Nicola Pavese, Presidente dell’Associazione La Cupola Verde di Ferrandina in una nota riapre il dibattito sull’assenza di un collegamento ferroviario con la città di Matera. Di seguito la nota integrale.
Pavese: “Matera e le ferrovie dello Stato. Continuerà ad essere un sogno?”.
Il treno, sin dalla seconda metà dell’Ottocento, ha rappresentato in tutto il mondo un simbolo di progresso, sviluppo, modernità. E la continua evoluzione della sua tecnologia (in proposito visitare il Museo ferroviario di Napoli Pietrarsa) ha sempre contraddistinto le conquiste e i cambiamenti dei tempi, registrando ovunque effetti largamente positivi per i trasporti di merci e persone, quindi con ricadute favorevoli sul piano economico, sociale e dello sviluppo di un territorio. Quando in una città arrivava la ferrovia e il primo treno era sempre una festa, una conquista, un passo avanti verso il progresso, l’emancipazione, la civiltà. Questo avveniva in passato e questo avviene ancora oggi. Un Paese, una città, che non hanno una rete ferroviaria efficiente e moderna oggi sono inconcepibili. Sono, cioè, considerati arretrati e penalizzati, non al passo con i tempi. Matera si trova da sempre in questa seconda situazione perché tuttora scomoda da raggiungere con qualsiasi mezzo di trasporto pubblico.
Nelle epoche passate, parlando delle condizioni di povertà, abbandono, miseria, sottosviluppo e arretratezza sociale di quella Matera “capitale del mondo contadino”che in gran parte viveva nei Sassi, si sottolineava sempre il fatto che la città (capoluogo di provincia dal 1927) non era servita dalle Ferrovie dello Stato. E di tale carenza ne hanno parlato, in tempi diversi, persino Giovanni Pascoli, Carlo Levi, Guido Piovene. Solo per fare qualche nome.
Anche con l’abbandono dei rioni Sassi, a partite dagli Anni ‘50, chi veniva a Matera, potesse essere un intellettuale, un turista o un cittadino qualsiasi, pur colpito dal fascino e dalla particolarità del paesaggio naturale e di quanto realizzato dall’uomo (chiese, monasteri, palazzi signorili, un castello, dunque non solo i Sassi), nonostante la “nuova” città che persino nei quartieri di edilizia popolare diventava man mano un esempio di architettura gradevole, funzionale e moderna, ebbene il forestiero ogni volta sottolineava comunque l’isolamento e la difficoltà per arrivarci da qualsiasi provenienza. Una difficoltà ancora più inaccettabile e anacronistica oggi, in tempi “moderni”, in cui quella “vecchia” Matera dei Sassi, definita un tempo “vergogna nazionale”, non esiste più da decenni. Anzi, il “cuore antico” della città, ai cui cittadini è sempre stato negato il diritto alla mobilità, rivisitata, riscoperta, ristudiata, restaurata, riqualificata, rivalutata è diventata ormai un Bene culturale di valenza universale. E quindi una risorsa anche per il turismo (non solo locale), che da anni richiama visitatori e studiosi da tutto il mondo. Un percorso, questo, successivo all’importante riconoscimento del 1993, quando Matera divenne “Patrimonio mondiale dell’Unesco”. Adesso, grazie all’ottimo lavoro svolto, il 17 ottobre è arrivata la prestigiosa proclamazione di “Matera Capitale Europea della Cultura 2019” superando altre titolate città italiane candidate. Rispetto al 1993, quest’ultimo riconoscimento può rivelarsi ancora più determinante per il futuro perché sarà accompagnato da fondi e investimenti considerevoli. Ebbene, in questo nuovo contesto sociale e culturale, in questa realtà in continua trasformazione che si è delineata soprattutto negli ultimi venti anni, con l’apertura di nuovi musei, grandi rassegne d’arte, stagioni concertistiche e teatrali di successo, numerose location cinematografiche, eventi sportivi internazionali, manca ancora il collegamento alle Ferrovie dello Stato. Così come mancano strade adeguate viste le condizioni della Ferrandina-Matera, della Metaponto-Matera e della Bradanica. Tutto ciò è normale?
Proprio in queste ultime settimane la mancanza di un collegamento alla rete ferroviaria nazionale è stata evidenziata nuovamente dagli intellettuali, osservatori e giornalisti che hanno commentato sulle testate italiane e straniere il recente traguardo appena conquistato. Che deve rappresentare un “nuovo punto di partenza” della città, con un rinnovato ruolo da svolgere trainando la Basilicata verso nuove opportunità. E questo anche alla luce del sostegno ricevuto da tutta la comunità lucana per questa importante affermazione giunta in un momento difficile in cui l’emigrazione e lo spopolamento dei paesi sono diventati un fenomeno molto preoccupante. E’ arrivato, pertanto, il tempo in cui la classe politica e dirigente deve mettere da parte una visione egoistica e riduttiva delle diverse situazioni aprendosi a nuove opportunità alle quali ci sperano addirittura le regioni limitrofe. Affermare, quindi, che Matera può fare a meno delle Ferrovie dello Stato ci sembra una dichiarazione avventata e fuori dalla realtà, che può farla solo chi non si è reso conto che con l’Alta Velocità in 5 ore si arriva dal centro di Milano a Salerno (ormai stazione di testa di tutto il Sud, ad appena 2 ore dalla Città dei Sassi!), facendo concorrenza anche all’aereo. Inoltre, può affermarlo chi in questi ultimi anni non è mai entrato nella stazione Termini a Roma, oppure a Bologna, a Milano Centrale, o in altre stazioni di città turistiche, e quindi non si è reso conto di quanta gente in Italia usa sempre più il treno. Può affermarlo ancora chi non è informato che con i “Frecciarossa” di Trenitalia e con il “Treno Italo” di Nuovo Trasporto Viaggiatori (entrambi i treni da Torino-Milano-Bologna arrivano fino a Salerno), la qualità del viaggio è molto confortevole e gradita all’utenza. Tant’è che bisogna prenotarsi con largo anticipo nonostante l’offerta consenta di utilizzare almeno una quindicina di treni al giorno per tali collegamenti da/per Salerno. Le Ferrovie dello Stato, dunque, aprirebbero una nuova era e un nuovo processo di modernizzazione nella storia di Matera e della sua provincia. Insieme a nuove prospettive di sviluppo turistico delle aree interne della Basilicata (collina materana – Dolomiti lucane – Sellata – Rifreddo).
E poiché in treno viaggiano anche le merci, sarebbe auspicabile la costruzione di una tratta di appena 20-25 km da Matera a Gioia del Colle (passando per le zone industriali de La Martella e Jesce) che arrivi a Bari, per seguire la direttrice adriatica, e a Taranto sia al porto mercantile che in città (e quindi anche a Lecce e nel Salento) utilizzando in terra pugliese una ferrovia ammodernata con elettrificazione e doppio binario, dove si viaggia a oltre 200 km/h, che già unisce l’Adriatico allo Jonio. Inoltre, con il completamento della diramazione per Ferrandina (ampiamente già realizzata) sarebbe possibile collegarsi pure con il porto di Salerno e con l’Alta Velocità, avvicinando altresì i due capoluoghi lucani in vista di auspicabili relazioni sinergiche. Con tali ipotesi, sia verso la Puglia che verso la Campania e la Calabria (via Metaponto), si creerebbe una rete ferroviaria che assegnerebbero a Matera un ruolo centrale nel Mezzogiorno perché facilmente raggiungibile da tutte le regioni del Sud, oltre che dal Centro-Nord dell’Italia. E questa nuova situazione si realizzerebbe con la sola costruzione di brevi e agevoli tratte per Gioia del Colle e Ferrandina, su terreni prevalentemente pianeggianti e con costi non certamente proibitivi in relazione ai benefici per il turismo e per le esportazioni delle imprese. In questo modo si creerebbe lavoro per alcuni anni e ci sarebbero innegabili vantaggi per le aziende del Materano, dal polo del salotto a quelle della valle del Basento, e quindi concrete occasioni per la ripresa economica del territorio. Possibile solo con il rilancio dei settori delle costruzioni, dell’industria, dell’agricoltura, del commercio e del turismo. Le Ferrovie Appulo Lucane, invece, sarebbero comunque utili per i collegamenti con Altamura, Gravina in Puglia e gli altri centri murgiani. Tutte considerazioni riportate più volte dal nostro giornale associativo e sostenute in varie occasioni da “La Cupola Verde”.
Adesso, dopo la conclusione nei giorni scorsi dei festeggiamenti per la prestigiosa nomina, a cui ha partecipato il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, e diversi esponenti istituzionali in rappresentanza di alcune città “concorrenti”, Lecce, Ravenna e Siena, ci sembra il caso di aprire un dibattito serio e qualificato sull’attuale gap infrastrutturale. Anche perché, in previsione di un flusso di qualche milione di visitatori nei prossimi anni e di un incremento del turismo congressuale, proprio dall’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, il pugliese Michele Elia, c’è stata nelle scorse settimane una inaspettata, chiara (e forse irripetibile) disponibilità. Cosa che si potrebbe spiegare anche con il fatto che l’azienda deve fare prossimamente nel nostro Paese “ingenti investimenti per l’ammodernamento del sistema regionale imposto dall’Unione Europea” (Fonte Corsera). D’altronde, lo stesso ministro Franceschini, prima di lasciare Matera, ha dichiarato alla stampa che la città deve dotarsi di «un grande progetto che investa sui collegamenti con il territorio circostante» e può farlo delegando «alle Fal il ruolo di ferrovia turistica». Dichiarazione che riassume le nostre osservazioni e contributi di idee più volte espresse. Insomma, con Matera sempre più città internazionale è maturato il tempo per fare arrivare “Cristo (la modernità, lo sviluppo) oltre Eboli, in Basilicata”. Naturalmente con un treno “vero”. Caso contrario la città sarebbe declassata a “capitale dell’incoerenza, delle contraddizioni e dell’autolesionismo”.