Il materano Giovanni Caserta in una nota esprime alcune riflessioni sulle reali difficoltà riscontrate nello smaltimento dei rifiuti con il nuovo servizio di raccolta differenziata a Matera. Di seguito la nota integrale.
L’altro giorno mi avevano invitato, per il pomeriggio, ad un incontro ristretto, rigorosamente con mascherina. Si trattava di organizzare una teleconferenza su Dante. L’appuntamento era per le 19,30. Ho dovuto rinunziare perché, per le 21, avevo l’appuntamento colmio “mastello organico”. Potevo farlo al rientro; ma mi costava fare su e giù per le 35 antiche mie scale. Dovevo rientrare a casa, prendere il benedetto mastello, scendere le 35 antiche scale e portarlo fuori del cortile. Dovevo quindi rifare in salita le 35 antiche scale e finalmente mettermi il pigiama per la notte. Dovetti prendere atto, che nella mia giornata, il mastello è diventato un appuntamento fisso e, inevitabilmente, un pensiero fisso. Vi si aggiungeva l’amara considerazione che, nella mia giornata, il mastello poteva diventare più importante di Dante.
Poi mi è capitato anche che, la sera di lunedì 30 novembre, particolarmente stanco per una giornata faticosa- a81 anni ci si stanca presto – mi ero già messo in poltrona. Volevo godermi, si fa per dire, l’ennesima trasmissione su Maradona, che giocava bene di piedi ma male di testa. Mi ero appena sistemato, quando mia moglie mi grida:”Giovanni, il mastello!”. Non ho potuto non lanciare una imprecazione contro mia moglie, che non mi ha avvisato prima. Vedi – mi son detto poi, pentito -, vedi come il mastello può essere ragione di litigi coniugali?Anche di divorzio?Non siamo forse in pandemia?
Calmatomi,sono andato davanti al frigorifero, dove ho attaccato, accanto a immagini di città europee, tutte meno belle di Matera, il calendarietto variopinto di nobili mastelli, confuso col calendario degli onomastici e dei compleanni. Ho tirato un sospiro di sollievo. Per il giorno dopo, martedì, c’era la carta, non l’organico. Ho un bel numero di opuscoli su Matera capitale europea della cultura 2019, la città più antica del mondo, la città più bella del mondo. Dovrei buttarli. Su qualcuno si distinguono i volti di quelli della Fondazione Matera – Basilicata 2019. Posso tenerli ancora per una settimana. Cos’è una settimana rispetto al decennio 2009-2019? Questa volta, dopo dieci anni,mi hanno fatto un gran piacere. In una sera di pioggia e di primo freddo vero, essendo di carta,mi hanno consentito di non scendere e risalire le 35 antiche scale, avendo per il manico un mastello rumorosamente rimbalzante sui gradini. E mi hanno risparmiato il fastidio e lafatica di andare a riprenderlo domani mattina,con dentro alcune dita di pioggia, sempre da lavare,asciugare e disinfettare. Sarebbero state 140 le antiche scale da salire e scendere! “Lavati le mani” – urla fra l’altro mia moglie ad ogni risalita. Lo sai che sul mastello può esserci il virus?”. Il mastello – mi fa capire – può essere amico del corona virus. Portarlo sopra gocciolante di pioggia, peraltro, significa sporcare le 35 antiche scale del condominio. E chi ti dice che nel condominio sono tutti comprensivi e non ti chiedono di rifare le stesse scale, per lavarle e asciugarle? Non ho l’ascensore. L’avete capito.Gli odierni anziani di Matera, cinquanta-sessant’anni fa, quando comperarono la casa della loro vita, tranne qualche eccezione, non trovarono l’ascensore. Non usava. E’ come dire che, noi vecchi, ci perseguitano l‘antica edilizia, la pandemia e il mastello.
Insomma per lunedì 30 novembre è andata bene. Invece non so se non mi devo cambiare la fede al dito. Domani sera, infatti, martedì, è di turno l’organico! Mi sono limitato a raccomandare a mia moglie maggiore attenzione nel ricordarmelo. Ma non ne ho avuto bisogno. Ho commesso però un altro errore. Chi non ne compie o non ne compirà con questo assillo giornaliero? A sera mi sono infilato le scarpe al posto delle ciabatte di casa. Ho indossato un giaccone e, balzelloni balzelloni, ho sceso le mie 35 antiche scale. Fuori, però, pioveva. Di corsa, per quanto potevo alla mia età, sono andato a sistemare il mastello fuori del cortile, ben piazzandolo sul marciapiedi pieno di erbacce, per evitare che si rovesci o finisca sulla strada. Il capo bagnato, di ritorno, ha cominciato a preoccuparmi. E se mi scoppia il raffreddore?E se mi viene la febbre? Dio! Dovrò correre a farmi l tampone, magari privatamente, per 80 euro! Quanto mi costa questo mastello! Sono stato fortunato. Paura svanita. Mi dicono che nei paraggi di via Annunziatella, con palazzi in tufo di 4-5 piani, senza ascensore, gli inquilini degli ultimi due o tre piani hanno attaccato un carrucola al balcone. Serve per calare il mastello del giorno. come i panierini a Napoli, nei rioni spagnoli. C’è però la necessità di collaborazione dei negozianti del pianterreno, con l’ovvio impegno morale a fare le spese da loro. E’ scattato un bel clima di solidarietà. Questo particolare, in verità, volevo tacerlo, perché non vorrei che l’ultimo abitante culturale, esperto conoscitore di De Martino, grande amico dei Sassi, mi dica: “Lo vedi? Abbiamo recuperato la cultura del vicinato!”.
Io, purtroppo, non ho commercianti al pianterreno e ho il cortile da attraversare per arrivare al suolo pubblico. Insomma il mastello ce l’ha con me e con i miei condomini. Perciò ho voglia di fare una proposta, non al Sindaco, ma al Presidente del Consiglio che di queste questioni sembra intendersi.Si può fare una proposta anche se nessuno ti ascolta e nemmeno di risponde? Ci provo. C’è un contratto con la Ditta appaltatrice, con cui non si sa chi ha trattato. I vecchi amministratori si sono come liquefatti, forse nascosti in un angolo buio come gli Apostoli dopo la morte di Cristo. Avremmo desiderato che qualcuno di loro fosse venuto allo scoperto e avesse detto le ragioni per cui si è addivenuto ad un sistema di differenziata assolutamente carica di difficoltà e rischi per l’utente. Guardando il calendario, vedo che l’organico impegna l’uso del mastello per tre volte alla settimana. Altra raccolta impegnativa è quella della plastica. Sarebbe facile riproporre, nelle vecchie isole ecologiche, debitamente allestite, due soli contenitori pubblici: l’uno per l’organico, l’altro per la plastica. Per la raccolta individuale rimarrebbero la carta,il vetro e l’indifferenziata, che non sempre hanno quantità che ti impongano di smaltirli. Intanto si avrebbero due mastelli in meno sul balcone, o nella stanza da letto, o nel “soggiorno” in cui si ricevono gli ospiti. Anche la campana per il vetro potrebbe diventare pubblica. I mastelli da eliminare sarebbero tre. La raccolta sarebbe differenziata e molto più rapida. Al lavoratore del settore si potrebbe concedere orario più umano, al cittadino rimarrebbero solo due mastelli: carta e indifferenziata,. Il Comune e la Ditta risparmierebbero tempo e denaro. Il discorso vale anche per i contenitori condominiali. Si ridurrebbe notevolmente lo spettacolo di una immondizia spalmata sua tuttala superficie della città.E respirerebbero i cittadini. Basta volerlo. Si potrebbe cominciare col cassonetto dell’umido. Per tre giorni della settimana potrei partecipare ad un incontro su Dante, o anche su Levi e Scotellaro, tanto antipatici ieri al dr. Verri, spero non a quel che rimane della Fondazione Matera-Basilicata, visto che è alla ricerca d’autore.
Dic 05
Proprio vero, altro che 35 scale. In via don luigi sturzo, angolo via dante, i palazzi sono tutti a 3 o, come il nostro, a 4 piani, ed io devo fare 70 scale per lasciare il mastello e 70 per riprenderlo, quando va bene. Immaginate quando si scende più volte per controllare se il mastello è stato svuotato quando, più volte capitato, hanno tardato nella raccolta, la matematica non è opinione: 70scale x discese e salite= tutta salute.