Tassa sui rifiuti, Matera tra le città capoluogo d’Italia nelle quali i cittadini pagano di più. Di seguito la nota inviata dal Movimento Consumatori e provincia Aps.
L’IRCAF (Istituto Indipendente Ricerche Consumo Ambiente e Formazione) conferma: “Matera tra le città capoluogo d’Italia nelle quali i cittadini pagano di più (rispetto anche alla lusinghiera perfomance della città di Potenza)
Le promesse devono, da subito, diventare fatti a partire da una riduzione, gia’ dal 2021, della tari per dare valore economico alle economie derivanti dalle nuove abitudini dei materani sul conferimento differenziato dei rifiuti.
lo stato dell’arte normativo:
Tra le tante promesse mancate dell’annus horribilis 2020 si annovera anche quella di essere stato definito l’anno della “svolta” sulla tassa sui rifiuti (la TARI) con l’applicazione del nuovo “Metodo Tariffario” (c.d. MTR) frutto di una lunga consultazione tra l’ARERA (Autorità di Regolazione per l’Energia, Reti e Ambiente, introdotta dalla L. 205/2017), addetti ai lavori e “stakeholder” (in primis, associazioni di cittadini-utenti e di imprese).
Il nuovo metodo si propone obiettivi ambiziosi: trasparenza, certezza dei costi, chiarezza del “perimetro” delle attività e dei servizi finanziati dal gettito TARI, miglioramento del livello dei servizi attraverso la fissazione di “standard” minimi obbligatori di qualità su tutto il territorio nazionale (con indennizzi a favore degli utenti nel caso di mancato rispetto degli stessi livelli minimi) oltre ad una stretta rispondenza tra quanto pagato da cittadini e imprese e la qualità del servizio di raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti, finalmente nel rispetto del principio comunitario “chi inquina paga”.
Entro il 30 aprile 2020 andavano deliberate dai comuni le nuove tariffe TARI elaborate sulla base dei PEF (Piani Economici Finanziari) e del nuovo Metodo Tariffario.
La drammatica pandemia Covid-19 e le notevoli difficoltà applicative del nuovo Metodo Tariffario segnalate da numerosi comuni hanno determinato il rinvio dell’entrata in vigore recepite con il “Cura Italia” (D.L. 18/2020) che ha dato la possibilità ai comuni di applicare per il 2020 le stesse tariffe TARI applicate nel 2019, con l’obbligo però di approvare i nuovi Piani Economici Finanziari entro il 31 dicembre 2020. Come la maggior parte delle città capoluogo di provincia (76 su 111).
L’analisi
Anche il Comune di Matera per l’anno 2020, peraltro ancora in regime di raccolta dei rifiuti conferiti nelle discariche, ha ritenuto di confermare le tariffe 2019: tariffe che, come dimostra l’Indagine condotta dal centro studi IRCAF, risultano, tuttavia, tra le più “salate” d’Italia.
Nella spesa totale annuale per la tassa sui rifiuti, Matera (utenza domestica composta da una persona che abita in un appartamento di 60 metri quadri), risulta in un disonorevole 5° posto nella classifica delle 111 città capoluogo di provincia.
A Matera nel 2019 i cittadini hanno pagato ben 225,93 euro (+63,58% rispetto alla media italiana, pari a 137,66 euro), a poche decine di euro dalla più costosa Catania, (257,04 euro in media).
Mentre Potenza dall’indagine emerge essere la città capoluogo con le tariffe più basse d’Italia, con appena 45,09 euro nel 2019 e poco più (45,65) nel 2020, frutto di una incisiva azione di coinvolgimento della cittadinanza sulla raccolta differenziata dei rifiuti.
Va leggermente meglio per le famiglie di 3 persone che vivono in 100 mq: Matera nel 2019 sale al 41° posto con €. 320,44 (+8,13% sulla media nazionale di € 296.32), rispetto alla città più costosa d’Italia, Cagliari (con € 480.66). Potenza anche in questo caso conquista una lusinghiera ultima posizione con una spesa annua di € 120,56.
L’INDAGINE IRCAF ha compreso anche le utenze non domestiche (imprese, attività economiche). La TARI nel 2019 a Matera risulta assai cara per gli alberghi con ristorante (11 posto con quasi 10,6 mila euro), per distributori di carburanti (19° posto con € 1391,25) e i supermercati (35° posto con € 12.841,50) mentre i bar si possono accontentare di un “buon” 72° (€. 1331,44).
Insomma, Matera risulta, tra le più costose città capoluogo di provincia: un gap difficile da recuperare rispetto ad un servizio di raccolta differenziata dei rifiuti pseudo porta a porta, che a seguire la delirante fase di start up tra settembre e dicembre 2020, stenta a decollare, con livelli qualitativi compromessi da evidenti pecche e numerose criticità tuttora irrisolte.
Unica nota (forse) positiva: la TARI dovuta da imprese ed ai professionisti presenti in Basilicata per il 2020 potrebbe rivelarsi più leggera grazie al contributo approvato nel dicembre scorso dalla Regione Basilicata (finanziato dal PO FESR Basilicata 2014-2020) che promette di “sterilizzare” addirittura l’80% delle bollette TARI (?).
Non ci resta che accontentarci, per ora, e sperare che l’attuale amministrazione comunale, a differenza dell’anno 2020, si adoperi nella direzione di mantenere le promesse (elettorali) in materia di gestione dei rifiuti e non limitandosi all’invio di trionfanti comunicati stampa, ma traducendo in fatti gli irrinunciabili adempimenti previsti dalla normativa, primi fra tutti:
– l’obbligo di analisi e di rendicontazione dell’intera attività posta in essere nel 2020 dall’impresa appaltante dei servizi e alla programmazione dell’annualità 2021; tanto al fine di consentire la predisposizione, consegna ed approvazione degli schemi di bilancio preventivo, dei PEF, dei MUD e di quant’altro necessario per agli adempimenti di competenza del Consiglio comunale previsti dall’articolo 1, comma 683, della L. 147/2013 per andare ad una riduzione della TARI, dando valore economico alle economie derivanti dalle nuove abitudini dei materani sul conferimento differenziato dei rifiuti;
– l’approvazione ed attuazione, d’intesa con l’impresa appaltante, in collaborazione con le associazioni dei consumatori e gli stakeholders locali della “Carta della qualità dei servizi” prevista dall’art. 2, comma 461, della L. 244/2007 al fine di tutelare i diritti dei consumatori e degli utenti dei servizi di igiene urbana e di garantire la qualità, l’universalità e l’economicità delle prestazioni.
Sarà mai ?
C’è di più e,cioè, la diversa tassazione a parità di mq. e n. componenti. Mi spiego meglio, io per esempio pago 6€ al mese,quindi 72€ all’anno in più, per il servizio reso da una cooperativa per uscire e rientrare nella zona box i mastelli condominiali. Vi pare una cosa giusta ed equa . Si parlava, con gli amministratori di condominio, che si sarebbe raggiunto un accordo con il comune per retrocedere queste spese sulla TA.RI., a che punto siamo? Io, però, continuo a pagare.