Si è spento nel pomeriggio dopo aver lottato a lungo con una terribile malattia all’età di 87 anni il giornalista materano Domenico Notarangelo, per gli amici Mimì. La famiglia ha allestito la camera ardente presso la chiesa del Cristo flagellato all’interno dell’ex ospedale San Rocco in piazza San Giovanni. I funerali si terranno lunedì 5 dicembre alle ore 15 nell’adiacente chiesa di San Giovanni a Matera. Ai figli Tony, Mario e Peppe Notarangelo le condoglianze della redazione di SassiLive e del direttore responsabile Michele Capolupo.
Scomparsa di Mimì Notarangelo, il cordoglio di Vincenzo Folino (Sinistra Italiana)
“Esprimo cordoglio e vicinanza alla famiglia di Mimì Notarangelo, scomparso a Matera all’età di 87 anni. La comune militanza nel Pci mi ha permesso di conoscerlo e di apprezzare la tenacia ed il carattere con il quale ha vissuto la sua esperienza di dirigente politico e di uomo delle istituzioni, insieme alla passione per Matera e la Basilicata che traspare dai sui libri, dai suoi articoli e dalle sue foto. Giornalista intelligente e attento ad ogni particolare della realtà lucana, ha lasciato un patrimonio di documenti, testi e immagini che contribuirà certamente a mantenere vivo il suo ricordo”.
Nella foto Mimì Notarangelo e Vincenzo Folino
Scomparsa di Mimì Notarangelo, il cordoglio di Vincenzo Viti
“Con Mimì Notarangelo se ne va il testimone curioso e libero di un tempo che ha profondamente trasformato costumi e storia di una società in credito con la giustizia sociale e con il futuro. Un compagno di strada, un attore scomodo capace di ascolto e di gesti che hanno saputo incidere sul mondo antico nel quale egli operava politicamente ed intellettualmente. Un costruttore di memoria visiva e un collettore di documenti che oggi, com’è giusto fare per la Biblioteca di Leonardo Sacco, dovrebbero divenire bene pubblico, risorsa di conoscenza e di cultura che ha cristallizzato i passaggi essenziali di quel lungo processo che ha trasformato la natura in storia e la storia in racconto.
Desidero ricordarlo impegnato in alcuni passaggi decisivi della vita della città, nella costruzione di una fase nella, quale perdurando vecchi rigorismi ed ostracismi, si avvertiva il limite di antiche fratture e le relazioni fra partiti, cultura militante e istituzioni pretendevano il salto in una visione laica, processuale, discorsiva della politica. Con il vecchio PCI che usciva dalla sindrome della contrapposizione per inaugurare una prassi critica e partecipativa che lo immettesse fra le risorse di una democrazia del confronto. Ciò che gli valse qualche incomprensione ma non frenò il corso di eventi cui egli avrebbe poi dedicato una capacità alessandrina di raccolta, documentazione e conservazione.
Rendergli onore oggi è necessario per debito civile e non solo per il ricordo di tempi condivisi e sofferti. Sarà giusto ricordarlo nell’unico modo che egli avrebbe gradito: rimettere in circolo il tessuto di memorie, personaggi che ha incrociato, accompagnato e fissato nei loro significati e nelle loro grandezze, costrutto prezioso che ci ricorda (ci ricorderà) chi siamo, chi siamo stati, forse chi saremo.
Scomparsa di Mimì Notarangelo, il cordoglio di Gianni Pittella, Presidente dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo.
“Mimi Notarangelo è stato un grande giornalista, un uomo di vastissima e profonda cultura politica, uno storico, un progressista autentico, un amante della sua terra, delle sue stupende bellezze e delle persone più deboli. Non dimenticherò mai le sue piccanti e mai scontate interviste e l’ultimo colloquio che ho avuto con lui, da cui trasudava tanta voglia di fare ancora, per far crescere la cultura e per diffondere tra i giovani i semi del civismo e dell’amore per la propria terra.”
Scomparsa di Mimì Notarangelo, il cordoglio di Patrizia Minardi, responsabile ufficio sistemi culturali e turistici Regione Basilicata.
Quando raccontava il passato e la storia, non era mai il racconto di qualcosa che ormai si era esaurito e spento e che non serviva più, ma l’ esaltazione di valori vivi che avevano una spinta progettuale ancora molto alta nel futuro.
“Vedi, mi diceva, quando lo andavo a trovare nel suo studio pieno di libri e foto, guardandomi con quegli occhi che avevano fame di sapere e voglia di emozioni “io sono ottimista, il mondo ce la farà , nonostante tutto”.
E poi, aveva sempre qualcosa di simpatico e di burlesco da raccontare, e sorrideva volentieri non dando importanza al suo corpo fragile, perché la sua mente era sempre lucida e positiva perché amava il mondo, la vita , gli uomini.
Scomparsa di Mimì Notarangelo, il cordoglio di Giovanni Caserta, Giuseppe Pace, Angelo Ziccardi, Prospero Cerabona, Presidente della Fondazione Amendola di Torino e Domenico Cerabona, Presidente della Associazione Lucana Carlo Levi di Torino
Si è spento Domenico Notarangelo, un coraggioso.
Si è spento Domenico Notarangelo, per tutti noi Mimì Notarangelo, figura di rilievo nella vita politica, culturale e civile della città di Matera. Non eramaterano e nemmeno lucano. Era nato a San Michele, in Puglia, in provincia di Bari. Racconta minutamente della sua vita in uno degli ultimi suoi libri – C’ero anch’io, Calice editori, 2012. Era nato da famiglia poverissima, il 6 marzo 1930. Il libro è innanzitutto un interessante documento della vita di un paese meridionale della prima metà del Novecento. Mimì vi dimostra tutta la sua simpatia e il suo amore per le tradizioni e il mondo culturale dei paesi meridionali e, quindi, degli umili. Rimarrà una del sue passioni. A contatto con la vira degli umili, maturò in lui un naturale slancio verso la povertà e verso il Sud, presto rafforzato dalla esperienza di seminario. Si sentiva – e lo confessava – dispirito francescano. E francescanamente – diceva – aveva aderito al Partito Comunista.
Negli anni Quaranta- racconta – “asera, pur indossando la sottana da prete, andavo alla Camera del Lavoro, mi sentivo attratto da quel vecchietto che assomigliava tanto a Gandhi”. Era il comunista Silvestro Deiure. Percorreva, così, la strada che era stata di Rocco Scotellaro, seminarista e poi socialista, da luitanto amato. La militanza nel Partito Comunista avvenne in anni difficili, quando essere comunisti significava essere estromessi da qualunque vantaggio e aiuto e anche diritto chela società poteva offrire. Mimì fu imperterrito e affrontò sempre con dignità disagi e povertà, molto aiutato dalla sua carissima Marisa, la moglie, che ne condivise tutte le difficoltà. Corrispondente dell’Unità, fu spesso sotto attenzione per le sue denunzie e accuse, che spesso era costretto a muovere al malcostume dominante. Rivestì anche cariche politiche, nella veste di consigliere comunale e provinciale, sempre dall’opposizione. La politica non gli dette nulla. Anzi, tutto sommato, gli procurò piuttosto danni. Per la politica, nonostantele sue indiscusse qualità intellettuali e culturali, non riuscì mai alaurearsi. Il partito,un giorno, abbandonandolo,dimostrò di non aver saputo apprezzare adeguatamente le sue capacità e il suo spirito di dedizione. Lo confessa con amarezza nel suo libro autobiografico.
Le sue capacità e qualità culturali e intellettuali avrebbe dimostrato sia fuori che dentro il partito, quale organizzatore e operatore culturale. Amico di Carlo Levi, di Amendola, di Chiaromonte, strinse grande amicizia con Pasolini, al momento della realizzazione del film Il Vangelo secondo Matteo, e con Francesco Rosi, al momento della realizzazione del film Cristo si è fermato a Eboli. A quegli eventi ha dedicato studi. E libri. Ma libri ha scritto sulla storia del giornalismo in Basilicata, sulla rivoluzione del 1799 e sul mondo popolare. Fu, perciò, attento raccoglitore di documenti, che si conservano numerosissimi nella sua casa. E c’è un vero e proprio archivio fotografico, che pensò di offrire ad Enti pubblici. C’è da sperare che ci sia chi se ne prenda cura.
Ma tutti questi meriti svaniscono sesi pensa al cuore con cui, perlunghi anni,seguì la malattia di Marisa, trasferendosi con leiper tutti gli ospedali d’Italia. Un vero calvario.Non meno degna di ammirazione è lo spirito con cui, negli ultimi anni, ha trascorso la sua vita su una sedia a rotelle, lui, abituato ad una vita dinamica e senza soste. Spesso, soprattutto negli ultimi tempi, pensava allamorte. L’ultimo suo desiderio è espresso nell’ultima pagina del suo libro autobiografico. “Voglio tornare nel paese che mi ha dato i natali scrive- … Una sola data deve essere incisa sulla mia pietra, il giorno il mese e l’anno in cui venni al mondo: non quella che comunemente viene definita la data della morte. Non si muore. Io continuerò a vivere nella memoria dei figli e dei nipoti e di quanti verranno dopo di me: i quali, al cospetto del mio avello, potranno ritrovare il senso della storia: e del suo eterno fluire” . E’ vero, Mimì. La vita non si arresta. E non si arresta la lotta e l’impegno per una vita migliore per tutti, per la quale ci hai preceduto. Ci sono sempre di quelli che ti assumono e ti assumeranno ad esempio.
Il ricordo indelebile di Mimì Notarangelo è affidato a questa intervista che ci ha concesso sei anni fa per SassiLive a Michele Capolupo e che riportiamo di seguito.
Domenico Notarangelo, un materano d’adozione che ha contribuito con la sua professione e la sua passione alla crescita culturale del territorio lucano.
Quale sentimento nutre per la città di Matera il giornalista Domenico Notarangelo?
Un sentimento di disamore che è aumentato nel tempo verso una città che ho sempre amato dal primo momento. Una città dalla quale mi sento tradito e che ha molti debiti da pagare nei miei confronti. Comunque Matera è sempre la mia città, perché qui ho trascorso più di mezzo secolo, qui ho creato una famiglia, ho condotto le più belle battaglie politiche e sindacali della mia vita. Ed è questo il patrimonio che resta di questa mia esperienza di vita. Oggi la politica ha tradito il disegno della città che ho costruito e per cui ho dedicato mezzo secolo della mia esistenza. La città di oggi è un’altra Matera, una città che ha perso l’identità che avevamo costruito e i valori che avevamo fondati. Una città in cui i valori dell’edonismo hanno preso il posto dei valori morali. Matera è la città in cui si chiudono le librerie e si aprono le pizzerie. Una città che ha perso il gusto di stare insieme, che ha perso il valore della solidarietà e che soprattutto ha perso la dignità costruita dalle vecchie generazioni ed è questo il delitto maggiore che ha potuto commettere. Io continuo a vivere con l’amarezza di vivere in una città ostile. Io aspiravo ad una città solidale,che dal punto di vista urbanistico si potesse sviluppare in maniera vivibile. Negli anni ’70 quando abbiamo avuto la più importante esperienza democratica consiliare con il sindaco Gallo abbiamo immaginato una città senza varianti e che potesse sviluppare le linee guida del piano Piccinato. Dal 1975 in poi questo disegno è stato accantonato per responsabilità dei vari amministratori che sono stati eletti e la città è diventata preda del partito del “mattone”. Da allora la città ha subito questa aggressione continua e asfissiante tant’è che si è diffusa la convinzione che Matera fosse la città che ha meno verde di tutta Italia. Eppure la città ha numerosi spazi verdi che non sono stati mai valorizzati ma si è fatta conoscere come la città che ha i lavori con i tempi più lunghi. Speravo e credevo che Buccico potesse fare di più e meglio conoscendo la sua determinazione ma la congiuntura politica e le alleanze infedeli non gli hanno permesso di portare a termine il suo mandato. Quando sono arrivate le nuove elezioni non ho creduto in nessuno dei candidati. Vi spiego perché: mi ha scandalizzato e continua a scandalizzarmi la quantità delle liste presenti alle tornate elettorali: 800 candidati sono troppi e soprattutto non sono un segno di democrazia. Purtroppo è subentrata la convinzione nei candidati che facendosi eleggere si possono risolvere i problemi personali. Ormai l’ideologia non esiste più. Stesso discorso vale per i candidati sindaci, anche in questo caso erano troppi, un numero che rispecchia il malessere presente in città. Tutte persone degne, per carità, ma la presenza di tante persone per la poltrona di primo cittadino è il frutto di questo malessere. E’ difficile ormai disegnare una città che non esiste più. Mi sembrava che due di questi candidati sindaci avessero la determinazione, la buona volontà e la genuinità per sperare in una loro elezione: mi riferisco a Cinzia Scarciolla, una candidata che non si poneva il problema delle alleanze e che ho definito un candidato naif per come illustrava i progetti per risolvere i diversi problemi della città. L’altro candidato, che non ho votato ma che speravo fosse eletto, è Angelo Tosto, persona che conosco bene per via della mia esperienza da giornalista a Trm. Per le sue esperienze consumate e la sua genuinità di intenti credo che Tosto conosce e avrebbe potuto risolvere i problemi di questa città. Ma purtroppo in democrazia non sempre vengono eletti i più capaci e i migliori.
Dopo la crisi del mobile imbottito Matera si affida al turismo per rilanciare l’economia locale ma deve fare i conti con la sudditanza politica del capoluogo di regione e si dice che Matera non decolla anche per l’ostilità della politica potentina. Cosa suggerisce Domenico Notarangelo per offrire un prodotto in grado di allungare il periodo di permanenza a Matera dei visitatori, che continuano a far registrare il classico flusso mordi e fuggi?
Innanzitutto voglio sfatare la convinzione di questa diatriba tra Matera e Potenza. Dobbiamo renderci conto che Potenza rappresenta i due terzi del territorio lucano e quindi conta numericamente due volte su tre. Potenza non ci ruba nulla a mio avviso, il problema sono i nostri politici. Nel passato abbiamo una capacità politica che ha messo insieme democratici cristiani, comunisti e socialisti perché la Regione ha previsto il criterio dell’alternanza partendo dalla nomina del presidente della giunta sino alle altre cariche previste negli altri enti sub-regionali. Quindi secondo me Potenza non ci ruba niente. Sul turismo credo che si gioca l’incapacità dei materani a valorizzare i nostri patrimoni. Matera è un set cinematografico a cielo aperto, qui sono stati girati una cinquantina di film e tra questi i capolavori più prestigiosi della cinematografia mondiale, penso al Vangelo secondo Matteo di Pasolini, a Cristo si è fermato ad Eboli di Rosi, a The Passion di Mel Gibson e non solo questi. Con la mia associazione ho presentato un progetto Cinema Murgia Project che ha individuato tre location di tre grandi film girati da Franco Rosi sul nostro territorio murgiano: C’era una volta ambientato tra Irsina e Gravina, Cristo si è fermato ad Eboli girato a Craco, Guardia Perticara e in diverse masserie della murgia barese e I tre fratelli, che ha scelto il territorio della murgia altamurana.Il progetto Cinema Murgia prevede la possibilità di mettere insieme questi territori per farli diventare un polo di attrazione turistica attraverso una lettura dei tempi in cui questi tre film sono stati girati e i tempi in cui vengono rivisitati, analizzandoli dal punto di vista sociologico, ambientale e antropologico e organizzando pacchetti turistici. La stessa formula si può utilizzare per i Sassi, che da una parte sono circondati dal mare, dall’altra ci sono le colline materane e le dolomiti lucane, le sagre, i culti arborei, i pellegrinaggi, i santuari mariani. La vicinanza del territorio barese può favorire inoltre la presenza di numerosi flussi turistici. I Sassi purtroppo oggi rimangono un fenomeno isolato di quattro pietre che incantano i turisti per qualche ora ma quando finisce l’incanto finisce il turismo.
Si continua a discutere sulla possibilità di istituire una film commission a distanza di otto anni dal film The Passion che ha regalato a Matera una grande visibilità dal punto di vista mediatico. Secondo Domenico Notarangelo chi merita di guidare la film commission?
Io direi che i lucani devono smetterla di decidere in maniera arbitraria senza rendersi conto di chi è in grado di gestire un organismo del genere. Secondo me bisogna vedere cosa hanno fatto in altre realtà come la Puglia, la Toscana, il Piemonte e il Friuli dove le film commission sono già attive e favorire l’arrivo di nuovi registi e produttori attraverso un’offerta migliore rispetto a quella degli altri territori. Occorre sforzarsi per individuare le persone che sanno di cinema e che sanno dare le gambe a questa macchina operativa che è la film commission. La film commission non è una medaglia da appendere al petto di qualcuno. Quando si parla di film commission penso ad un’organizzazione che possa favorire le condizioni per girare un film dalle nostre parti. Mi ricordo quando Pasolini girò a Matera il suo Vangelo secondo Matteo. Il regista scoprì che senza toccare nulla in questa città aveva trovato la terra santa della Palestina e la gente del posto partecipava come comparsa senza cambiare gli abiti che portava addosso.
Dalla politica locale a quella nazionale. Il Governo Berlusconi potrebbe cadere in primavera se non riuscirà ad allargare la maggioranza con l’ingresso dell’UDC. Considerato il suo impegno politico nel partito comunista a livello comunale e provinciale ci può dire chi merita di guidare il centro-sinistra? “Io voglio compiere un atto di sincerità. Ho votato per il PCI, poi per i Progressisti, per Ulivo-PDS, Ds e PD ma nelle ultime elezioni regionali non ho dato la preferenza a questo partito perché non mi sento rappresentato dagli uomini che lo compongono. In questi giorni vado sempre più convincendomi che una proposta politica valida è quella di Nichi Vendola, che può aspirare a concorrere per le primarie. Se il PD accetta il principio delle primarie a quel punto si vedrà se Vendola avrà la forza politica per vincerle e rappresentare il centro-sinistra alle prossime elezioni.
Torniamo a Matera e alla festa più attesa dai materani, quella che si celebra il 2 luglio in onore della festa della Bruna. Cosa ne pensa dell’evoluzione di questa festa Domenico Notarangelo?
Credo che la città dovrebbe tutelare di più questa festa, perché rappresenta un’occasione di flusso turistico formidabile. La presenza di 50mila persone per lo sfascio del carro è una forza da sfruttare attraverso una migliore organizzazione dell’offerta turistica. Penso alla possibilità di far visitare anche altri patrimoni presenti in provincia come il Castello di Miglionico, i ruderi di Craco, i Calanchi di Aliano.
Non crede che questa festa sia troppo militarizzata nella parte finale in cui si deve assalire il carro per distruggerlo? “Questa sensazione la avverto anch’io. Ma è possibile che i materani non siano capaci di organizzarsi per difendere il carro sino all’arrivo in piazza Vittorio Veneto, luogo deputato per la sua distruzione secondo la tradizione? Credo che l’errore sia stato fatto dalla Curia quando ha permesso ad un gruppo di giovani di difendere il carro come dei mazzieri di famigerata memoria fascista, poi dopo l’incendio doloso avvenuto nel 1996 il carro è stato affidato alle forze dell’ordine ma era una scelta obbligata. Io farei un rovesciamento di tendenza. Inviterei tutti quelli che hanno distrutto il carro a riportare i pezzi che attualmente sono presenti nelle botteghe e nelle case della borghesia materana per realizzare un museo come hanno fatto a San Marino, dove sono presenti tutti i carri e le carrozze della Padania.
Domenico Notarangelo è nato a Sammichele di Bari il 6 marzo del 1930. Ci racconta come è arrivato a Matera e come si è sviluppato il suo percorso professionale e culturale?
Sono arrivato a Matera nel 1959 per ragioni familiari in compagnia di mio fratello. Entrambi eravamo orfani e mio fratello che si era laureato in medicina ha trovato lavoro a Matera, io quindi ho deciso di seguirlo. Appena arrivato in questa città ho preso contatti con il partito comunista, che mi ha proposto di fare il corrispondente dell’Unità: dal 1960 ho scritto per questo giornale consolidando la presenza con 15 anni di giornalismo militante che ho raccolto in una rassegna che custodisco con grande affetto. Poi nel partito ho ricevuto incarichi superiori: dopo aver lavorato alla costruzione del partito in città, sono stato consigliere provinciale per un decennio, dal 1964 al 1974 e nel 1969 sono entrato nel comitato federale, ricoprendo il ruolo di segretario della federazione comunista fino al 1975. Poi ho deciso di lasciare il partito perché non ho condiviso la scelta politica dell’epoca. Io ero per il compromesso storico, perché credevo nella collaborazione tra i valori democristiani e il marxismo. A Matera abbiamo raggiunto il nostro obiettivo con l’accordo tra democristiani, comunisti e socialisti ma quando il disegno politico è stato bocciato dal Partito Comunista ho deciso di farmi da parte. La cultura è stata sempre la mia passione e così ho deciso di avviare un centro studi, che ho chiamato Subbio: l’operatore culturale è stato il mio lavoro fino alla metà degli anni 80 quando fui assorbito dal giornalismo attivo. Prima avviando una collaborazione con Telenorba e poi con Trm, esperienza che mi ha accompagnato fino alla pensione. Una volta terminata l’esperienza con il giornalismo televisivo ho deciso di pubblicare una serie di documenti che ho conservato durante gli anni. Sono usciti una dozzini di libri, ora sto per pubblicarni altri tre, un dizionario dedicato al dialetto del mio paese, “Le periferie del 1799”, che racconta i moti della repubblica napoletana e “Da Carlo Levi a Franco Rosi”, un racconto delle esperienze con Levi e Rosi, che contiene documenti inediti tra cui un discorso di Carlo Levi fatto il 10 maggio 1970 a Grassano e fotografie esclusive in bianco e nero tra cui quelle dei funerali. I tre libri escono nelle edizione di Calice. Nel 2007 ho presentato alla Mediateca “Il Vangelo secondo Matera”, una mostra che presenta scatti legati alla mia esperienza di sceneggiatore al fianco di Pasolini e le fotografie sul set del film The Passion a cura della società Blu Video di Toni Notarangelo, Geo Coretti e Uccio Mastrosabato. La mostra è diventata itinerante al Nord grazie ad una copia presente nel circolo Lumière di Trieste e dopo la tappa nel museo di Casarsa, gestito proprio dalla cugina di Pier Paolo Pasolini oggi è presente nella libreria Feltrinelli di Bologna. Da giovane ho avuto la fortuna di scattare foto in set di film importanti come Il Demonio, Gli anni ruggenti e una cinquantina di queste fotografia fanno parte di una mostra permanente che si può visitare a Bella grazie all’iniziativa del Bella film festival”.
Quali sono i prossimi impegni di Domenico Notarangelo?
Il 13 gennaio 2011 sarò a San Mauro Forte per inaugurare una mostra che presenta gli scatti dedicati ai campanacci che risalgono al 1978. Posso anticipare anche un’altra iniziativa in cantiere per il prossimo anno. Il Comune di Matera ha accettato la proposta dell’associazione Pasolini di favorire il ritorno in città di Enrique Irazoqui, l’attore scelto dal regista romano per interpretare Gesù nel film Il Vangelo secondo Matteo. Irazoqui riceverà la cittadinanza onoraria e in questa occasione ci sarà anche il raduno a Matera di numerose associazioni intitolate a Pasolini. Un’altra proposta che mi hanno suggerito riguarda la possibilità di intitolare a Pasolini la murgia San Vito, il luogo dove fu girata la passione nella pellicola del Vangelo secondo Matteo. Il 28 dicembre sono stato invece a Barile per partecipare alla premiazione di uno dei cinque racconti finalisti del premio letterario Pasolini: in questa occasione ho ritrovato anche la cugina di Pasolini, che è stata scelta come presidente di giuria e che gestisce il museo di Casarsa.
Domenico Notarangelo, 80 anni e tanta voglia di produrre cultura al servizio del nostro territorio. “Sono molto felice per il lavoro svolto in questi anni e anche del fatto che sono state prodotte cinque tesi legate alla mia attività culturale. Sono queste le soddisfazioni più belle di un lavoro di ricerca che continuo a svolgere nell’esclusivo interesse di questa città”. Ora una laureata, Fioralba Magno di Venosa, sta preparando una tesi di laurea per la specializzazione sulla mia attività e produzione culturale e intellettuale.
Intervista di Michele Capolupo
Nella foto in basso Michele Capolupo mentre intervista Domenico Notarangelo