architettonico e paesaggistico e, soprattutto, che non debbano essere progettati i parcheggi sotterranei pluriplano all’interno dei preziosi tessuti storici delle nostre città.
Arch. Francesco Canestrini – Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici della Basilicata
Contro-replica di Città Plurale
Egr. Soprintendente Arch. F. Canestrini,
abbiamo ricevuto la sua risposta per interposta persona. Apprezziamo il suo articolato intervento su tutte le problematiche dei Sassi relative alla loro conservazione, gestione e restauro e i problemi relativi all’intero territorio comunale. Problematiche su cui ci stiamo battendo da oltre dieci anni, trovando ostacoli e contrasti, non solo dalle amministrazioni locali che si sono succedute, ma anche dalla struttura della Soprintendenza che lei da poco dirige. Provi a fare un elenco di quei luoghi i cui progetti sono della Soprintendenza e che ad oggi non sono ancora liberamente fruibili per lavori interminabili o ciò che è stato consentito nei Sassi.
Lei scrive: “Per quanto riguarda il caso di S. Agostino prima di prendere qualsiasi decisione, ho ritenuto doveroso rendermi conto di tutte le fasi della vicenda per ricostruire l’assetto dei luoghi precedentemente all’avvio dei lavori. Per tali motivi ho richiesto ai funzionari arch. Biagio Lafratta e arch. Eustachio Carmentano, responsabile del procedimento, di approntare, ognuno per la propria parte, una dettagliata analisi storica della trasformazione dei luoghi con ricostruzione delle modifiche intervenute nei vari periodi ed una cronologia degli interventi succedutisi in cantiere dal 1989 al 2012. Le relazioni estremamente precise hanno rivelato, con documentazione grafica e fotografica in originale, che l’area antistante S. Agostino non era un giardino rupestre , ma aveva subito, fin dagli inizi del secolo scorso, notevoli modifiche e trasformazioni prima per la realizzazione della strada carrabile interna ai rioni sassi e successivamente per la condotta fognaria che aveva attraversato tutta l’area stravolgendola. Nell’area non erano presenti ipogei o altre cavità. Le uniche grotte all’interno dello strato di calcarenite sottostante il convento di S. Agostino”.
Noi la invitiamo a leggere, sul sito dell’associazione Sassikult, la storia del luogo tratta dai documenti dell’archivio di stato,che all’epoca dei fatti, fu ricostruita da Sassikult, Città Plurale, Mutamenti a Mezzogiorno, Cittadinanzattiva e altre associazioni. Forse noterà che c’è qualcosa che non corrisponde alla relazione fatta dai suoi funzionari collobarotori, almeno da quello che si evince dalla sua risposta, considerato che la relazione cronologica che dice di aver allegato, ma che forse le sarà sfuggito di farlo. Dovrà però convenire che un conto è costruire dei servizi quali una strada e una condotta fognaria, per migliorare la qualità della vita e le condizioni igieniche dei Sassi, altro è realizzare un parcheggio……..
Lei poi conclude: “Una volta ripercorso tutto l’iter della vicenda ed essermi reso conto di tutti i problemi affrontati e da affrontare bisognava decidere cosa fare. Forte era la tentazione di sperimentare un modo nuovo di intervenire basato sull’uso dei materiali tradizionali e sull’utilizzazione delle murature e delle volte, magari con un percorso che, previo espletamento di necessario concorso di idee e di progettazione, prevedesse una nuova sistemazione e un progetto estremamente diverso da quello già approvato, insomma una realizzazione , da affidare semmai ad artisti-architetti esperti della cultura del tufo, in una logica del tutto alternativa al cemento armato ed alle sue caratteristiche, incompatibili con il contesto rupestre materano”. Ho pertanto prudentemente ma malinconicamente optato per la soluzione finanziata e già approvata dalla conferenza di servizio, con la consapevolezza che comunque si trattava dell’unica soluzione praticabile in tempi brevi, …………
Questa sua conclusione non ci convince affatto, ci delude e ci da ragione di quanto da noi espresso nella lettera aperta che le abbiamo rivolto. Se lei, invece di sentirsi prudente e malinconico, avesse avuto più l’ardire e l’autorevolezza che le riconosciamo e avesse coinvolto tutte quelle associazioni che si sono battute contro uno scempio devastante, molto probabilmente avremmo potuto crare insieme le condizioni per trovare quei finanziamenti per sperimentare e progettare in maniera diversa. Si è lasciato quel “buco” vergonoso per più di sei anni, qualche anno in più, ma con un progetto che sarebbe stato di esempio e di scuola, ne sarebbe valsa la pena.
Egr. Soprintendente, non possiamo che ribadire, è l’ennesima occasione perduta!!!
Approfittiamo dell’occasione per chiederle di sostenere la proposta di Città Plurale e di Mutamenti a Mezzogiorno, di cui lei è a conoscenza, relativa a:
1) Richiesta di vincolo monumentale per i Sassi di Matera;
2) Richiesta di vincolo monumentale per i moderni quartieri di edilizia residenziale pubblica realizzati a partire dagli anni ‘30 a seguito Leggi speciali di risanamento Sassi;
3) Richiesta di vincolo paesaggistico per l’intero territorio del comune di Matera.
Inoltre le chiediamo, considerato che la Soprintendenza, con una lettera di febbraio scorso, dopo la denuncia delle associazioni, ha affermato che la “struttura realizzata in Vico Commercio (ponte) non si inserisce adeguatamente nel contesto ambientale e architettonico dei Rioni Sassi” ed essendosi paventata la soluzione, si dice sperimentale e temporanea, di mascherare e mitigare con piante e altro la struttura in metallo per il “modico” costo di 70.000 euro, di non far spendere tali fondi ,ma di battersi per il ripristino del luogo con un progetto serio e condiviso.
Restiamo a disposizione per un qualsiasi tipo di confronto.
Il presidente di Città Plurale – Marino Trizio
…”Dovrà però convenire che un conto è costruire dei servizi quali una strada e una condotta fognaria, per migliorare la qualità della vita e le condizioni igieniche dei Sassi, altro è realizzare un parcheggio……..”
Ecco, proprio in questa frase c’è la contraddizione di queste associazioni.
Realizzare una strada o una fogna, per loro, significa migliorare la qualità della vita; realizzare un parcheggio (che è complementare alla strada, alla fogna, all’abitare) invece no.
Per me in quel posto un parcheggio per incentivare l’abitare nei Sassi è e rimane una buona soluzione. Il resto è materia che ha a che fare con l’integralismo ed il più retrivo conservatorismo.
Egr. signore, la nostra frase che lei riporta non è una contraddizione. Deve sapere che la strada viene realizzata nel 1936, creando non pochi danni. Ma a quell’epoca non c’eravamo ne noi ne lei e inoltre in quegli anni il dibattito sui Sassi era alle sue origini. La strada realizzata è l’attuale Via Madonna delle Virtù. Poi venne realizzata la condotta fognaria, opera necessaria o avrebbe preferito avere ancora la fogna a cielo aperto? Condizione che ci segnalò all’opinione pubblica come “vergogna nazionale”.
Lei dice: “Realizzare una strada o una fogna, per loro, significa migliorare la qualità della vita; realizzare un parcheggio (che è complementare alla strada, alla fogna, all’abitare) invece no”. I parcheggi sono necessari, non capiamo la compatibilità con la fogna, ma riteniamo che i parcheggi vadavo fatti altrove e l’accesso ai Sassi consentito con mezzi alternativi pubblici. La struttura architettonica e morfologica dei Sassi non legano sia con il cemento armato che con la presenza delle macchine. Lei concorda con questo?
Abbiamo fatto quegli esempi, perchè i parcheggi progettati dalla Soprintendenza erano ad uso esclusivo dei propri dipendenti. Non va dimenticato che la Soprintendenza, che dovrebbe tutelare il nostro patrimonio storico, artistico, architettonico e paesaggistico, interviene in maniera pesante su un luogo con Vincolo Monumentale – Decreto Ministeriale 24.09.1998 Ministero dei Beni Culturali. Come non dice nulla su questo aspetto? La invito ad andare a visionare la documentazione presso l’Archivio di Stato e si renderà conto di tante contraddizioni, quelle vere. Noi vogliamo solo difendere un patrimonio Unesco. Un patrimonio unico al mondo, rispettando quei criteri(III – IV e V) con cui L’Unesco ci ha riconosciuto come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Se fare questo significa essere integralisti e conservatori, siamo ben lieti di esserlo.
La saluto cordialmente
Piena e completa solidarietà oltre che condivisione per quanto dichiarato da Città Plurale ed altre associazioni. L’istituzione deputata a soprintendere e tutelare, in questi anni, con i sui RESPONSABILI, non ha fatto altro che sottacere, sottostimare e concedere scempi di qualsivoglia portata, in spregio al ben che minimo senso di responsabilità e rispetto di un PATRIMONIO pubblico.
Invece di procedere “prudentemente ma malinconicamente” sarebbe stato OPPORTUNO non procedere, ovvero FERMARE quella sequela di AGGRESSIONI pseudo architettoniche che nessun “allungamento dei tempi, incremento dei costi e forse nuove vicissitudini” potrebbe scelleratamente giustificare.
VERGOGNA
CITTA PLURALE ANDATE AVANTI
SAREBBE STATO MEGLIO ………….LASCIARE UN BUCO COSI’ INCOLTO E PIENO DI MONNEZZA DA FAR FOTOGRAFARE AI TURISTI DI TUTTO IL MONDO INTERO ?
A GIA’ MATERA E’ CITTA’ CANDIDATA A CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019……
Sarebbe stato meglio utilizzare il buon senso e il rispetto che si deve ad un PATRIMONIO UNESCO che non contempla il cemento ed altri materiali non compatibili con la STORIA e la CULTURA, in questo caso, con i Sassi di Matera, oltre che nei propri contesti sparsi nel mondo…Matera PERIFERIA dimenticata della CULTURA…anche nel 2019…
E già, cemento armato come soluzione “sbrigativa” in un luogo costruito nei millenni…PRUDENTEMENTE MA MALINCONICAMENTE per qualcuno sarebbe ora di dimettersi dal proprio incarico!
“la strada viene realizzata nel 1936, creando non pochi danni. Ma a quell’epoca non c’eravamo ne noi…”
ciò lascerebbe intendere che se voi foste esistiti nel 1936 vi sareste opposti pure alla realizzazione della strada che sarebbe stata costruita “creando non pochi danni”. Secondo la vostra posizione…anche la realizzazione della case, e quindi dello straordinario paesaggio che tutti conosciamo, essendo una modificazione della situazione preesistente, di fatto è stato un danno!
“I parcheggi sono necessari, non capiamo la compatibilità con la fogna”… i parcheggi, come la strada e la fogna, sono complementari all’abitare non alla fogna! Le compatibilità dei servizi vanno rapportate all’epoca a cui si fa riferimento. Secondo la vs. visione, nelle abitazioni non dovrebbe esserci nè telefono e neanche televisione, figuriamoci elevatori o climatizzazione. La vs.posizione è sbagliata (a mio modesto e semplice avviso) perchè tende a salvaguardare le apparenze ma non la sostanza…e quindi o la salvaguardate in toto (no al cemento, no ai parcheggi, ma anche no agli adeguamenti ed alla modernizzazione degli interni delle abitazioni) oppure c’è ipocrisia.
Dalla vs. replica al mio intervento, infine, sembra quasi che ci sia qualcosa di personale tra voi e la soprintendenza…lo si evince da questo passaggio: “Abbiamo fatto quegli esempi, perchè i parcheggi progettati dalla Soprintendenza erano ad uso esclusivo dei propri dipendenti.”…come dire che se i parcheggi fossero stati per tutti, allora avreste avuto un atteggiamento di maggiore comprensione.
Scusate, ma io la penso così. Rispetto la vs. chiassosa opinione, vi chiedo di rispettare la mia molto meno autorevole e più silenziosa opinione.
Io in quel posto continuo a vederci bene un parcheggio ad esclusivo uso dei residenti per far in modo che i Sassi non diventino solo alberghi, pizzerie, ristoranti, pub e musica ad alto volume.
Fossi in Lei proporrei un ascensore tecnologicamente avanzato per salire più velocemente sulla torre centrale del castello Tramontano e magari un’antenna per comunicare meglio con i cellulari, tanto per essere complementari con i servizi e attuali con la tecnologia…e forse uno schermo gigante per promuovere i servizi della ciittà…naturalmente sulla facciata…per una visibilità migliore…
Certamente non sono stato chiaro nel definire la nostra posizione e mi scuso. Quando diciamo che all’epoca ci furono dei danni perchè alcune case furono abbattute per realizzare la strada e la condotta fognaria, era per sottolineare che comunque si era difronte a due opere importanti e di interesse generale. Una avrebbe collegato il Sasso Barisano al Sasso Caveoso e l’altra risolveva un problema di igiene e sanità. Il progetto dei parcheggi della Soprintendenza, invece, è fine a se stesso e ad uso esclusivo dei dipendenti. Non abbiamo niente di personale contro la Soprintendenza, ma il progetto, se guarda le carte, era solo per loro. Noi non vogliamo i parcheggi e non vogliamo le macchine nei Sassi. Lei cosa vuole? Ci possono essere mezzi alternativi pubblici per i residenti? Non legga le cose come le fanno più comodo. Quando abbiamo fatto le nostre proposte sui PISUS e abbiamo detto no ai tre ascensori nei Sassi, lo abbiamo fatto avendo l’esempio fallimentare dell’ascensore degli ipogei di piazza V. Veneto, l’ascensore di Palazzo Venusio, lo scempio di Vico Commercio e soprattutto perchè i progetti che abbiamo visionato, con una richiesta di accesso agli atti, erano devastanti sia per le opere da realizzare e sia per la futura gestione e manutenzione. Pertanto, l’esempio di Perugia, che come direttivo dell’associazione siamo andati a vedere, per poter meglio elaborare le nostre proposte, non c’entra assolutamente niente con i Sassi. Non siamo contro l’innovazione, ma bisogna capire quali aspetti innovativi introdurre in un patrimonio di così grande rilevanza e importanza per l’umanità. Ad esempio, come abbiamo da anni proposto, interrare i cavi delle linee elettriche, telefoniche e dei segnali radio televisivi. E’ innovazione? Come tanti altri interventi a cui abbiamo pensato e proposto. Lei scrive: “Io in quel posto continuo a vederci bene un parcheggio ad esclusivo uso dei residenti….” Si deve convincere che il parcheggio non si farà. Chieda, invece, che venga potenziato il parcheggio di Piazza C. Firrao e quello di Via Lucana, che venga riattivato quello di via Casalnuovo e venga realizzato quello sotto la chiesa di San Rocco e quello di Via Gramsci, poi come accade a Perugia giriamo a piedi e con i mezzi pubblici per i Sassi.
Lei chiude il suo intervento dicendo: “Scusate, ma io la penso così. Rispetto la vs. chiassosa opinione, vi chiedo di rispettare la mia molto meno autorevole e più silenziosa opinione”. Noi rispettiamo la sua opinione e non la definiamo ne chiassosa o silenziosa come fa lei. Sono opinioni che come tutte vanno rispettate. Noi, come cittadini materani, potremmo anche decidere che i Sassi diventino un’altra cosa, ma dobbiamo sapere di rinunciare ad essere iscritti tra i siti Unesco o a diventare futura capitale Europea della cultura 2019. Ci conviene? Noi siamo convinti di no.
Confrontarsi è sempre utile e importante.
La saluto cordialmente
http://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_Paolina
…ecco…giusto per far capire che in un luogo importante ci può anche accettare il progresso e le comodità senza stravolgere i luoghi e la loro essenza.
ecco… a proposito di Perugia:
http://www.paesionline.it/perugia/itinerari_ed_escursioni/parcheggi_scale_mobili_e_panorama.asp
Parcheggi, scale mobili e panorama a Perugia
Recensito da: Chiara
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Inserita il:
14/01/2013
Particolare come siano integrate le scale mobili all’interno del borgo antico e la piccola metropolitana che ti fa girare tutta la città. Lascerai la macchina fuori dalla città e utilizzerai solamente i tuoi piedi e i mezzi pubbblici per spostarti. La città è dotata anche di ascensori ed è molto pulita, in particolare i bagni pubblici.
FORSE NON é CHIARO!!!!!!!
QUELLO CHE SI STA REALIZZANDO A S. AGOSTINO é UN PARCHEGGIO ALL’INTERNO DI UN PATRIMONIO UNESCO, CENTRO STORICO E SEDE DELLA SOVRINTENDENZA, OVVERO IL CONTRARIO DEL CONCETTO ” Lascerai la macchina fuori dalla città e utilizzerai solamente i tuoi piedi e i mezzi pubbblici per spostarti. La città è dotata anche di ascensori ed è molto pulita, in particolare i bagni pubblici”.
Forse non è altrettanto chiaro!Ho fatto l’esempio delle scale mobili per dimostrare come in un contesto così importante si possono apportare (già ne 1983!!) innovazioni tecnologiche senza deturpare il paesaggio!!
SCALE MOBILI
A dimostrazione che se gli interventi vengono fatti con intelligenza si possono fare ASCENSORI, PARCHEGGI e quant’altro per rendere la vita a chi decide di abitarci il meno disagiata possibile!!
CHIARO?
…e quale sarebbe l’intervento fatto con intelligenza…senza deturpare il paesaggio… nel centro storico di Matera?
Le opere si giudicano quando sono finite, non in corso d’opera.
E’ ovvio che vedere la struttura in cemento armato mentre il manufatto è ancora in costruzione non è bella da vedersi…aspettiamo la fine dei lavori, quando finiture, paramenti e sistemazioni esterne saranno completate,,,e giudichiamo!