L’ex sindaco di Matera, Raffaello de Ruggieri risponde all’intervento di “Mutamenti a Mezzogiorno” dal titolo “La Casa delle Tecnologie, la scuola Torraca e il nuovo Centro Civico. Che fine hanno fatto l’Urbanistica e la buona Architettura di Matera?”. Di seguito l’intervento di De Ruggieri e quello già pubblicato di Mutamento e Mezzogiorno a cura di Michele Morelli
Raffaello De Ruggieri: “Urbanistica a Matera: contro le geremiadi dei ruminanti”
Su una rivista del 15 gennaio 2021 leggo: “… al centro di San Francisco c’è un nuovo parco. Ci vivono 600 alberi e 16.000 piante… questo giardino pubblico offre viali alberati, file di panchine, prati fioriti, giochi di acqua e fontane, una bella area di giochi per bambini.
E’ una vera oasi in mezzo alla città. E pensare che si trova sul tetto della nuova stazione di San Francisco!”.
La esigenza del nostro tempo di reperire aree urbane da destinare a “verde pubblico” ha convinto la Sindaca di Parigi, Anne Hidalgo a trasformare gli Champs-Élysées in un grande spazio verde, attualizzando lo storico luogo progettato da giganti dell’organizzazione urbana come André Le Nôtre e Gorge Eugéne Haussmann.
Il progetto, del costo di 250 milioni di euro, punta a modificare l’emblematico viale parigino in una straordinaria area pedonale, ricca di giardini. Come ha dichiarato la prima cittadina della capitale francese l’intenzione è di mutare il viale in “un giardino straordinario” di cui una parte sarà pronta per le Olimpiadi del 2024, mentre il termine dei lavori è previsto per il 2030.
Non si è in presenza di improvvisazioni o di “isterie” progettuali, bensì di progetti coerenti con l’attuale cultura della città ormai orientata verso un nuovo modello basato sulla centralità dell’uomo e del suo benessere. In tale contesto la organizzazione di spazi pubblici aperti assume un valore strategico perché le piazze, i parchi, le aree verdi, sono i nuovi open space e diventano, quindi, veri e propri luoghi di aggregazione e di integrazione per una comunità chiamata a vivere e a fruire spazi aperti in modo responsabile, consapevole e sostenibile.
Il Parco intergenerazionale della Visitazione, esteso circa due ettari e posto nel cuore della città, fu intuito nel lontano 1998 e proposto come progetto nel mio programma elettorale del 2015, anticipando in tal modo l’attuale indirizzo di rigenerazione urbana volto a fissare superfici libere da destinare all’arricchimento sociale.
Per questa ragione è stato coinvolto Stefano Boeri, l’architetto “green”, il quale ha accettato di attuare un simile progetto che ha escluso ogni pesantezza costruttiva e ha esaltato il collante sociale rappresentato dal verde pubblico.
L’unico manufatto, rappresentato dalla ineliminabile stazione perché fulcro della programmata “metrotramvia dei Sassi”, si pone come un luogo aperto colloquiante con il parco. Sarà un’altra specifica connotazione di Matera poiché non è usuale l’ubicazione di una stazione nel cuore di un parco cittadino.
Non consapevoli di tali tensioni progettuali e degli attuali scenari delle città del futuro alcuni locali “ragionieri dell’urbanistica”, urlando al disastro, continuano a far di conto con formule estinte e con autoreferenziali algoritmi, sindacando negativamente le attuali opere di riconnessione urbana, riproponendo sterili litanie figlie di non approfondite valutazioni.
Il Parco della Visitazione non sarà, come erroneamente si sostiene, un centro civico, ma un luogo di aggregazione e di integrazione, dove sarà possibile esprimere un nuovo stile di vita sostenibile.
L’affidamento del progetto a un autorevole architetto è la continuità rispettosa della nostra tradizione laboratoriale certificata dalle opere di altri illustri progettisti.
Ridurre il tutto alla contestazione di una pensilina proposta da questo noto architetto e al malinconico amarcord di lontani concorsi internazionali che prevedevano la cementificazione del luogo è fuorviante e incoerente con gli stessi valori di cui gli “apostoli” dei mutamenti a Mezzogiorno si sentono portatori.
In questa caccia agli errori costoro si rattrappiscono dentro i margini sterili della nuda declamazione, elevando soggettive, ingenerose e calunniose censure alla dignità architettonica dei manufatti.
Ignorano, in maniera eclatante, che lo spostamento della “Torraca” è prioritariamente imposto dalla esigenza di aggregare in un unico comparto educativo l’intera filiera scolastica dell’area, dall’asilo nido alla scuola secondaria, in spazi ricchi di verde ove garantire il valore delle relazioni tra alunni e docenti, fuori dai recinti delle aule, cosa impossibile nell’attuale precaria e autarchica “casamatta” ospitante la “Torraca”, con l’unico accesso a ridosso di un pesante snodo viario.
Quanto al manufatto proposto da Luigi Piccinato negli anni ’50 come mercato rionale di Serra Venerdì è necessario ricordare che non fu mai inaugurato e mai utilizzato. La successiva destinazione a centrale del latte ne ha comportato una sostanziale alterazione, con l’apertura di ingressi per automezzi e la costruzione di ingombranti piani di carico e scarico. E’ rimasto ben poco dell’originale progetto, sia dal punto di vista concettuale che da quello architettonico, ed oggi l’edificio è una disgregata e pericolosa struttura che ospita la tragica disperazione di uomini e donne diseredati. La memoria non può produrre la idolatria di incomposti feticci.
La ubicazione della Casa delle Tecnologie emergenti ha rispettato il principio del policentrismo imposto dalla nuova organizzazione urbana che invita a non accentrare tutti i servizi in un luogo.
La struttura aveva anche bisogno di un terreno libero dove l’Unibas realizzerà il “Parco delle Tecnologie” e i 7000 mq liberi di proprietà comunale sono risultati essenziali per tale scelta, apprezzata dai responsabili del MISE, dell’Unibas, del CNR e del Politecnico di Bari, futuri fruitori di tale struttura avveniristica. L’Università degli Studi della Basilicata non è stata un convitato di pietra perché coinvolta in questa stimolante scelta urbanistica, che conferma l’attuale destinazione a verde dell’ampia superficie, sottraendola ad uno spaventoso carico di cubature edilizie del previsto mercato rionale.
Altro che un uomo solo al comando e altro che brutta architettura.
Per singolare coincidenza sarà la via Ettore Majorana ad ospitare il centro materano della innovazione e della tecnologia, posto a ridosso di un ampio e muto quartiere residenziale.
Quando, nell’intervallo lavorativo i ricercatori del CNR, del Politecnico di Bari, e dell’Unibas, nonché le giovani start-up presenti, invaderanno Piazza degli Olmi e le strade viciniori il quartiere recupererà valori sociali e valori culturali, e godrà della vittoria di tale scelta.
Sono, quindi, interventi in linea con i nuovi canoni dell’urbanistica mondiale e sono l’esempio, per quanto riguarda i nuovi nobili edifici, di opportune “agopunture urbane” da inserire nel corpo urbano come tonificante terapia.
Ai solerti “torquemada” si chiede quindi anche il rispetto di proposte vissute e tradotte in progetti diretti a ricucire la città, approvati, dopo riflessioni e lunghi confronti, dal parlamento comunale, espressione dell’intera comunità e soggetto pubblico detentore istituzionale della competenza in materia di urbanistica.
Raffaello de Ruggieri
Morelli (Mutamenti a mezzogiorno): “La Casa delle Tecnologie, la scuola Torraca e il nuovo Centro Civico. Che fine hanno fatto l’Urbanistica e la buona Architettura? L’esperienza di Matera rappresenta un “modello” urbanistico ed architettonico che ha una sua specificità che non può essere tradita. Un “modello” che è ancora in grado di offrire linee guida per rispondere al bisogno contemporaneo di città”.
Che l’urbanistica e l’architettura siano passati da tempo in secondo piano lo si può capire anche da quello che sta succedendo in questi ultimi giorni. Il Consiglio Comunale ha approvato una serie di progetti ereditati dalla passata amministrazione. Si tratta di interventi che hanno un indiscusso impatto urbanistico. A nulla sono valsi gli inviti ad una maggior cautela e riflessione.
E’ il caso dell’abbattimento della scuola Torraca e la scelta infelice di realizzare la nuova scuola sull’attuale sito dell’ex Centrale del latte. Il progetto prevede un pessimo manufatto architettonico che non tiene conto del contesto urbanistico, collocato su una rotatoria ad alta frequenza di traffico. Dando per scontato l’abbattimento dell’ex centrale, che invece con una riflessione attenta poteva essere riutilizzata (basta rileggere i tanti contributi di riflessione pubblicati negli ultimi anni sull’ipotesi di recupero del manufatto dal valore testimoniale tanto da essere inserito nel volume “Matera. Architetture del Novecento – 1900-1970” a cura di G. Acito). Dando per scontato il declino della scuola Nitti deciso dall’ ex sindaco e dal dirigente ai lavori pubblici.
Stessa cosa si può dire per la realizzazione della Casa delle Tecnologie. Un mediocre progetto, una pessima scelta urbanistica. L’area individuata non è la migliore, all’imbocco di Piazza degli Olmi (un’altra rotatoria ad alta frequenza di traffico). Piazza degli Olmi , uno dei pochi esempi di lottizzazione privata in grado di reggere il confronto con la qualità espressa dai quartieri popolari degli anni dello sfollamento Sassi.
L’edificio si inserisce in un’area di parcheggio (a “standard”) all’interno della lottizzazione di Via dei Normanni. Una lottizzazione, tra le più dibattute in corso da quasi un ventennio. Un’area destinata a Centro Servizi che, grazie al piano casa, si è trasformata in un serpentone residenziali.
Il bando di gara per la sistemazione dell’ex area delle Ferrovie Appulo Lucane e di piazza Matteotti è un vero disastro. Dove l’unico elemento architettonico emergente sarà la “pensilina” realizzata dall’arch. Boeri. Una “pensilina” che volge le spalle al Municipio ed è destinata ad occupare lo spazio centrale del nuovo Centro Civico.
Anni ed anni di dibattiti e di concorsi infruttuosi, per avere un risultato mediocre.
Qualsiasi tentativo di porre rimedio sarà oltremodo difficile.
L’aver deciso ex ante la realizzazione dei parcheggi, i punti di ingresso e di uscita, rende la gara di appalto blindata che non consente variazioni urbanistiche-architettoniche.
E questo lo si comprende dai “criteri di valutazione” delle offerte che la commissione di gara dovrà tener conto per l’aggiudicazione dei lavori ( 90/100 punti da assegnare ai sistemi di sicurezza, di chiusura e apertura del parco, di captazione e di impermeabilizzazione delle opere in cemento armato, alla qualità delle essenze arboree).
L’unico modo per uscire fuori dalla banalità e da una visione riduttiva delle questioni in campo è dotare la città di un progetto urbanistico e architettonico di qualità. Non si capisce perché dovremmo rinunciare.
Mettere in relazione il Municipio, l’aula consigliare, gli uffici, la stazione, il nuovo centro civico. E’ un lavoro possibile. La Casa delle Tecnologie, la ricostruzione della scuola Torraca, il recupero funzionale dell’ex centrale del latte e il nuovo Centro Civico, possono diventare l’occasione per ricucire la città. Questo lo si può fare in tempi ragionevoli. Non avendo a disposizione un qualificato ufficio di piano, la proposta è di affidare il progetto urbanistico architettonico alla nostra facoltà di Architettura sostenuta dalla Commissione sulla Qualità Urbana (che va istituita quanto prima).
Questo significa tentare di “annodare” la città contemporanea al suo passato illustre di “città laboratorio” che ha visto il coinvolgimento di figure di primo piano dell’architettura e dell’urbanistica del Novecento: da Adriano Olivetti a Ludovico Quaroni, da Carlo Aymonino a Giancarlo De Carlo, da Piccinato a Marcello Fabbri, da Ettore Stella a Vincenzo Baldoni.
L’urbanistica come l’architettura non è un fatto privato, appartiene a tutti noi e non è accettabile che sia un “solo uomo” a decidere il destino della nostra città.
Bisognerebbe avere il coraggio di tagliare i ponti con il passato, con la negazione dell’urbanistica e la rinuncia alla buona architettura. E’ quello che ci si aspetta da una nuova amministrazione che dichiara di voler fare la differenza. L’esperienza di Matera rappresenta un “modello” urbanistico ed architettonico che ha una sua specificità che non può essere tradita. Un “modello” che è ancora in grado di offrire linee guida per rispondere al bisogno contemporaneo di città.