Il 17 maggio scorso alcuni esponenti del comitato di Balvano\Ricigliano sono stati ricevuti dall’ingegnere Donato Arcieri, responsabile regionale al trasporto, per discutere delle fermate dei treni in quella che fu la loro stazione ferroviaria. L’incontro non ha avuto esito positivo e non solo per le fermate dei treni locali regionali, promesse e non concesse ai viaggiatori di Balvano e di Ricigliano con motivazioni del tutto gratuite, ma soprattutto per i modi cosi’ poco urbani, per usare un eufemismo, con i quali tutti sono stati accolti. E visto che qualche giorno fa ad esponenti di altri comitati, associati dal perorare la stessa causa e dall’adesione al Ciufer, è stato riservato a loro dire un trattamento simile, ci sia consentita questa digressione rispetto al tema centrale che è appunto il trasporto su ferro e le fermate dei treni. Premesso che chi siede all’interno di un’istituzione pubblica deve rispetto prima di tutto ai luoghi in cui si trova, poi ai cittadini e le persone che incontra, ci piace semplicemente riportare alla memoria dell’ingegnere Arcieri, con il quale forse saremo costretti a dialogare ancora finchè il problema dei cittadini, riguardo alle fermate dei treni regionali nelle proprie stazioni, non si risolverà, che all’entrata dell’Agorà di Atene, già nel V secolo A.C, coloro che diedero vita alle istituzioni democratiche posero una stele sulla quale impressero un’epigrafe molto eloquente: ”Io sono il confine dell’Agorà”. Sappia l’ingegnere Arcieri che i cittadini vanno ascoltati, non insultati ed intimiditi, anche quando, tramite i media, non risparmiano critiche motivate nei confronti del Potere, spinti come sono dal loro senso civico, da quella ”simpatia”, nell’accezione greca del termine, che essi nutrono per il genere umano e soprattutto per chi vive disagi di ogni genere. Chi risiede a Balvano e a Ricigliano non può fare a meno dell’auto personale per spostarsi se i treni non fermano e i pullman di linea sono ”unidirezionali”, quelli di Balvano portano solo a Potenza e quelli di Ricigliano viaggiano solo in Campania, triplicando quasi i tempi di percorrenza. Le popolazioni possono essere paragonate ai vulcani. Alcuni somigliano all’Etna, le cui eruzioni sono frequenti e affatto pericolose, altre somigliano al Vesuvio, le cui eruzioni sono episodiche, ma sempre imprevedibili e catastrofiche. Sta alle persone sagge prendere le dovute precauzioni e nello stesso palazzo pensiamo che le persone sagge non manchino per poter gestire le cose umane con più equità e razionalità. Se tre chilometri di distanza dallo scalo ferroviario diventano il pretesto per non far fermare i treni in assenza del trasporto urbano di collegamento del paese con lo scalo, non vediamo come i circa venti chilometri che separano il paese di Balvano e ancor di più di Ricigliano dallo scalo di Bella\Muro possano risultare più agevoli dei tre. Sono o non sono più penalizzati i cittadini che hanno lo scalo ferroviario a venti chilometri rispetto a quelli che lo hanno solo a tre chilometri, percorribili anche a piedi utilizzando le accorciatoie e dimezzando il tragitto? Ma se proprio si vuole mantenere lo stesso numero di fermate, si tolga qualche fermata al paese che ha la stazione successiva a solo quattro o cinque chilometri e le si diano a Balvano\Ricigliano. Ma non è possibile che con un’utenza inferiore un paese debba avere circa venti fermate di treni o pullman sostitutivi al giorno e altri paesi solo due fermate, che in estate, nel mese di interruzione del trasporto su ferro per la manutenzione vengono anche eliminate, senza prevedere il pullman sostitutivo come accade per gli altri paesi ben serviti. In questo modo Balvano e Ricigliano rimangono isolati, l’uno rispetto a Salerno e l’altro rispetto a Potenza. Perchè questa macroscopica disparità di trattamento?
Rosetta Santaluce