Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata dal Consigliere comunale dell’IDV Michele Paterino relativa alla proposta di ridurre l’aliquota IMU sull’abitazione principale, proposta discussa nell’ultima seduta del Consiglio comunale dell’8 maggio 2012.
Ordine del giorno: riduzione aliquota IMU sull’abitazione principale.
Come indicato nell’ordine del giorno presentato, a partire dal 1° gennaio 2012, a venti anni dalla nascita dell’ICI, l‘art. 13 della legge 214/2011 prevede l’anticipazione sperimentale dell’IMU che assomiglia molto all’imposta che va a sostituire (ICI), riportando in primo piano la tassazione dell’abitazione principale che, nel 2008, era stata esentata dal governo Berlusconi in un momento di eccesso di entusiasmo politico e non valutando in maniera seria tutte le conseguenze . Scelta demagogica. Ma si sa per prendere i voti bisogna pur escogitare qualcosa.
Va pure evidenziato che è sbagliato sostenere che il governo Monti ha rimesso l’IMU sulla prima casa. In realtà il governo attuale ha solo anticipato una imposta che aveva già previsto e votato il governo Berlusconi. Infatti, il decreto sul federalismo fiscale municipale è stato approvato il 3 marzo 2011 e ha ridisciplinato l’imposta comunale sugli immobili a cui ha dato il nome di IMU. Tale imposta era prevista per il 2014, ma già con il decreto correttivo esaminato dal Consiglio dei ministri il 25 ottobre 2011 il governo Berlusconi, sotto pressione dell’Europa, con la famosa clausola di salvaguardia, ne aveva anticipato l’attuazione al 2013. Poi tutto è precipitato e il governo Monti ha anticipato ancora di un anno l’applicazione dell’IMU, che quindi è entrata in vigore quest’anno.
Meglio sarebbe stato comunque abolire la tassa per la prima casa e di mettere un’imposta sui grandi patrimoni.
Naturalmente non condivido il fatto che il governo e il parlamento mettano una tassa comunale, lasciando di fatto ai comuni solo una minima parte e anche con il compito di raccoglierla. Lo Stato tassa i cittadini obbligando i comuni a metterci la faccia.
La scelta di incremento indiscriminato dei moltiplicatori è l’operazione più banale per accrescere il gettito fiscale e sarebbe stata anche la più equilibrata se le rendite catastali fossero state la reale rappresentazione patrimoniali.
Così non è nella nostra città. E’ noto a tutti che le rendite catastali sono l’indicatore sul quale vengono calcolate le principali imposte sulla casa. Come pure dovrebbe essere noto agli amministratori comunali e sopratutto alla burocrazia comunale l’esistenza nella nostra città di rendite fortemente sperequate tra centro storico e periferia, tra nuove costruzioni e …vecchie costruzioni molto spesso all’interno della stessa lottizzazione o quartiere , situazioni puntualmente denunciate dal sottoscritto sin dal 1998 con atti e documenti presentati alla amministrazione comunale (interrogazioni, mozioni di indirizzo, segnalazione ai revisori dei conti) sollecitando contemporaneamente ad adottare tutti i provvedimenti utili e necessari per conseguire un più equo prelievo dell’ICI su tutti gli immobili. Le attuali rendite sono fonte di grandi disequilibri e la semplice crescita del moltiplicatore, non produce altro che l’accentuazione della differenza di base imponibile e della conseguente tassazione.
Centro storico
– (situazione rilevata nel 1998 e che permane tuttora)
Via San Potito (Zona cattedrale) – 100 mq -cat. A4 (abitazione di tipo popolare) R.C. 197,00 euro;
Via Duomo – mq. 175 cat. A5 (abitazione di tipo ultrapopolare – unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive e di rifiniture di bassissimo livello. Di norma non dotate di servizi igienico sanitari) R.C. 33,00 euro;
Via Piave – 74 mq. cat. A6 (abitazione di tipo rurale) R.C. 56,00 euro
Via Roma 160 mq. R.C. 374,00 euro;
Ci sono negozi nel centro storico i cui proprietari percepiscono canoni fitti che arrivano sino a 1500 euro mensili da immobili di proprietà (es. Via Stigliani –Via XX settembre- Via Ridola con categorie e rendite catastali al limite del ridicolo: cat. A/5 – casa ultrapopolare – R.C. 32,00; abitazioni di tipo rurale con rendite catastali di euro 85,00, ecc. ecc. . Situazioni certamente non così scandalose ma comunque significative in termini di non congruenza delle rendite catastali sono state riscontrate anche In Via XX settembre, in Via Lucana, Via Nazionale e nei quartieri c.d. storicizzati
Sono state evidenziate anche forti differenze anche tra fabbricati ricadenti nella stessa lottizzazione di recente costruzione (Piazza degli olmi – cat. A3/3 rispetto a Via Gravina o Agna Le Piane A2/6 con una differenza significativa in termini di imponibile ICI/IMU e quindi di imposta.
Se rapportate queste rendite con i prezzi di mercato (7/10 volte superiori al valore della rendita) e vi rendere conto della gravità del comportamento omissivo tenuto in tutti questi anni dai responsabili della struttura comunale.
Mentre alle abitazioni costruite da partire dalla fine degli anni 80 con una superficie di 95 mq. (edilizia privata, cooperative, convenzionata,) prevalentemente realizzate nelle zone periferiche veniva assegnate Rendite Catastali sicuramente più congrue rispetto ai valori di mercato da 650 euro a 800 euro.
Ho sempre sostenuto che gli amministratori (consiglieri, assessori. Sindaco) per poter assumere decisioni responsabili e consapevoli per una efficace, equa e solidale distribuzione della pressione fiscale sulla collettività amministrata devono necessariamente ripiegarsi a conoscere e a approfondire alcuni argomenti molti tecnici, come per esempio su l’ICI prima e ora l’IMU.
L’amministrazione comunale benché continuamente sollecitata dal sottoscritto ad attivarsi sull’aggiornamento delle rendite, non ha nemmeno sfruttato gli strumenti introdotti dalla finanziaria 2005 per aggiornare la situazione catastale del proprio patrimonio edilizio. (art. 1, comma 335, 336, e 337- richiamati anche nel protocollo d’intesa sottoscritto tra Comune e Agenzia del Territorio nel dicembre 2011 ) conferma nuovamente non solo la possibilità ai comuni di richiedere agli uffici provinciali del demanio la revisione del classamento di determinate zone della città ma anche di procedere autonomamente (comma 336 – “i comuni, constatata la presenza di immobili di proprietà privata non più coerenti con i classamenti catastali…, richiedono ai titolari di diritti reali sulle unità immobiliari interessate la presentazione di atti di aggiornamento ……Se i soggetti interessati non ottemperano alla richiesta entro novanta giorni dalla notificazione, gli uffici provinciali dell’Agenzia dell’ Agenzia del Territorio provvedono, con oneri a carico dell’interessato, alla iscrizione in catasto dell’immobile notificando le risultanze del classa mento e della relativa rendita) alla richiesta di aggiornamento direttamente al proprietario dell’immobile oggetto della revisione”.
Analoghi suggerimenti sono stati rivolti anche al centro destra che preferì la via più semplice per aumentare le entrate di triplicare l’aliquota dell’addizionale comunale IRPEF (dallo 0,3 allo 0,8), anziché procedere alla necessaria e opportuna revisione delle rendite catastali. L’adeguamento delle rendite catastali avrebbe sicuramente evitato di portare l’addizionale irpef comunale ai livelli attuali che come noto colpisce prevalentemente i percettori di reddito certo (lavoratori e pensionati).
Appena l’attuale maggioranza si è insediata ho ancora una volta sottoposto la questione delle rideterminazione delle rendite catastali c.d. incongrue, che interessa come già detto la stragrande maggioranza degli immobili cittadini. Va riconosciuto all’assessore al bilancio di aver predisposto una convenzione con l’Agenzia del Territorio Provinciale, che attende ancora l’approvazione definitiva da parte della direzione generale per poter far partire finalmente riclassamento dei fabbricati, speriamo sia la volta buona. (tempi previsti per la sola revisione dei classamenti nelle microzone 1-3-4 due anni salvo proroghe ).
Anche il governo di recente ha predisposto un disegno di legge di una riforma più complessiva del catasto, che in gran parte condivido nel merito (si passerà dai vani ai metri quadrati, ogni unità immobiliare sarà attribuita un valore patrimoniale e di una rendita basata sui valori medi di mercato di un triennio partendo da ambiti territoriali omogenei che saranno aggiornati periodicamente) i cui lavori si prevede non saranno ultimati non prima di 5 anni salvo incidenti di percorso – ricordo che la riforma del catasto era già stata prevista nel 1998.
Che cosa si poteva e si può ancora fare per eliminare questa gravissima ed evidente situazione di ingiustizia , semplicemente applicare quanto previsto dalla finanziaria 2005 (comma 336 – “i comuni, constatata la presenza di immobili di proprietà privata non più coerenti con i classamenti catastali…, richiedono ai titolari di diritti reali sulle unità immobiliari interessate la presentazione di atti di aggiornamento ……Se i soggetti interessati non ottemperano alla richiesta entro novanta giorni dalla notificazione, gli uffici provinciali dell’Agenzia dell’ Agenzia del Territorio provvedono, con oneri a carico dell’interessato, alla iscrizione in catasto dell’immobile notificando le risultanze del classa mento e della relativa rendita) alla richiesta di aggiornamento direttamente al proprietario dell’immobile oggetto della revisione.”
Se la struttura comunale, per esempio, avesse provveduto ad inviare 15 cartoline al giorno di richiesta di aggiornamento delle rendite catastali ai rispettivi proprietari, consultando la propria banca dati o meglio quella del catasto avremmo di fatto già aggiornato la rendita a circa 7.200 immobili in soli due anni (15 per 20 gg./mese = 300; 300 per 12 mesi = 3600; 3600 per due anni 7.200 immobili). Calcolando un imposta aggiuntiva ad immobile di 120/150 euro avremmo avuto maggiori entrate per circa 870.000,00/1.100.000,00 che sicuramente avrebbe consentito di conseguire concretamente una reale equità fiscale .
Le motivazioni che hanno indotto a presentare l’ordine del giorno per l’ applicazione dell’ aliquota minima del 0,2 per la prima abitazione è scaturita da una attenta analisi e comparazione tra due immobili con medesime caratteristiche …….
Abitazione mq. 90/100 – zona centro storico (o immobili realizzati sino agli inizi degli anni 70 nei quartieri popolari)
Rendita catastale media 350,00 euro
– valore medio di mercato – osservatorio provinciale immobiliare 2.500/3000 euro mq. ( 100 mq. va da 250.000 a 300.000,00)
rivalutata del 5% per 160 – imponibile IMU 58.800,00 euro
Imposta lorda 235,00
euro ( detrazione 1^casa 200,00 euro ) imposta netta 35,00 euro
(da applicare ulteriori detrazioni di 50,00 per ogni figlio di età non superiore ai 26 anni sino………… )
Abitazione mq. 90/100 mq. con box auto zona centrale o periferica realizzati successivamente agli anni 80 (cooperative edilizie, abitazioni civili, edilizia convenzionata)
Rendita catastale media 750,00 euro
– valore medio di mercato – osservatorio provinciale immobiliare 1700,00/2000,00 euro mq. (100 mq. da 170.000 a 200.000,00)
Rivalutata del 5% per 160 – imponibile IMU 126.000 euro
Imposta lorda 504,00 euro
(detrazione 1^ casa 200,00) imposta netta 304,00 euro
(da applicare ulteriori detrazioni di 50,00 per ogni figlio di età non superiore ai 26 anni sino…)
Nel primo caso il valore catastale rappresenta il 20% del valore di mercato. Nel secondo caso invece il valore catastale rappresenta il 63% del valore di mercato. In questa comparazione tecnica emerge con chiarezza la distanza patrimoniale tra il valore catastale e il prezzo di mercato tra i vari quartieri e l’epoca delle relative realizzazioni….
Paga 8,68 volte di più (304,00/35,00- 269,00 euro in più), chi è proprietario di immobili di recente costruzione o situati in gran parte in periferia, con un valore patrimoniale di gran lunga inferiore a quelli situati nel centro storico. Nella stragrande maggioranza dei casi coloro che pagheranno di più hanno ancora sulle loro spalle un mutuo da pagare (Agna Le Piane, Acquarium,Peep l’Arco,Centro direzionale, ecc. ecc.). Altra ingiustizia si rileva dal fatto che il 20% del valore dell’immobile ai fini ICI/IMU entra nel calcolo dell’ISEE dopo aver detratto un importo di 51.645,00 euro sulla prima casa ISEE che è necessario per poter accedere alle agevolazioni (Tasse Universitarie,Ticket sanitari, asilo nido, mensa,ecc. ecc.) Nel caso dell’abitazione ubicata nel centro storico o comunque con rendita non aggiornata contribuirà ad aumentare l’ISEE di una famiglia-tipo di soli 1.431,00 euro, mentre per l’abitazione con rendita catastale assegnata di recente e quindi più congrua, l’importo che si aggiunge nel calcolo dell’ISEE è di 14.871,00, con tutto quello che ne consegue in termini di aumento delle tasse, delle tariffe, ecc.ecc.
Più l’aliquota che si andrà applicare sarà alta tanto più si andrà in direzione opposta al principio di equità fiscale. Per cui la richiesta di applicare una aliquota inferiore allo 0,4% e preferibilmente lo 0,2% va nella direzione di ridurre per quanto possibile questa evidente e palese ingiustizia fiscale.
Poiché a fronte dell’aliquota di base fissata per l’abitazione principale e le sue pertinenze è prevista una riduzione di pari importo delle somme assegnate ai comuni sul fondo sperimentale di riequilibrio e sul fondo perequativo è evidente che bisognerà agire sul altri fronti (adeguamento e rideterminazione delle tariffe relativi ai servizi a domanda individuale , adeguamento come per legge degli oneri concessori e del costo di costruzione, adeguamento della tassa rifiuti per coprire al 100% il costo del servizio, tagliare la spesa improduttiva, ecc.ecc..
La serietà di un’azione di un governo locale è misurata anche dalla capacità di garantire equità fiscale e certezza del diritto. Certezza del diritto per coloro che comunque adempiono ai propri doveri fiscali e pretendono giustamente che le stesse regole e lo stesso rigore sia applicato a tutti, nessuno escluso. Regole, rigore, equità devono diventare i pilastri nella gestione della cosa pubblica, principi che non mi sembra che questa amministrazione comunale, in questi ultimi anni, abbia praticato in modo convinto.
Michele Paterino, Consigliere comunale IDV