“Il dibattito riacceso da giorni attorno all’impiego del nuovo ciclo dei Fondi Ue 2014 – 2020, pari a 28 miliardi complessivi, cui si aggiungerebbe – nelle intenzioni del Ministro Carlo Trigilia – la quota di cofinanziamento nazionale per pari importo, che il governo intende concentrare sulle infrastrutture immateriali, sul sostegno alle Pmi e sulla sostenibilità, in Basilicata deve riguardare anche la governance del sistema idrico e l’ammodernamento dei servizi idrici”. A sostenerlo è il consigliere provinciale Vittorio Prinzi per il quale “mentre sul petrolio si registra un’attenzione generale decisamente positiva sull’altra grande risorsa strategica, l’acqua, di cui gli stessi comprensori petroliferi (Val d’Agri e Sauro) sono macrofornitori, si registra invece una grave disattenzione.
Proprio nel Mezzogiorno – aggiunge – solo alcuni territori hanno livelli qualitativi adeguati e comparabili per servizi idrici al resto del Paese. Se la media nazionale delle perdite di rete registrata dall’Istat è pari al 32%, in Basilicata e in Puglia è del 46%, contro una media Ue del 13%. Inoltre – dice Prinzi – gli investimenti infrastrutturali in campo idraulico e ambientale potrebbero svolgere quell’azione anticiclica di cui il Mezzogiorno necessita, con impatti occupazionali immediati e con positivi risvolti di riqualificazione ambientale. Costruire reti fognarie, depuratori, sistemi di riuso e risparmio idrico consentirebbe infatti di occupare decine di migliaia di lavoratori, investire in un comparto – quello dell’ingegneria idraulica – nel quale registriamo eccellenze industriali e gestionali nazionali. Significa inoltre recuperare un gap infrastrutturale e soprattutto ambientale che sempre più è diventato e diventerà elemento strutturale nella valutazione della qualità della vita e della capacità di attrazione di risorse per investimenti. Affatto secondario anche l’impatto economico nel comparto turistico se il nostro Mezzogiorno potesse vantare l’eccellenza ambientale che quei territori meritano.
Per Prinzi “un tema altrettanto importante ed intrecciato è quello relativo alla governance del sistema. Se la legge nazionale (Dl. 2/2010) ha previsto la cancellazione delle Ato (le Assemblee dei sindaci che governano il sistema e affidano il servizio) e la definizione di nuovi soggetti pubblici regolatori, in Basilicata si pone l’esigenza non più rinviabile di mettere ordine tra i troppi organismi che si occupano di gestione delle risorse idriche, dall’Ato regionale a quelle interregionali, l’Eipli, Acqua spa ed Acquedotto Lucano, sino ai Consorzi di Bonifica da sempre con bilanci deficitari da ripianare attraverso cospicui fondi regionali straordinari, mentre i dipendenti maturano mensilità arretrate di salario. Mi aspetto pertanto che il programma del nuovo centrosinistra che si ricandida al governo della Regione colmi questa disattenzione e proceda sin dall’inizio della nuova legislatura regionale ad una riforma dei servizi idrici e che le royalties del petrolio e i fondi provenienti dal nuovo provvedimento del Governo siano impiegati anche per ammodernare strutture, servizi e le reti fognarie, causa di grave inquinamento specie in Val d’Agri come insegna il “caso Pertusillo” ”.