Vico Piave, dieci mesi dopo. Cosa è cambiato dopo il crollo della palazzina nel centro storico di Matera che ha provocato la morte di due persone? Il consigliere comunale di Forza Italia Adriano Pedicini fa il punto della situazione e le promesse non mantenute dell’Amministrazione Comunale di Matera.
“Non rimarrete soli; non sarete abbandonati; metteremo in campo ogni iniziativa per ridare serenità alle famiglie rimaste senza casa”. Erano queste le parole che sindaco ed assessori diffondevano con estrema parsimonia agli sfollati di vico Piave. Ma dopo 10 mesi dal crollo in che situazione vivono i “nomadi” di Vico Piave?
Di seguito la nota integrale.
“Non rimarrete soli; non sarete abbandonati; metteremo in campo ogni iniziativa per ridare serenità alle famiglie rimaste senza casa”. Erano queste le parole che sindaco ed assessori diffondevano con estrema parsimonia agli sfollati di vico Piave. Ma dopo 10 mesi dal crollo in che situazione vivono i “nomadi” di Vico Piave? Ieri, ho organizzato un incontro con queste famiglie, ho ricevuto un quadro che ribalta totalmente quelle che erano state le promesse iniziali fatte a riflettori accesi, ma soprattutto a telecamere attive, oggi dei “clochard di vico Piave” non se ne parla più, dimenticati ed evitati. Apprendo che per loro parlare con sindaco o istituzioni è cosa impossibile, a nessuno più interessa la questione, sono un peso da scrollarsi di dosso. Quanto fatto sino ad oggi ha i contorni di una totale presa in giro nei confronti di chi ha perso tutto, non solo la casa, ma persino le cose più semplici, dal calzino, alla forchetta, persino le mutande anche quelle andate perse, hanno dovuto ricostruirsi non solo la vita, ma affrontare le piccole esigenze che persino adesso appaiono enormi. Dopo una prima accoglienza presso le strutture ricettive sono stati ripudiati e buttati fuori perché questa amministrazione spendeva troppo, non poteva curarsi ancor di loro. Gli si è detto: vi diamo un contributo e trovate voi una sistemazione, altra presa in giro. Qualcosa è arrivato, circa 2.000 € a famiglia, un contributo per autonoma sistemazione, liquidato con determina del 16 settembre 2014. Otto mesi ha impiegato la burocrazia di questa città a concedere una elemosina a chi era a gennaio in uno stato di estrema necessità, quel piccolo e tardivo contributo giunto dopo che i “mendicanti di vico Piave” avevano dato fondo non solo alle loro risorse ma anche a quelle di parenti e amici. Ma che fine hanno fatto le promesse urlate a stampa e TV, di una casa, di una provvisoria sistemazione? Anche qui la beffa giunge puntuale e con gli interessi: al Comune di Matera ci son voluti 8 mesi per trovare 4 casupole fatiscenti per i nove sfollati. Come fare? a chi dare la precedenza? a chi non ha reddito ovviamente. Così tre famiglie vengono sistemate in alloggi di 37 mq., a queste viene calcolato un affitto di 224,63 € più spese di condominio. Cifra assurda se si considera che a pagarla è una famiglia povera che avevano solo una piccola casa in vico Piave ed è crollata, ha perso tutto. C’è da chiedersi: come può pagare cifre così elevate per una casa così piccola? Ma quel che accade alla quarta famiglia è sorprendente: al momento dell’assegnazione trova la casa occupata da un’altra famiglia; Un altro disperato era arrivato prima del “clochard”. Una guerra tra poveri istigata da questa inefficace e incompetente politica ed a soccombere è ancora una volta la famiglia del reduce del Vico Piave che rimane fuori dalla porta. I dirigenti del Comune, Assessori, Sindaco allargano le braccia in un gesto dimesso quasi a dire che non è colpa nostra, qui ci si deve rassegnare, le cose vanno così. Ad oggi, per sei famiglie vi è una situazione di totale precarietà; nuclei famigliari separati, ognuno è tornato nella casa dei genitori; famiglie disgregate ed ospitate da parenti, altri che pagano un mutuo per la casa crollata ed un affitto per altra casa. Un contesto bizzarro dove l’elemosina elargita, i più l’hanno dovuta utilizzare per pagarsi spese legali e di perizia, gente che sente di non aver più nulla neanche un futuro, consapevoli che passeranno anni sino a che giustizia giunga. Sono proprietari del nulla ma è quel nulla che rende tutto difficile, li restituisce ricchi per poter ottenere una casa popolare. Quale strada dovranno percorrere le vittime di vico Piave? Quale sarà la soluzione che si profila all’orizzonte? Non sembra esserci granché che venga dal comune, la solidarietà viene da tanta gente, ma il silenzio istituzionale è totale. Sino ad oggi la nostra comunità si è fatta carico della messa in sicurezza di vico Piave; sono stati spesi 250.000 € per varie opere nella zona, non si comprende come non si riesca a reperire alloggi parcheggio per riunire sei famiglie che ancora oggi non sanno quale sarà il loro destino.
Adriano Pedicini Consigliere Comunale FI