I non pendolari di Basilicata Davide Mecca, Luciano Bitondo e Nunzia Parisi in una nota tornano ad occuparsi del precario sistema infrastrutturale dei trasporti in Basilicata.
Il ponte di Tiberio a Rimini, alla venerabile età di oltre 2000 anni, di vicissitudini ne ha passate non poche. Da Roma ai barbari, dal dominio bizantino a quello dello Stato della Chiesa, dall’Italia unitaria alla seconda guerra mondiale i pilastri poggiati sull’antico corso del torrente Marecchia sono ancora lì, a sorreggere una strada tutt’ora parte del sistema viario cittadino. Non è andata meglio invece al cavalcavia del raccordo autostradale 5 Potenza-Sicignano, crollato su sé stesso come fosse fatto di burro. Una dicotomia, quella che si può notare a cavallo fra Campania e Basilicata, capace di evocare lo stato a dir poco pietoso della gestione delle nostre infrastrutture.
Come si fa a parlare di trasporti se i mezzi mancano o non funzionano? È, questo, il primo e più grave problema del servizio pubblico lucano. Da una parte i drastici tagli ai trasferimenti da Roma, dall’altra il pesante indebitamento delle società di trasporto. Il conto, salatissimo, lo hanno pagato ancora una volta i cittadini con la soppressione di linee e corse: dal 2010 ne sono state cancellate due su dieci (il 19 per cento), con picchi del 50 per cento sulle linee meno frequentate, considerate dagli amministratori locali meno produttive. Ma tale politica ha di fatto aumentato le distanze tra Potenza e il resto della regione nonché tra le città principali e i piccoli centri costringendo, appunto, chi doveva spostarsi ad arrangiarsi, a riorganizzare la propria vita o a ricorrere, ancora una volta, all’auto privata. Ultimamente qualcosa sta cambiando (per la Potenza-Foggia, ad esempio, si è passati da quasi 10\15 minuti di ritardo a poco più di 5) ma la strada resta in salita. Gli orari delle corse, tuttavia, restano un optional e in molte stazioni non ci sono neppure le segnalazioni relative ai tempi di attesa. Il nodo delle corse insufficienti riguarda buona parte della Regione. Il limite resta sempre quello della carenza di mezzi, che non consente di potenziare l’offerta attuale. C’è poi un altro grosso problema, di tipo strutturale: finché non saranno compiuti i lavori sulle due arterie principali, Basentana e RA Potenza-Sicignano, sarà difficile potenziare le corse su bus. Ammesso e non concesso che sia giusto e inevitabile sacrificare sull’altare della spending review la libertà di scegliere il bus o il treno, il problema vero da affrontare è un altro: Conviene sostituire treni con bus? Il treno rimane ancora più conveniente del pullman, anche se in taluni casi il viaggio dura più a lungo. Un treno diretto Potenza-Salerno impiega 1 ora e 27 minuti contro l’ora e venti del bus, un Regionale veloce (5 fermate) 1 ora e 46 minuti mentre il bus (4 fermate) un’ora e quaranta minuti. La lunghezza del mezzo e il maggiore comfort delle sue dotazioni (Sedili più larghi, minori vibrazioni, toilette, prese corrente) restano i punti di forza del treno che di fronte a tratti stradali chiusi, viadotti in rifacimento e limiti di velocità sulle strade può rappresentare concretamente la chiave di volta per il salto infrastrutturale che tanti lucani auspicano.
I non pendolari di Basilicata Davide Mecca, Luciano Bitondo e Nunzia Parisi