Su segnalazione degli attivisti lucani (l’acqua pubblica è una delle stelle del Movimento), i candidati M5S alle politiche del 4 marzo, prendono posizione contro la delibera regionale del 22 gennaio scorso, n.°49, con la quale, la giunta di Marcello Pittella, consegna un’altra fonte di acqua minerale sorgiva alla società San Benedetto.
Il governo Pd di questa regione continua nel considerare l’acqua sorgiva un bene privato e non un bene di interesse collettivo e a distanza di 8 anni dal referendum sull’acqua, intesa come bene pubblico, nulla in Basilicata è stato modificato dai governi regionali degli ultimi 7 anni. Dove l’acqua è sì di proprietà pubblica, ma furbescamente è gestita come una normale società per azioni, da ben 5 enti (con relative nomine, dirigenze, sedi, appalti, eccetera), con inutile sperpero di denaro pubblico e con possibili condizionamenti clientelari.
I 5 enti idrici, contro la cui gestione privata hanno vigilato anche i due consiglieri regionali M5S, sono Acqua SpA (finalmente messa in liquidazione, dopo decenni di sprechi), Eipli, Acquedotto lucano, Autorità di bacino, Aato, più il Consorzio di Bonifica unificato e l’Acquedotto pugliese, che gestisce il potabilizzatore di Missanello e i due invasi di Pertusillo e Montecotugno. Oltre, ovviamente, alle acque minerali date in concessione privata.
La gestione SpA dell’acqua lucana, significa sostanzialmente che gli enti che a diverso titolo la gestiscono e la distribuiscono, possono presentare bilanci in perdita.
Per capirci, è il caso di fare un esempio “fluido”: l’“Acquedotto lucano”, presenta un deficit di 190 milioni di euro, con esposizione debitoria verso privati, verso altri enti e verso le banche. Le quali banche, a famiglie e imprese, fanno fatica a prestare denaro, mentre sono prodighe di prestiti di enormi flussi di denaro agli enti pubblici a gestione privata: perché sanno che prima o poi paga la Regione, alzando le tasse ai cittadini.
Nonostante la Basilicata produca all’anno più di 400 miliardi di litri di acqua sorgiva dai suoi acquiferi, e nonostante possa avere una capacità di stoccaggio di circa 1 miliardo di mc, si trova con gli invasi a secco e con il rischio di dover affrontare un Day-zero anche in Basilicata. Cioè, una razionalizzazione estrema dell’acqua per abitante, come sta accadendo in Sudafrica, da 3 anni al centro di una grave crisi idrica, e come sta accadendo nella più vicina Palermo.
Pertanto, mentre in molte città del mondo si stanno organizzando per dissetare i cittadini e per non desertificare i campi agricoli, mentre le dighe lucane sono a secco, nonostante i litri di acqua prodotti e nonostante l’elevata piovosità dell’anno scorso, la Regione continua a produrre più consulenze esterne che manutenzione alle reti idriche colabrodo e continua a regalare fonti sorgive, che nei prossimi mesi potrebbero essere utili per dissetare le popolazioni e salvare il salvabile dei raccolti.