Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dal cittadino materano Enzo Di Pede, residente degli antichi Sassi di Matera in cui denuncia i disagi sopportati per chi deve raggiungere le proprie abitazioni in seguito ad alcune disposizioni improvvise che hanno riguardato la circolazione all’interno degli antichi rioni negli ultimi giorni.
Non molto tempo fa inviai un sms al capo di gabinetto del comune di Matera, dr. Roberto Cifarelli, (il sindaco è troppo preso dalla elevata cultura per pensare alla città) in cui affermavo che oramai i Sassi di Matera sono nella piena anarchia. Lui mi rispose che avevo torto.
Non ne ero convinto allora e non lo sono oggi.
Lui anni fa è andato via dagli antichi Rioni, forse immaginava la mala sorte che sarebbe capitata a chi vi rimaneva.
Un esempio per tutti: nella mattinata di giovedì 27 settembre alle ore 7:30, senza nessun cartello che preannunciasse lavori, era interrotta la viabilità in via Buozzi, mentre in via D’Addozio il transito è interdetto dalle 07:00 alle 17:00 dal 17 settembre al 17 novembre per il rifacimento del manto stradale (già per chi ci crede questa moltitudine di 17 è inquietante!!!). Per chi non conosce i Sassi, per chi li guarda solo dall’alto è necessaria una precisazione: quelle sono le uniche vie d’accesso … e di uscita!
Forse è stata la presenza di tutti questi “17” che ha influenzato la situazione o “la mano sinistra non sa che fa la destra”?
Eppure l’Ufficio Sassi è dotato di un solo ingegnere responsabile per i lavori pubblici. Queste cose dovrebbe saperle! Per andare al lavoro stamattina, per uscire dai Sassi abbiamo dovuto percorrere una via D’Addozio ridotta a mala pena ad una sola corsia, scansando transenne e operai intenti a lavorare.
Ci sembra che l’Amministrazione Comunale sia troppo presa dalla candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019, ma si distragga parecchio nell’applicazione delle norme vigenti. Strano! Pensavamo che gli antichi rioni fossero parte integrante del pacchetto di iniziative per la eventuale proclamazione.
I Sassi non sono solo la Casa-Cava che ora fa tanto chic, ma sono circa 30 ettari di territorio in cui oramai i topi di grosse dimensioni la fanno da padrona. La loro presenza la dice lunga sul grado di pulizia e manutenzione. E stendiamo qui un velo pietoso sulla raccolta porta a porta che di differenziata non ha proprio nulla visto che finisce tutta nello stesso camioncino! La separeranno dopo? Mah! Noi preferiamo buttare la spazzatura nei contenitori del Piano. Forse il nostro sforzo serve a qualcosa!
Certo dall’alto è tutto bellissimo, ma basta addentrarsi anche solo un po’ per capire e ricordare che i Sassi sono anche residenza per tanti cittadini che, più di altri, vedono negati i propri diritti, anche i più scontati: illuminazione insufficiente, nettezza urbana sommaria, mancanza totale di servizio di trasporto pubblico se non in occasioni speciali, manutenzione ordinaria e straordinaria del demanio a macchie di leopardo con vicinati disabitati e stracolmi di macerie e rifiuti di ogni genere, mancanza di un vero e capillare controllo da parte delle forze dell’ordine e tante altre cose si potrebbero ancora aggiungere.
Oramai quando i residenti vogliono denunciare agli organi di stampa o istituzionali le loro difficoltà possono fare una serie di copia-incolla dai vecchi comunicati perché vengono rilevati sempre gli stessi problemi che, però, mai vengono risolti! Che tristezza!
Mi domando: una carica istituzionale serve per cercare di risolvere i problemi della città o per avere un lasciapassare per fare quello che si vuole, per esempio lasciare le proprie automobili “parcheggiate” lì dove i miseri mortali non potrebbero farlo senza rischiare una multa??? (una macchina di rappresentanza “Bmw” che intralciava il traffico in via D’Addozio in occasione di Materadio o macchine di assessori sempre parcheggiate in Piazza Duomo, in deroga all’ordinanza sindacale).
Come può l’Amministrazione Comunale chiedere il rispetto delle norme elementari se chi amministra è il primo a non osservarle?
È inutile ergersi a paladini della cultura e del benessere delle masse inconsapevoli, far finta di decidere di cambiare tutto, perché tutto rimanga com’è, avendo cura di rimanere ben seduti ed incollati su poltrone di case ed uffici che hanno i Sassi solo come stupendo panorama!
Enzo Di Pede, residente dei Sassi di Matera
La fotogallery che documenta i disagi denunciati da Enzo Di Pede
Ancora una volta l’amministrazione comunale e il suo apparato tecnico da una degna lezione di incompetenza e caos alla quale la città paga lo scotto di votare ancora e forse meritatamente certi loschi figuri.
Non è volersi sostituire a chi ha titoli, però in alcuni casi manca proprio il buonsenso e soprattutto la cultura della civiltà, perchè quello che i cittadini chiedono, in fondo, è una città civile dove i diritti siano rispettati, come quello elementare di poter uscire di casa, sia pure nella consapevolezza di abitare in una particolare zona della città.
Queste sono solo considerazioni mie, perchè alle prossime elezioni i materani si riveleranno gli stessi pec…….
perchè ci sarà sempre un “buon pastore” a guidarli!
Sono passati più di 50 anni tutto è cambiato, per non cambiare niente, i sassi sono cambiati solo di faccia, ma culturalmente siamo sempre agli anni 50, leggendo l’ultimo rapporto Svimez il meridione impiegherà 400 per arrivare al settentrione,sperando che loro rimangono fermi.La classe politi
IN una ricerca dell’ UNRRA-Casas del 1951 sulla cultura mise inevitabilmente a fuoco la mortificata condizione dei giovani: il loro isolamento, le scarse iniziative, la mancanza di idee, l’incapacità di affrontare i problemi del loro ambiente, lo stato di crisi relazionale e lo scarso interesse politico.
I giovani erano abituati a non far nulla che non provenisse da iniziative istituzionali, peraltro abbastanza inadeguate a soddisfare la pur avvertita necessità d’iniziative culturali, idonee a far crescere in tutti i sensi. . Il problema di fondo della cultura a Matera non era solo quello di diffonderla tra i giovani, ma soprattutto riuscire a coinvolgerli in iniziative trascinanti, che potessero ottenere il loro convinto contributo nella valutazione e soluzione di problemi della vita sociale.
Sul piano sociale, la convivenza, all’interno dei vicinati,
era sancita dall’indiscussa supremazia del ceto artigiano sui contadini; condizione mal sopportata che, per ovvie ragioni, alimentava un sordo, antagonismo di classe. Sul piano microantropologico, la compromessa dignità spingeva verso valori negativi come l’ipocrisia, disperato rifugio di una relazionalità tra persone costrette a vivere pubblicamente il loro
privato. L’invidia era un’autentica morsa sociale. Non mancavano tuttavia valori positivi di solidarietà e mutualità originati dalla necessità di aiutarsi reciprocamente. In fondo, il tipo di mutualità che nasceva nei vicinati, dove i rapporti interpersonali erano più importanti dei rapporti di parentela, trovava ragione nel fatto che i Sassi, in massima parte, erano il residuo
di una condizione economica in evoluzione, ove, a partire dal XVIII secolo, era rimasta emarginata e ghettizzata un’intera classe sociale fatta di piccoli contadini e soprattutto di braccianti; pertanto le forme mutualità esistenti provenivano da chiari segni di bisogno per la sopravvivenza. L’inchiesta evidenziò proprio come l’influenza
di fatti culturali particolari rendesse difficili i rapporti umani
nelle grotte dei Sassi; non meno risalto diede all’incidenza dei fattori
economici, esasperati dall’eccessiva vicinanza fisica, nel rendere tendenzialmente negativa la “sensitività interpersonale”. Se anche la ricerca colse una certa tipica socievolezza “meridionale” ed un sentito rispetto dei valori morali cristiani che favorissero l’integrazione di quei gruppi, la diffidenza reciproca e l’insofferenza del vicino risultarono troppo evidenti per essere trascurate. L’inchiesta però non rese chiarala questione se fosse il vicinato, con le sue caratteristiche intrinseche di costrizione spaziale e di miseria dominante, a creare tensioni e impedire il normale formarsi dei gruppi, o se questa situazione non fosse il sintomo di una crisi ben più grave e profonda che, né miglioramento economico, né risanamento urbanistico, né “pianificazione sociometrica”
fossero sufficienti a sanare.
Cambiare questa cultura sarebbe la vera sfida che la citta e i materani dovrebbero affrontare I criteri che deve soddisfare il programma di una città candidata a capitale della cultura sono fondamentalmente due: la dimensione europea e la città e i cittadini.ABBIAMO LA FORZA E LA VOLONTÀ ALMENO DI AVVICINARCI ALLE CULTURE EUROPEE,?ABBIAMO LA FORZA , IL CORAGGIO E LE CAPACITÀ DI RIPRISTINARE
la genialità storica dei sassi, della loro forma e funzione, del sistema di gestione delle risorse su cui era fondata la trama urbana? HO ci lasceremo di nuovo abbindolare da questa classe dirigente, portatrice solo di interessi personali.
Tratto dalla tesi del Dott. VAlente.
Adduce è un apolide della politica, come tale non ha la materanità nel sangue, Usano la città come prerdellino per il rilancio delle loro carriere e fornune politiche e non solo….
Basta devono andare via in quel di Ferrandina, l’uno, e ad amministrare condomini, l’altro.
la sintesi di Mario Scalcione è ottima e ben documentata…. ha posto seri problemi, gli stessi che la classe di politicanti che è avvinghiata a Matera da decenni non vuole nè sa risolvere… non è il caso di rinnovare gli attori e cercare un nuovo protagonismo civico sull’esempio della partecipazione che le componenti civiche escluse dal consiglio comunale hanno dimostrato in questi due anni?
Sondaggio
Ma il destinatario della missiva, il sig. Cifarelli, e’ veramente un Dott? A me non risulta, ho cercato sul sito del comune, ma non ho trovato nulla in merito al TITOLO.Qualcuno conosce il curriculum del Capo del Gabinetto?
Io lo ricordo provetto NUOTATORE della prima società che gestiva la piscina, la AAA,ma sulla laurea ho dei dubbi
Grazie per eventuali info
DIMISSIONI
chi se frega se è laureato a distanza (come è) o diplomato… si è dimostrato comunque un buono a nulla sin da quando era assessore al comune di Matera e poi presidente dell’Ente Parco Murgia… la meritocrazia è un miraggio a Matera e i risultati si vedono
Sia chiaro che era solo una mia curiosità personale, sia chiaro anche che interessa poco relativamente alla questione posta
E’ vero che c’è questo disagio ma almeno il problema è dovuto ai lavori che finalmente si vedono. Poi, che io ne sappia, questa mala-azione è dovuta ad imperizia dell’impresa che sta effettuando i lavori. Sono loro che hanno organizzato da cani la viabilità in corso lavori. Questa amministrazione ha delle pecche ma tanto stanno pure facendo. Mi ricordo la scorsa amministrazione… e anche la precedente ancora, mamma mia, proprio nullafacenti. E che noi le cose non le sapevamo , ma chi lavora al comune lo dice, altroché se lo dice. Anzi dicono che stavano meglio prima quando si lavorava meno (loro).